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Fabio Regazzi: «La SAM è una famiglia e Gubitosa è il suo cuore»

Intervista al primo presidente vincente nella storia del Massagno: «Ma non dimentichiamo gli sforzi fatti da chi c'era prima di me»
© CdT/Chiara Zocchetti
Fernando Lavezzo
30.01.2023 19:58

In carica da poco più di tre anni, Fabio Regazzi è il primo presidente vincente della SAM Massagno. Dopo il trionfo di ieri in SBL Cup, però, il suo pensiero va anche a chi lo ha preceduto, come Luigi Bruschetti, e a chi vive il club quotidianamente, facendo molti sacrifici.

Presidente Regazzi, ci racconti la sua domenica di passione.
«Sono arrivato a Montreux direttamente dal Canada, al termine di un viaggio estenuante. Sono partito da Vancouver e sono atterrato a Zurigo domenica mattina. Da lì ho preso il primo treno per Losanna e poi sono andato alla partita. Ero stanchissimo, ma ne è valsa la pena, perché la squadra mi ha regalato una grande soddisfazione. Dopo la cerimonia di premiazione mi sono fermato un attimo a festeggiare con i ragazzi, poi ho approfittato di un passaggio da parte del sindaco di Massagno, Giovanni Bruschetti, per tornare in Ticino. Alle 23.00 ero a casa e a quel punto sono crollato. Felice».

Cos'ha di speciale questo club?
«Sembra di dire una banalità, ma la SAM Massagno è veramente una famiglia. Ha una struttura societaria semplice, formata da persone che si arrangiano a fare un po’ di tutto. Io mi occupo, oltre che della supervisione del club, anche degli sponsor. Altri pensano alla logistica, altri ancora curano il movimento giovanile, un tassello per noi molto importante. E poi c’è Robbi Gubitosa, il cuore e l’anima della squadra. È il nostro collante».

Una famiglia, sì, ma ambiziosa. E adesso anche vincente.
«Negli ultimi anni è cresciuta la voglia di vincere qualcosa, seppur con i pochi mezzi a nostra disposizione. Dopo tanti tentativi andati male, finalmente ce l’abbiamo fatta. Questa coppa ci ha ripagato di tanti sforzi. Soprattutto, ha ripagato chi c’era prima di me e ha investito tutto sé stesso già da parecchi anni. Sono contento per i membri di comitato, per i giocatori, per chi lavora dietro le quinte, per il comune che ci aiuta e ci sostiene sempre. Ma soprattutto sono contento per Robbi, che ha cercato e trovato questo primo successo. Domenica l’ho visto commosso».

Lei è entrato in carica nel novembre del 2019 e pochi mesi dopo il mondo si è fermato. Ora Fabio Regazzi non è più solo il presidente dell’era pandemica, ma anche il primo a vincere un trofeo.
«Non voglio sopravvalutare i miei meriti, perché ho raccolto il testimone da chi aveva già lanciato questo treno. Ho avuto la fortuna, dopo la sfortuna della pandemia, di poter coronare questo sogno. Cosa ci ho messo di mio? Non nascondo di essere una persona che detesta perdere. Ecco, forse ho trasmesso alla SAM un po’ della mia mentalità vincente».

Quando parla di chi l’ha preceduta, il riferimento è all’ex presidente Luigi Bruschetti.
«Questa SBL Cup è anche sua. Anzi, molto sua. Luigi ha portato la SAM a un passo dal traguardo. Finalmente, dopo essere inciampati ancora un paio di volte, lo abbiamo raggiunto. Domenica Luigi era con noi a Montreux. Dopo la partita l’ho visto da solo, appartato, con le lacrime agli occhi. Sono andato ad abbracciarlo».

