Un tattoo in diretta

Il mio primo tatuaggio

Portiamo i nostri lettori direttamente in una postazione del padiglione Conza
Carlo Scolozzi
06.09.2021 08:42

È dal lontano 2012 che stresso parenti e amici: voglio farmi un tatuaggio. Mi è sempre mancata la spinta giusta, la reale motivazione, la scelta di un soggetto che mi persuadesse davvero. Poi avviene il miracolo.

Mi reco assieme al collega ma soprattutto amico Angelo Lungo alla convention del Padiglione Conza: Ti-Tattoo. Mica pizza e fichi, siamo in missione segreta per l'Eco dello Sport, neanche il direttore Luca Sciarini sa nulla.

Ci aggiriamo tra le varie postazioni, strappiamo qualche intervista e durante una di queste avviene appunto il miracolo. Miracolo che ha un nome, si chiama Flavia. Gentile e affabile ci racconta del suo studio InksFactor di Biasca e, quando scopre che sono un tatuato mancato per via dei miei tentennamenti, mi sorprende con una calcistica ripartenza: " Te lo offro io". Cogitabondo smaltisco la tensione camminando per la fiera e poi attacco, ma per davvero, mica come Immobile: "Ok, ci sto".

La scelta è facile, è già fatta da quel lontano 2012: sarà lo stemma della Juve a sverginare la mia epidermide. Un amore scritto sull'avambraccio sinistro. Nel frattempo il logo è cambiato, non è più quello di nove anni fa, ma non fa niente, quello attuale è addirittura più figo. Una passione stilizzata sul mio braccio.

Mi accomodo in poltrona e Flavia ricompare bardata come una poliziotta della scientifica. Prima 9 aghi e poi 11, così mi pare, trapanano allegramente Carlo Scolozzi, che notoriamente sopporta bene il dolore, quindi nessun problema. Flavia ha mani di fata. Tra schizzi di sangue e inchiostro sono ormai un tatuato.