L’hockey svizzero va rivoluzionato?

Forse, nel trambusto generale, è passato un po’ in sordina, ma Urs Kessler ha finalmente parlato. Le impellenti questioni da risolvere in seno alla Federazione - vedi il futuro avvicendamento tra Patrick Fischer e Jan Cadieux - hanno distolto l’attenzione dal suo primo intervento pubblico in qualità di neo-presidente della Swiss Ice Hockey Federation (SIHF). E non è stata, diciamo così, un’entrata in punta di piedi. Le sue, infatti, non sono state le canoniche frasi di circostanza da archiviare in fretta e furia. Kessler si è preso il tempo, una buona mezz’oretta, per passare in rassegna diverse altre faccende, altrettanto urgenti, legate all’hockey svizzero.
«C’è una lega di troppo»
Nel suo discorso tenutosi a Kloten, il 63.enne - scelto, nel mese di giugno, all’unanimità dai club di National e Swiss League - ha voluto condividere le idee partorite in questi primi tre mesi di mandato. Pensieri, in sostanza, rivolti al futuro del movimento. E ha debuttato così: «Il più grande pericolo del domani è il successo di oggi». Il messaggio è chiaro: non bisogna adagiarsi sugli allori. Quali? Kessler ha citato i due argenti consecutivi collezionati dalla Svizzera ai Mondiali; il record di spettatori fatto registrare nel massimo campionato elvetico; i due successi consecutivi (di Ginevra e Zurigo) in Champions Hockey League. Traguardi, questi, che rischiano di fungere da specchietto per le allodole. «Credere che il nostro hockey sia in piena salute - ha affermato - sarebbe dannoso, poiché una scalata verso l’altro richiede parecchio tempo, mentre la discesa è assai più rapida».
Sotto osservazione particolare, per il bernese - che prima di assumere questo incarico ha scalato i vertici aziendali della Ferrovia Jungfrau, ricoprendo con grande successo la posizione di CEO - vi è la struttura del nostro sistema. «Desidero che sia equilibrata e stabile, mentre allo stato attuale ritengo che la piramide dell’hockey svizzero non sia corretta». Il punto centrale, che a detta sua è causa delle maggiori preoccupazioni, riguarda la lega cadetta. «Secondo la mia opinione, che a molti non piacerà - ha precisato - tra National, Swiss e MyHockey League esiste una lega di troppo. Proporrei di unire le ultime due, formando due gruppi (geografici, est/ovest) che racchiudono 16 compagini». Un modello del genere, per Kessler, avrebbe un buon potenziale di crescita. «Innanzitutto - ha spiegato - grazie ai diversi derby che si creerebbero, verrebbe esaltata una componente fondamentale nello sport, quella legata alle emozioni. Inoltre, le squadre dovrebbero coprire minori distanze e conseguentemente affronterebbero spese inferiori. Una possibilità - ha aggiunto - sarebbe perfino includere in questo campionato una selezione Under 20 della Nazionale».
«L’ideale? NL a 10 squadre»
Kessler, quindi, intende creare una nuova identità, per l’attuale Sky Swiss League. «Servono nuove possibilità anche a livello commerciale, perché a oggi si tratta di un prodotto che non è vendibile. La lega cadetta - ha sottolineato - deve diventare lo scenario ideale per quei giovani che non riescono a compiere immediatamente il salto nel massimo campionato». E stando al presidente della SIHF, non c’è più tempo a disposizione. «La forma attuale, con 11 squadre, non permette di avere alcuna certezza per il futuro», ha evidenziato Kessler, citando nello specifico anche realtà spesso a rischio come Bellinzona e Winterthur. «È fondamentale agire in fretta per trovare una soluzione a lungo termine. Ormai, abbiamo perso diversi anni: non ci troviamo a pochi minuti dalla mezzanotte; la mezzanotte è già passata e noi siamo in ritardo».
Kessler, poi, ha ricaricato la dose, cercando di far capire la gravità della situazione. «Non conosco nessuna federazione in Europa che non abbia una lega cadetta forte. Si tratta di una necessità per l’hockey svizzero». Ne va anche degli interessi del massimo campionato rossocrociato. «La condizione ottimale, per me, si raggiungerebbe con la National League a 10 squadre. Ma uno scenario di questo tipo, ormai - dopo l’allargamento a 14 andato in atto nell’epoca COVID - è illusorio». Sotto la lente, allora, è finito pure il sistema di promozione/relegazione. «Attualmente, la nostra lega di maggior prestigio è sostanzialmente chiusa. Per una questione di attrattiva, le squadre di Swiss League devono avere una reale possibilità di salire di categoria. Club con ambizioni importanti - come, ha citato, La Chaux-de-Fonds, Visp, Sierre e Basilea - presentano comunque un gap enorme a livello di budget. Tanto per intenderci, il più alto in Swiss League è pari a 6,5 milioni di franchi, mentre quello dell’Ajoie, a titolo di paragone, è superiore ai 13 milioni. Il divario, inoltre, è destinato ad aumentare sempre più».
«Non c’è tempo da perdere»
Il presidente ha sottolineato l’importanza dell’interesse comune, che deve avere la precedenza su quelli individuali. «Vogliamo rafforzare lo spirito di squadra in modo che tutti remino nella stessa direzione, cosa purtroppo lontana dalla realtà attuale». Riforme di questa portata, e Kessler pare esserne consapevole, tendono a scontentare diversi degli attori coinvolti. «Sin qui - ha ammesso - non ho colto grande entusiasmo da parte loro, difronte a queste iniziative. In questo settore, però, ho imparato che un compromesso è perfetto quando tutti sono insoddisfatti». Gli ostacoli, in ogni caso, sembrano essere parecchi. «È un processo molto complesso, siccome si dovrebbero pure modificare gli statuti. Tuttavia, non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo: l’obiettivo è attuare le doverose modifiche alla nostra struttura entro la stagione 2027-28».
