Il caso

Il VAR, da alleato a minaccia degli arbitri svizzeri?

I direttori di gara sono nella bufera e il Sion parla apertamente di «manipolazione del campionato» - Nel mirino l’assistenza video e il suo ricorso a geometria variabile - Il capo dei fischietti non commenta le accuse vallesane, ma riconosce l’errore di Basilea
©CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
08.05.2023 21:00

Il 32. turno di Super League si sta ancora giocando. Colpa di alcune, controverse decisioni arbitrali e di episodi decisamente sopra le righe. Dei quali, appunto, non si smette di discutere. Le sfide finite nell’occhio del ciclone sono due: Sion-Winterthur e Basilea-Zurigo. Da un lato il rigore concesso e poi tolto ai vallesani per il tocco di mano di Schmid, con l’arbitro Luca Cibelli tornato sui suoi passi - regolamento alla mano - dopo l’intervento del VAR. Dall’altro l’infuocata sfida del St. Jakob Park, con la testata rifilata dal capitano dei renani Taulant Xhaka a Nikola Katic e il «rigore farsa» accordato agli ospiti per un contatto in area mai avvenuto. Al Tourbillon, suggerivamo, l’assistenza video ha ribaltato la decisione del direttore di gara. A Basilea, invece, non ha ritenuto necessario farlo. Clamorosamente. A picchiare duro, ieri, ci ha quindi pensato il Sion, mentre il club rossoblù ha dovuto digerire le 8 giornate di squalifica rifilate al proprio mastino di centrocampo. «Sono un giocatore emotivo, mi conoscete, ma vorrei scusarmi nel modo più assoluto per il mio errore» le scuse arrivate dallo stesso Xhaka. «Nessun insulto verbale contro di me e la mia famiglia può giustificare la mia reazione, sono pronto a pagarne le conseguenze».

Le bordate dal Tourbillon

La società guidata da Christian Constantin, al contrario, non è disposta ad abbassare il capo. Anzi. Il Sion si è scagliato contro i fischietti elvetici a testa bassa. Con toni e accuse molto pesanti. Nel dettaglio, e in una missiva indirizzata alla commissione degli arbitri della Swiss Football League, sono state avanzate tre richieste. In Vallese si vorrebbe innanzitutto annullare e rigiocare la delicata gara contro il Winterthur: l’accusa principale è per l’appunto mossa al VAR, reo - secondo il club - di non aver mostrato «l’intera sequenza di immagini per influenzare la decisione dell’arbitro». E ciò «allo scopo di falsare il risultato». Urca. Il Sion parla apertamente di «manipolazioni esterne». A fronte di questo e altri episodi, ritenuti «intollerabili» e nocivi per la regolarità del torneo, la società allarga quindi discorso e mira. Viene infatti chiesto alla FIFA di mettere sotto tutela l’arbitraggio in Svizzera perché - di nuovo - «falsa e manipola lo svolgimento del campionato». Al contempo viene auspicata «la presenza di esperti neutri in sala VAR durante le partite per seguire il funzionamento e la regolarità del sistema, che al momento funziona in maniera occulta».

A questo livello, errori come quello tra Basilea e Zurigo non dovrebbero accadere
Dani Wermelinger, capo degli arbitri svizzeri

Svista manifesta? No, regole

Al netto delle provocazioni e delle cadute di stile, la questione da dirimere è tanto importante quanto di difficile risoluzione. Perché si tratta di stabilire - come nel caso della chiamata di Cibelli - se il VAR abbia corretto un errore manifesto o un’interpretazione arbitrale tutto sommato logica e accettabile. Per dire: senza la mano di Schmid, il Sion avrebbe quasi sicuramente segnato e gettato le basi per un pareggio vitale sportivamente parlando. Già, peccato che l’organo chiamato a fissare le regole del gioco - l’IFAB - nel 2019 avesse chiaramente circostanziato frangenti come quello contestato dai vallesani. In che modo? Decretando la non punibilità dei tocchi compiuti con la mano o il braccio d’appoggio, necessari per ammortizzare in modo naturale l’impatto con il suolo. Al Tourbillon è andata esattamente così e il signor Cibelli l’ha pure spiegato ai tifosi, intervistato da RTS e Blue. E dunque: in presenza di una mancata applicazione dei regolamenti - sensati o meno, ma pur sempre regolamenti -, perché un errore non dovrebbe essere manifesto?

Metterci la faccia

Il capo dei fischietti svizzeri Dani Wermelinger, da noi contattato, ribadisce non a caso la bontà della chiamata. «Le decisioni sono state corrette. E Luca Cibelli ha dato le giuste motivazioni nell’intervista televisiva». Una prima per certi versi rivoluzionaria, quella di esporsi pubblicamente. «Cibelli - spiega Wermelinger - ha deciso di rilasciare queste dichiarazioni dopo aver consultato il suo superiore. I nostri arbitri sono liberi di adottare questa linea; Luca lo ha fatto, considerando importante spiegare apertamente la sua scelta». In Vallese, va da sé, non l’hanno presa bene. Wermelinger, però, non si scompone. Non può farlo, quantomeno. «Il contenuto delle accuse del Sion è stato trasmesso all’organo competente. Trattandosi di una procedura in corso, al momento non forniamo ulteriori informazioni in merito».

«Dudic ha sbagliato»

A molti, comunque, l’operazione trasparenza intrapresa da Cibelli è piaciuta. Ha reso il tutto più chiaro. Più umano, anche. Non solo: in futuro potrebbe (o dovrebbe) diventare una salutare consuetudine. «Analizziamo e ripensiamo costantemente i nostri processi» osserva Wermelinger. «L’idea che gli arbitri commentino certe situazioni davanti a una telecamera o che le decisioni vengano spiegate pubblicamente da altri arbitri fa parte di questo processo. Un tentativo è stato fatto con le risposte pubbliche di Luca Cibelli e Alessandro Dudic». Sì, perché a parlare, nelle ultime ore, è stato pure l’arbitro di Basilea-Zurigo. In questo caso, però, è stato riconosciuto come qualcosa sia andato storto. «Dudic è dispiaciuto per l’errore, non sarebbe dovuto accadere a questo livello» ammette Wermelinger, alludendo al rigore accordato agli zurighesi per un contatto inesistente tra Lang e Krasniqi. Una simulazione, toh. «Anche il team arbitrale ne è consapevole» prosegue il responsabile degli arbitri, tirando in ballo pure il VAR. «La centrale Volketswil ha a sua volta ravvisato e confermato il contatto in area di rigore. A Dudic, quindi, è stata ribadita la decisione presa in campo e non è stata raccomandata alcuna revisione della stessa». Eccolo l’abbaglio più grave. Perché doppiamente fastidioso per il tifoso e, non bastasse, capace di relegare in secondo piano i tanti errori evidenti corretti a video in questa e nelle passate stagioni. Il VAR rischia così l’autogol. Trasformandosi da alleato a minaccia per gli arbitri.

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