Ciclismo

Filippo Colombo: «Ho tanta voglia di tornare a correre»

Oggi scatta il Mondiale di Glasgow - Costretto a guardarlo da casa poiché ancora in ripresa dopo l'infortunio patito ad aprile, il biker ticinese racconta i suoi progressi
Colombo tornerà presumibilmente per le gare di mountain bike di fine agosto, oppure su strada a settembre. © Keystone/Ennio Leanza
Antonio Fontana
03.08.2023 06:00

Dopo la caduta alla Parigi-Roubaix, il biker di Bironico non si è ancora ristabilito a pieno, ma il rientro non è lontano.

Filippo, l’incidente di aprile ha compromesso la prima metà della tua stagione. Come ti senti in questo momento?

«Il periodo più difficile, chiaramente, è stato subito dopo l’operazione. Il braccio faceva ancora molto male e ho dovuto passare un sacco di ore sui rulli per non perdere del tutto la forma fisica. Tornare in sella è poi stata una bellissima conquista, ma anche un processo lungo. Il braccio è tuttora parecchio più debole rispetto all’altro e in mountain bike faccio ancora troppo fatica, soprattutto in discesa. Dover accettare che la forza non torni così velocemente è davvero complicato, specialmente adesso che ho tantissima voglia di tornare a correre. Almeno le gambe, però, girano abbastanza bene. Sono stato tre settimane e mezzo in ritiro con la Nazionale in Ungheria e la mia forma fisica è sicuramente buona».

L’infortunio è avvenuto in una gara su strada: hai avuto qualche rimpianto per non esserti concentrato solo sui boschi?

«Avrebbe potuto succedere in tanti modi. Non credo sia giusto avere rimpianti, perché non ho fatto nulla di sbagliato. Certo, sapevo che le classiche di primavera sono gare pericolose, ma ho avuto la sfortuna di trovarmi dietro a chi era caduto. Sarebbe troppo facile rimproverare la scelta a posteriori».

Quindi, anche dopo l’infortunio, non hai avuto dubbi sulla volontà di continuare a gareggiare anche su strada...

«Beh, non credo che con le Olimpiadi in vista l’anno prossimo riproverò con un approccio del genere, soprattutto con le classiche. Ho capito che forse non sono l’unico modo per prepare la stagione mountain bike: sono gare estremamente impegnative, per questo prenderle come preparazione non è affatto evidente. Al contempo, comunque, l’esperienza mi ha insegnato che non sono corse impossibili, bensì gare dove ci si può far notare e ottenere dei buoni risultati. Di conseguenza, in futuro, valuterò».

Domenica sei tornato a competere sulla Tremola. Oltre al buon risultato - il sesto posto - com’è andata in chiave riabilitazione?

«La gara è stata pura espressione fisica. Visto che il percorso era interamente in salita, non ho avvertito nessun tipo di fastidio al braccio. Sicuramente è stato un bel modo per tornare a competere. Anzi, non credo ci potesse essere occasione migliore di una cronometro in salita, che è la gara più sicura e dove si corrono i rischi minori».

I tuoi compagni di Nazionale stanno per cominciare la loro spedizione mondiale. Come ti saresti visto a Glasgow?

«In generale, questa avrebbe dovuto essere la stagione della mia conferma. L’anno scorso ho ottenuto diversi podi e sono stato più volte fra i primi. L’obiettivo principale era quello di vincere delle prove in Coppa del mondo, ma non sono nemmeno potuto partire. Quindi, anche per questo, è complicato immaginare quale sarebbe stato il mio stato di forma».

Cosa ne pensi di questo nuovo formato dei Mondiali, che raggruppa le varie discipline?

«Credo che nel complesso sia una riforma positiva. In particolare per le discipline meno seguite, che possono trarre vantaggio dall’avvicinamento alle altre. Penso per esempio alle gare su pista o ad alcune prove minori in mountain bike, che potranno godere di più spettatori. Non sarà tutto centralizzato in un unico luogo, ma in ogni caso penso che potremo assistere ad un bell’evento».

Ora il tuo sguardo è però rivolto solo alle Olimpiadi...

«È quello l’obiettivo, l’anno prossimo sarà orientato alla qualificazione. I posti per la Svizzera sono soltanto due, quindi ci sarà da impegnarsi».

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