Basket

Ecco i Lugano Tigers: «Un po’ formatori, un po’ rompiscatole»

La società del presidente Alessandro Cedraschi si è presentata in vista della nuova stagione – Il numero uno dei bianconeri: «Vorrei vedere una squadra che va in campo per giocarsela con tutti»
Da sinistra, l’allenatore Valter Montini, il presidente Alessandro Cedraschi e il responsabile del vivaio Carlos Lopes. © David Camponovo
Mattia Meier
16.09.2022 18:00

Come capita ormai da qualche anno a questa parte, è partita dalla panoramica terrazza del ristorante Anacapri di Lugano la stagione sportiva 2022-2023 del Lugano Basket, presentatosi oggi alla stampa. Sole e vista sulla città hanno salutato i bianconeri, con il loro presidente Alessandro Cedraschi come sempre in prima fila. Illuminato anche lui da un presente che appare più radioso rispetto anche al solo recente passato, il presidentissimo luganese a questo giro ha lasciato da parte i discorsi prettamente finanziari (“leitmotiv” ricorrente negli scorsi anni), spendendosi invece in elogi per quella che è, e rimane, la «sua» creatura. «Siamo qui oggi con la voglia di ricostruire – ha esordito Cedraschi – Di innovare, di migliorare la nostra immagine anche. Durante l’estate a livello societario abbiamo portato persone nuove, giovani, con idee fresche che hanno dato nuovi impulsi che speriamo possano riavvicinare un po’ la gente alla nostra squadra».

Ritorno al futuro

Un nuovo corso orientato al futuro dunque per i bianconeri, soprattutto in campo. Processo iniziato già nella passata stagione. Sempre il presidente Cedraschi: «L’anno scorso, per la prima volta da tanti anni, un gruppo di ragazzi usciti dal nostro movimento giovanile ha potuto trovare spazio e minuti solidi in prima squadra. Siamo felici di averli confermati tutti. Siamo giovani, e abbiamo puntato anche su stranieri giovani, con tre americani di fatto appena usciti dall’università». Tanta gioventù necessita per forza di un po’ di saggezza ed esperienza a guidarli. Di qui la firma di coach Valter Montini, che avrà come assistente un ex giocatore di Lugano e SAM, Peter Ishiodu: «Montini è un formatore, abituato a lavorare con i giovani. Sicuramente guarderemo anche al risultato, ma quello che ci interessa maggiormente è che faccia crescere e migliorare i ragazzi». Con un budget complessivo di 700’000 franchi (400’000 la prima squadra, 300’000 il movimento giovanile), i Tigers hanno trovato anche il modo di puntellare la squadra con elementi di esperienza: «Prima di tutto il capitano Andrea Bracelli, primo confermato. Poi Hamish Warden, che conosce molto bene il nostro campionato dopo l’esperienza a Nyon. Infine, Robert Zinn, preso da Friburgo e nazionale elvetico, che sarà un po’ il nostro leader e che spero possa fungere da esempio per i più giovani». Ma in campo, al di là dei buoni propositi di crescita, cosa si aspetta concretamente il presidente? «Vogliamo fare i rompiscatole. Vorrei vedere una squadra che va sul parquet per giocarsela con tutti al di là dei valori in campo, che non parta sconfitta in partenza, come successo troppe volte la passata stagione».

Lavori in corso

Da par suo, il neo allenatore luganese non nasconde un certo orgoglio per aver fatto sua la panchina bianconera: «Sono felice di poter allenare il Lugano – le parole di Valter Montini – Un club di grande tradizione. Come ha detto il presidente, lo scopo primario è la crescita e lo sviluppo dei giovani. Questo non vuol dire non pensare a risultati e classifica. Nessuno gioca per perdere, ma non saranno un’ossessione. Ad oggi posso dire di avere in mano una bella rosa, anche se l’arrivo scaglionato dei giocatori sin qui ci ha fatto lavorare poco tutti insieme. Stiamo ancora facendo gruppo, diciamo. Lo scopo è arrivare al debutto in campionato (il 1. ottobre, ndr) con una struttura ben definita». A chi gli chiede della sua filosofia, risponde così. «Qualche mia idea ce l’ho, ma la verità è che un allenatore deve riuscire ad adattarsi al materiale di cui dispone. E io posso contare su un gruppo equilibrato. Giovane, ma con una buona attitudine. Abbiamo un percorso da fare, dobbiamo affinare un po’ il carattere, la predisposizione al sacrificio, al lavoro duro, ma siamo sulla buona strada. Poi come sempre sarà il campo a parlare. Le prime partite ufficiali ci daranno un’idea più concreta».

Il nuovo che avanza

Chiusura infine con Carlos Lopes, responsabile di un movimento giovanile sempre più in crescita: «I numeri dicono che come Centro di Formazione riconosciuto da Swiss Basketball stiamo lavorando bene. Abbiamo 14 squadre. L’anno scorso l’U18 Nazionale ha vinto il titolo svizzero, mentre la U16 Nazionale e la U23 hanno sfiorato le Final Four nazionali. E questa stagione abbiamo creato una U16 e una U18 a livello cantonale visto l’alto numero di ragazzi iscritti. Addirittura, in estate abbiamo dovuto rifiutare delle iscrizioni e dirottarli alle società limitrofe. Dispiace certo, ma oltre i 300 ragazzi strutturalmente non possiamo andare».