La doppia caccia del Lugano tra play-in e direttore sportivo

Il Lugano va in pausa con la speranza – ancora viva – di agguantare in extremis il treno dei play-in. Non era scontato, dopo la sconfitta interna con il Langnau e alla vigilia di una sfida quasi da dentro o fuori contro gli ZSC Lions. A sette partite dal termine della stagione regolare i quattro punti di ritardo dal Rapperswil non sono pochi, ma sono recuperabili. Anche se – a ben guardare – i bianconeri dovranno allo stesso tempo fare attenzione al Ginevra per evitare ad ogni costo i playout contro l’Ajoie.
E, alla ripresa del campionato, la squadra di Uwe Krupp sarà ospite proprio del Servette alle Vernets, in una partita di capitale importanza. «Sono molto felice per i ragazzi – ha affermato il tecnico al termine della sfida con lo Zurigo -, abbiamo disputato due buone partite contro Langnau e ZSC. In entrambe le occasioni siamo stati la formazione migliore in pista, anche se i risultati sono stati diversi. Le occasioni non sfruttate? Mi preoccuperei se non ci fossero, ma ne abbiamo avute tante in queste due uscite».
Gestita la pressione
Dopo tre sconfitte consecutive il Lugano è tornato al successo ed in fondo è ciò che più conta. L’effetto Krupp non si è insomma esaurito, come in parecchi temevano. Anche perché – a rivedere le battute d’arresto subite nel derby, a Zugo e appunto contro il Langnau – ci si accorge di come i bianconeri non siano mai stati surclassati dagli avversari come invece troppo spesso accaduto durante il terribile periodo autunnale. Contro gli ZSC Lions si è poi rivisto un Lugano tonico, disciplinato e concentrato al punto giusto. «Abbiamo lanciato segnali importanti. Contro il Langnau – ha proseguito Krupp – abbiamo lavorato tanto, ma non siamo stati ricompensati. Il gruppo però non si è lasciato andare e con lo Zurigo ha dimostrato di crederci. Tutti si sentono sotto pressione, ma hanno raccolto nel modo migliore questa difficile sfida».
Aumentano i rimpianti
Nelle nove partite dirette dal coach tedesco, Thürkauf e compagni hanno incamerato 15 punti. Una media quindi di 1,66 punti a incontro, sinonimo – se ottenuta da inizio stagione – di un tranquillissimo sesto posto in classifica. Il Lugano ha limiti strutturali ormai noti e il suo roster non gli consente di cullare chissà quali sogni di gloria. Ma il ruolino di marcia di Krupp conferma che il cambio in panchina – non ce ne voglia Luca Gianinazzi – è arrivato troppo tardi, quando ormai da tempo segnali più che concreti dicevano che la squadra era sprofondata in un buco nero di gioco, di identità e di fiducia.
Lo avevano visto tutti, tranne chi doveva notarlo e prendere una decisione. Difficile, certo, ma necessaria. Paradossalmente, insomma, i rimpianti aumentano alla luce di ciò che stanno facendo i bianconeri nelle ultime settimane.
Una constatazione che va ribadita oggi, indipendentemente dal risultato che il Lugano riuscirà ad ottenere al termine dei sette impegni restanti. Il club bianconero si è insomma davvero messo nei pasticci da solo. L’allenatore guarda comunque con fiducia all’ultimo spicchio della stagione regolare. «Abbiamo disputato sette partite in dodici giorni – spiega Krupp – e per la squadra è importante avere qualche giorno libero per recuperare le energie fisiche e mentali. Ricominceremo ad allenarci tre giorni prima della trasferta a Ginevra. In queste settimane la squadra ha preso la strada giusta, anche se i risultati non sempre ci hanno ripagato. A questo punto recuperare al meglio è sicuramente la cosa più importante».
Riflessioni straniere
Mentre la squadra lavora sul ghiaccio per raggiungere il suo obiettivo, si attendono notizie riguardo il direttore sportivo che dovrà prendere il posto di Hnat Domenichelli. Sono trascorse tre settimane dall’annuncio della separazione tra le parti. È giusto non prendere decisioni affrettate, ma il tempo stringe. Certo, sul mercato svizzero il nuovo ds non avrà un grande margine di manovra, ma andranno evitate situazioni come quelle che vedono protagonista Cole Cormier, spesso e volentieri in sovrannumero sia con Gianinazzi sia con Krupp, ma fresco di rinnovo biennale. Un’incongruenza che testimonia una strategia di mercato piuttosto incomprensibile.
La dirigenza dovrà invece operare una profonda riflessione sul pacchetto straniero che scenderà in pista nel prossimo campionato. Una riflessione da fare al più presto, visto che il campionato del Lugano potrebbe anche terminare già il 1. marzo. Mark Arcobello, Daniel Carr e Radim Zohorna sono in scadenza e attendono notizie. Soprattutto Carr, a meno che l’attaccante canadese – stanco di aspettare – non si sia già accordato con un’altra società.
Calle Dahlström e Jiri Sekac hanno ancora un anno di contratto, ma il club bianconero è disposto a puntare ancora su elementi – il difensore svedese in particolare – che poco o nulla hanno portato alla causa? È vero, il ceco in queste ultime giornate è in chiara crescita, ma alla Cornèr Arena si è disposti a puntare ancora su un giocatore totalmente assente nei primi tre mesi di campionato?
Carisma e carattere
Ma soprattutto il nuovo direttore sportivo avrà il difficilissimo compito di scegliere il nuovo allenatore. Secondo – se possibile... – criteri diversi da quelli che hanno portato sulla panchina bianconera tecnici come Sami Kapanen o lo stesso Gianinazzi, malamente bruciato invece di essere progressivamente accompagnato verso il ruolo di head-coach. In questi giorni i nomi di possibili candidati si sprecano, ma è più interessante capire quale possa essere il profilo giusto per il Lugano. Appare in questo senso imprescindibile una profonda conoscenza del mercato elvetico per poter pianificare a medio-lungo termine la struttura della squadra che verrà. Ma soprattutto, il nuovo direttore sportivo dovrà avere il carisma, l’autorevolezza ed il carattere per agire in totale indipendenza nell’ambito delle sue mansioni. Sarà disposto, il club, a puntare su una figura di questo tipo?