I dati

Per l'oro è stato un anno... d'oro

Il metallo giallo ha guadagnato oltre il 60%, aggiornando costantemente i suoi record: oggi, per la prima volta nella storia, sono stati superati i 4400 dollari all'oncia
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Ats
22.12.2025 11:20

Il 2025 è stato un anno da incorniciare per l'oro. Il metallo giallo ha guadagnato oltre il 60%, aggiornando costantemente i suoi record: oggi, per la prima volta nella storia, sono stati superati i 4400 dollari all'oncia (il chilo è cioè a circa 113'000 franchi). E secondo gli esperti gli ingredienti ci sono tutti affinché anche il 2026 si presenti favorevole. Uno dei principali fattori che determinano l'elevato livello di prezzo è e rimane l'incertezza globale. Si va dalle conseguenze della politica doganale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ancora difficili da valutare, ai numerosi conflitti geopolitici, in particolare la guerra in Ucraina.

In tempi come questi l'oro è il bene rifugio per eccellenza, quando di tratta di proteggere un portafoglio e preservarne il valore. Un approccio che supera peraltro i secoli, facendo pensare che nulla è cambiato: nell'antica Roma un'oncia d'oro permetteva di acquistare una tunica elegante, oggi con la stessa quantità si compra un abito elegante. Ma un fattore importante è anche quello delle banche centrali. Poiché il dollaro americano è la valuta di riferimento mondiale, è stato a lungo la valuta di riserva per eccellenza. Di recente, però, si è rafforzata una tendenza proprio tra gli istituti centrali dei paesi emergenti: il distacco dalla supremazia del dollaro. L'oro funge da sostituto. Secondo i calcoli degli esperti della società d'investimento VanEck, dal 2022 le banche centrali di tutto il mondo sono acquirenti netti di oro e ne immagazzinano ogni anno più di 1000 tonnellate.

Anche nel 2025 questa tendenza è proseguita, con circa 700 tonnellate già alla fine di ottobre, secondo il produttore di oro Heraeus. Questi acquisti rappresentano un grande sostegno per il corso del metallo. Soprattutto in Cina, l'abbandono del dollaro fa parte della strategia e gli attuali acquisti potrebbero essere addirittura superiori alle cifre ufficiali, ipotizza Arthur Jurus, direttore degli investimenti della banca privata Oddo BHF Suisse. Stando a Commerzbank è però improbabile che le riserve auree delle banche centrali aumentino all'infinito. Infatti le riserve hanno tradizionalmente lo scopo di garantire il commercio estero e di fornire agli importatori valuta estera sufficiente per pagare le loro merci: ciò è difficilmente realizzabile con l'oro. Vi è poi la politica monetaria: tassi d'interesse più bassi equivalgono a un prezzo dell'oro più alto. Infatti, i tassi d'interesse reali bassi rendono più attraente il metallo prezioso, che di per sé non produce alcun reddito. E nel 2026 i tassi d'interesse dovrebbero continuare a diminuire, almeno negli Stati Uniti. In questo contesto il nuovo presidente della Federal Reserve avrà un ruolo decisivo. Il successore più probabile di Jerome Powell è Kevin Hassett, fedele sostenitore di Trump e quindi garante dei tagli del costo del denaro ripetutamente richiesti a gran voce dal presidente americano. Sino alla fine del mandato di Powell, in maggio, la situazione dei tassi d'interesse potrebbe comunque rimanere tranquilla. IG Markets fornisce un altro motivo per le tendenze in atto, anche se meno fondamentale.

Negli Stati Uniti si terranno presto le elezioni di medio termine e, secondo le statistiche, gli anni di questo tipo sono positivi per l'oro, spiega Christian Henke, capo analista di mercato. In tali periodi infatti la volatilità aumenta, le azioni sono meno richieste e gli investitori cercano rifugi sicuri. Ma quanto sarà davvero ricco il buffet dell'oro nel 2026? Henrik Marx, responsabile commerciale di Heraeus Precious Metals, ipotizza un intervallo di prezzo compreso tra 3500 e 5000 dollari per oncia. Anche altri esperti prevedono ulteriori aumenti di corso, magari dopo un periodo di pausa, visti i livelli piuttosto elevati. Le stime oscillano tra i 4500 dollari di Oddo BHF e i 4950 dollari della Deutsche Bank. Allo stesso tempo, molti esperti si lasciano una porta aperta: se, ad esempio, la guerra in Ucraina dovesse finire o altri eventi dovessero far diminuire il desiderio di sicurezza non si può escludere una forte correzione.