Basket

Il Massagno cerca l’impresa, a Nosedo arriva il Friborgo

Clanton: «Giocando insieme possiamo farcela» – Lugano impegnato a Monthey
©CdT/Chiara Zocchetti
Mattia Meier
17.02.2024 06:00

Come si ferma, una squadra imbattibile? È la domanda cui cercherà di dare una risposta la SAM oggi a Nosedo, dove riceverà i campioni in carica di Friburgo. A cercare il pelo nell’uovo, i burgundi davvero imbattuti in stagione non sono, sconfitti proprio dalla Spinelli in finale di Supercoppa. Era però il 7 ottobre, e quell’Olympic era ancora in fase embrionale, alla ricerca di nuovi equilibri dopo il cambio in panchina che ha visto Petit subentrare ad Aleksic, la «muta» di tutto il pacchetto stranieri, oltre alla partenza estiva di rossocrociati di spessore. Una volta trovata però la quadra, Friburgo ha iniziato a macinare qualsiasi avversario: tra campionato e coppe, la striscia parla di 25 vittorie e 0 sconfitte. Un dominio impressionante, per una squadra che asfalta regolarmente le piccole e ha sin qui dimostrato di essere più tosta di qualsiasi avversaria diretta. Avrà anche meno talento rispetto al recente passato, ma la corazzata burgunda ha la capacità di trovare sempre la giocata giusta, pescando protagonisti diversi da ogni dove. E allora, come batterla? Una buona soluzione in collina può essere affidarsi alle poderose spalle, accompagnate da mani educate, di Keith Clanton. Immarcabile in post basso, quando ben servito. Dopo un inizio di stagione in sordina, il nativo di Orlando ha preso possesso dell’area pitturata di ogni palestra, facendo valere a sportellate tutti i suoi 113 chili, spalmati su 206 centimetri. Prendendo solo il campionato, il miglior rimbalzista della stagione (11 a partita), assente nella sconfitta di Losanna per riposo precauzionale («Solo un fastidio al piede, niente di che»), nel 2024 in 6 uscite ha viaggiato a 17.1 punti, corredati da 11.6 carambole catturate e 4 assist, un mix di potenza e visione di gioco fondamentale per la Spinelli. «Cerco di rendermi utile come posso – spiega Clanton -. Penso di essere un giocatore abbastanza intelligente da adattarsi alle varie situazioni. Conosco i miei punti di forza e li metto a disposizione della squadra. Negli anni ho giocato in vari sistemi, spesso diversi, e sono sempre riuscito a dare il mio apporto». In un basket sempre più votato al gioco esterno, i centroni vecchio stampo sono merce rara: «Per fortuna sono quasi a fine carriera (ride, ndr). Scherzi a parte, bisogna adattarsi, capire come puoi aiutare squadra e compagni. Poi dipende anche dall’avversario e la sua difesa. A volte ricevi tanti palloni e li puoi sfruttare, altre volte ti chiudono e allora occorre fare altro per rendersi utile».

Certo è che sconfiggere l’Olympic oggi darebbe una bella sferzata alla squadra della collina: «Una vittoria sarebbe importante per noi. I nuovi arrivi ci hanno migliorato. Dobbiamo solo imparare a conoscerci meglio. Per vincere oggi servirà controllare ritmo e rimbalzi, e giocare insieme. Quando lo facciamo, abbiamo tutto per essere la miglior squadra di questo campionato». E di migliori lo statunitense se ne intende, avendo conosciuto direttamente il più grande di tutti: «Al college ero compagno di stanza di Marcus Jordan, il figlio di Michael. Ho avuto modo di conoscerlo, quando veniva alle partite, o anche in stanza a trovarlo. Che dire che già non si sa... Non un gran chiacchierone invero, ma persona straordinaria. Sicuramente qualcosa da mettere nel curriculum (ride ndr)!». 

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