La storia

«Il mio viaggio impossibile nel mondo della pallacanestro»

Christophe Varidel, 31 anni, ex nazionale rossocrociato, già tiratore scelto di Lugano Tigers e SAM Massagno, ha scritto un libro: Win the day, uscito due settimane fa
Fernando Lavezzo
19.08.2022 06:00

«Il mio viaggio nel basket sembrava impossibile, invece è diventato realtà. Ora ho scritto un libro per raccontarlo. Ai giovani ma non solo». A parlare è Christophe Varidel, 31 anni, ex nazionale rossocrociato, già tiratore scelto di Lugano Tigers e SAM Massagno, ritiratosi nel 2016 per colpa delle ginocchia martoriate dagli infortuni. Il suo volume, Win the day, è uscito due settimane fa.

Il 19 marzo del 2007, alle 2.00 di notte, Christophe Varidel era ancora sveglio. Aveva 16 anni e se ne stava seduto davanti al televisore di casa, a Versoix, insieme al compagno di squadra Paul. «Guardavamo una partita di basket universitario americano, Kansas contro Kentucky, valida per il torneo nazionale NCAA», ricorda Chris. «Oggi, con i social e lo streaming, è facile imbattersi in eventi sportivi di questo genere, ma a quei tempi era diverso», aggiunge. «In Svizzera la NCAA era sconosciuta o quasi, sembrava un mondo inavvicinabile tanto quanto la NBA. Io e Paul restammo a bocca aperta nel vedere quei mostri. Pensai che in vita mia non sarei mai riuscito a competere con loro. Ma mi sbagliavo».

Sei anni dopo, il 25 marzo del 2013, il bus della Florida Gulf Coast University parcheggiò davanti al campus di Fort Mayers attorno alle 4.00 del mattino. La squadra era appena rientrata da Philadelphia con un volo charter dopo aver eliminato la San Diego State University nei sedicesimi del torneo nazionale NCAA. Ad attendere i giocatori c’erano oltre 400 studenti in festa e numerosi giornalisti. Tra gli eroi di quella notte magica, valsa l’accesso alle mitiche «Sweet 16», c’era anche Christophe Varidel, autore di 11 punti, 2 rimbalzi, un assist e una palla rubata in 24 minuti. «Il mio sogno era diventato realtà, andando oltre l’immaginazione».

Una guida per i giovani

Win the day si apre proprio con la storia che vi abbiamo appena raccontato. «Perché un libro? Bella domanda», ci dice Chris divertito. «Bisogna risalire al 2019, quando ho iniziato a lavorare individualmente con alcuni giovani giocatori, seguendo un metodo che non ho creato da zero, ma che ho costruito assemblando idee già esistenti. Non mi andava di lanciare appelli a destra e sinistra per promuovere i miei servizi, così ho pensato di far conoscere il mio metodo attraverso un libro. Ho cominciato a scrivere e non mi sono più fermato. Il risultato è una guida in cui ho condensato tutte le conoscenze accumulate in 25 anni di basket, soprattutto a livello mentale. Ovunque sono andato, io non sono mai stato – e non mi sono mai considerato – il giocatore con più potenziale. Attorno a me ho sempre avuto giocatori più alti, più veloci, più atletici, più agili con le mani, più talentuosi. Ma nella grande maggioranza dei casi, questi ragazzi non sapevano come sfruttare la loro energia, come lavorare per massimizzare il loro potenziale e diventare il miglior giocatore di basket possibile. Non avevano delle linee guida, delle direttive da seguire. Questa cosa mi ha sempre sconvolto. Se io, Christophe Varidel da Versoix, 186 cm per 75 kg, sono riuscito a farmi strada in NCAA e a farmi pagare per giocare a basket come professionista, perché altri ragazzi più dotati, con i quali ho condiviso gli anni della formazione, non ce l’hanno fatta? Non è una questione di talento e forse neanche di lavoro, ma di metodo. Bisogna sapere cosa fare per non sperperare il proprio potenziale. In questo senso, spero che il mio libro possa aiutare altri atleti, guidandoli passo dopo passo nel loro processo».

Copia omaggio per Kovac

Win the day è stato ben accolto dalla comunità cestistica elvetica. «Un feedback che mi ha fatto particolarmente piacere è stato quello di Roberto Kovac, faro della Nazionale e del Massagno. Gli ho mandato il libro prima della pubblicazione per sapere cosa ne pensasse visto che lui, come me, ha sempre lavorato sodo per raggiungere certi traguardi. Sapevo che sarebbe stato diretto e sincero, Robi non ha paura di dire le cose come stanno, ma ha dovuto ammettere di essere rimasto sorpreso. Ne ha acquistata una copia da regalare a suo fratello Patrik, ora suo compagno nella SAM. Anche altri giocatori della selezione rossocrociata, come Jonathan Kazadi, hanno apprezzato il libro. È uscito da poco, molti lo hanno comprato ma non tutti lo hanno già letto. Aspetto di ricevere ulteriori reazioni».

Africa, che passione

La passione di Varidel per il basket non conosce confini. Nel 2017 ha dato vita alla SYP Basketball Academy, un’organizzazione non-profit attiva in Africa con l’obiettivo di fornire alle comunità bisognose impianti di basket e programmi educativi attraverso lo sport. «Qualche mese fa abbiamo portato a termine il nostro ultimo progetto in Tanzania. Abbiamo costruito un campo da basket all’aperto nella provincia di Ukonga, sostenendo un’accademia locale che non aveva un’infrastruttura propria. Doveva infatti condividere un campo con altre undici squadre... Nel 2018 ci eravamo lanciati in un progetto ancora più grande a Bissora, nella Guinea-Bissau, dove abbiamo rinnovato un campo e fornito assistenza ai formatori locali. Ancora oggi continuiamo a supportare il progetto pagando un allenatore del posto. Lì abbiamo quattro squadre e i giovani impazziscono per il basket. Riceviamo spesso le foto e i video delle loro partite».

Quel tiro micidiale

Tra un progetto e l’altro, Chris è anche tornato a giocare, dedicandosi al 3 contro 3. «Nel 2016, dopo una stagione trascorsa a Massagno, si è chiusa la mia carriera competitiva. Ho infatti subìto quattro interventi alle ginocchia in quattro anni: 2016, 2017, 2018 e 2019. L’estate scorsa ho ricominciato a disputare qualche torneo con alcuni amici e il fisico ha retto molto bene. Così, lo scorso novembre, ho accettato la proposta del Team Losanna di Westher Molteni, sostituendo un loro giocatore in una tappa del FIBA World Tour a Città del Messico. Quest’anno mi hanno chiesto di fare ancora parte della squadra. Mi diverto un sacco, più di prima. Il tiro da 3 è ancora buono. Non come qualche anno fa, ma comunque sopra la media (ride, ndr.)».