Penso alla finale di Montreux dello scorso anno contro l’Olympic, buttata via negli ultimi minuti. Ma anche alla semifinale dei playoff persa contro il Neuchâtel. Una delusione. Quest’anno, però, sentivo che le cose stavano andando meglio

Dagli inciampi a cui accennava avete imparato qualcosa.
«Esattamente. Penso alla finale di Montreux dello scorso anno contro l’Olympic, buttata via negli ultimi minuti. Ma anche alla semifinale dei playoff persa contro il Neuchâtel. Una delusione. Quest’anno, però, sentivo che le cose stavano andando meglio. La squadra è più solida, più equilibrata e anche meglio amalgamata».

Luigi Bruschetti era un presidente onnipresente e i suoi incontri con Gubitosa erano quotidiani. Come descriverebbe, invece, il suo rapporto con il coach. Come è evoluto in questi tre anni?
«All’inizio non è stato facile, perché lui era abituato a un altro tipo di relazione. Interfacciarsi con un presidente poco presente – un aspetto che avevo messo in chiaro sin dall’inizio e che non è dovuto alla mancanza di volontà – è stato un grande cambiamento. In questa ultima stagione, però, ci siamo sintonizzati meglio. Dovevamo prenderci le misure, ora ci sentiamo molto più spesso. Il nostro abbraccio di domenica è stato intenso».

Recentemente avete completato la rosa ingaggiando un quarto straniero, Shannon Bogues. In Ticino c’è sempre il timore che per vincere si faccia il passo più lungo della gamba. Può garantire che non è il caso della SAM?
«A Massagno non abbiamo mai fatto e non faremo mai salti nel buio. Lo abbiamo sempre detto. Come tutti i club sportivi o quasi, anche noi siamo confrontati con dei limiti finanziari e con le difficoltà che ne derivano, ma non siamo in una situazione che si potrebbe definire preoccupante. Il budget è lo stesso dell’anno scorso, non abbiamo fatto pazzie. Il nuovo playmaker americano è arrivato grazie a uno sponsor privato che ha voluto darci una mano per il finale di stagione. Non va a pesare sui conti del club».

Si dice che vincere aiuti a vincere. Cosa dobbiamo attenderci?
«Questo primo successo significa molto, perché abbiamo infranto un tabù. Ci siamo sbloccati e ora abbiamo la mente più libera. Prima, invece, sentivamo una grande pressione. Negli ultimi due minuti di domenica, interminabili, ho avuto il cuore in gola. Memore di quanto era successo l’anno scorso, temevo che la squadra potesse nuovamente cedere in un momento cruciale. Invece ha mantenuto i nervi saldi. Lo ha fatto sia in semifinale, rimontando il Ginevra, sia in finale, gestendo il vantaggio sul Vevey. Non voglio fare lo spaccone, ma giocando con l’intensità, la voglia e l’intelligenza che ho visto a Montreux, non dobbiamo temere nessuno. Possiamo ancora toglierci delle soddisfazioni e faremo di tutto per riuscirci. Tra una dozzina di giorni ci attende la semifinale di Coppa Svizzera, ancora contro il Vevey. Purtroppo, la giocheremo in trasferta, ma pazienza. In campionato, invece, vogliamo difendere il primo posto per godere del vantaggio del campo nei playoff. Teniamo i piedi per terra, ma abbiamo i mezzi per vincere ancora qualcosa».

La vigilia della SBL Cup è stata turbata dal «caso Kovac». Sarà possibile ricucire lo strappo con Roberto (messo fuori rosa dopo un alterco con lo staff tecnico, ndr.) oppure il suo reintegro in squadra è fuori discussione? Ne avete già parlato con Gubitosa?
«In questi giorni ci siamo concentrati sulla competizione. Non volevamo che l’episodio, molto spiacevole, inquinasse l’avvicinamento a un appuntamento importante. Di definitivo non c’è ancora niente, ma devo essere sincero: sarà molto difficile ricucire questo strappo. È successo qualcosa che va contro i valori del nostro club e che non possiamo accettare. Ne parleremo ancora, mai dire mai, ma oggi come oggi le premesse per sanare la situazione non sono molto buone».

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