Luca Fazzini: «La nazionale? Fa piacere, ma la mia priorità è il Lugano»

L’ultima volta in rossocrociato di Luca Fazzini risale alla stagione 2021-2022. Dopo tre anni di assenza, l’attaccante del Lugano tornerà a vestire la maglia della Svizzera ai prossimi Beijer Games: «Ma in febbraio – dice il Fazz – Fischer convoca gli scarti (ride, NdR). Battute a parte, me lo aspettavo perché normalmente avrei dovuto essere convocato già per l’ultimo torneo disputato a Friburgo, ma poi le cose erano andate diversamente. Fa piacere, ma non nascondo che questa opportunità non arriva in un momento ideale. Se dovessi scendere sempre in pista ai Beijer Games, giocherei sette partite in dieci giorni. La verità è che la mia concentrazione adesso è tutta sul Lugano, non penso alla maglia rossocrociata».
Nessuna ossessione
Sono quattro i bianconeri convocati da Fischer. Inoltre, Zohorna raggiungerà la Cechia, mentre Pulli è stato selezionato dalla Finlandia: «Lo ripeto, è sempre un onore rispondere ad una convocazione della nazionale, ma la nostra priorità in questa fase della stagione – vista la classifica – deve andare al Lugano. Non mi sognerei mai di rifiutare una selezione, ma so anche che le possibilità di disputare i Mondiali per me sono minime». Finché c’è vita, però, c’è speranza: «Non ci ho messo una pietra sopra. Tra gli obiettivi che mi fisso per una stagione, non c’è però la partecipazione ad un campionato del mondo. Nel senso che non sono ossessionato dalla maglia rossocrociata. Il mio obiettivo è di giocare i playoff con il Lugano, di fare bene con la mia squadra di club. Conosco le mie caratteristiche e so di non essere un giocatore con grandi qualità difensive. Sono cresciuto sotto questo aspetto, ma magari vengo ancora etichettato come un elemento prettamente offensivo. In passato era così, ero messo davvero male fisicamente, e rivedendomi, oggi capsico perché non giocavo con regolarità. Adesso però sono un Fazzini diverso e se dovesse arrivare una chiamata mi fare trovare pronto».
Quel disco saltellante
Intanto – nonostante la sconfitta ai rigori – il derby ha confermato il buon momento del Lugano: «A livello individuale non posso essere soddisfatto della mia prestazione. Ho fallito un paio di occasioni che, solitamente, non manco. Purtroppo non stavo benissimo, ho giocato con la febbre. Come squadra, invece, abbiamo dato continuità a quanto fatto in precedenza. Il derby era la nostra quarta partita in sei giorni e fisicamente non potevamo essere al top. Però abbiamo dato tutto, così come l’Ambrì Piotta. Questo derby poteva andare da entrambe le parti, resta un po’ di rammarico per la rete che abbiamo regalato alla loro prima linea. In generale è stata però una buona partita, anche se stenderei un velo pietoso sulla direzione arbitrale. E non parlo solo per quel che concerne il Lugano. Gli errori ci stanno, ma purtroppo i direttori di gara non sono aperti al dialogo. Il mio rigore? Mi si è alzato il disco all’ultimo momento. In carriera avevo già tirato due rigori contro Juvonen e li avevo realizzati entrambi. Anche stavolta ho fatto la finta per farlo andare giù, ho visto il pertugio giusto, e in quel momento non ho più guardato il disco. Al momento del tiro il puck purtroppo si è alzato e non ho potuto colpirlo bene».
Un gruppo in missione
La cura Krupp però funziona, il Lugano ha ritrovato gioco e fiducia: «Krupp non parla molto, ma tratta tutti allo stesso modo. Anche il tempo di ghiaccio è spalmato in maniera ideale tra le linee. Poi è chiaro, lo si è visto anche con altre squadre: un cambio di allenatore provoca quasi sempre una scossa. Krupp non ha rivoluzionato tutto, ma sta portando la sua esperienza. La squadra è più unita, anche perché siamo con l’acqua alla gola. Andare in vacanza alla fine della regular season o addirittura disputare i playout non è mai stata un’opzione, per noi. Abbiamo una missione che vogliamo portare a termine».
Non sarà evidente mantenere ogni sera la massima concentrazione: «È l’unica opzione che abbiamo, non c’à altra scelta. Non abbiamo più tante partite per recuperare, il margine di manovra è limitato. Abbiamo gettato alle ortiche tre quarti della stagione, adesso possiamo solo rimanere uniti come gruppo e dare sempre il massimo. Ci saranno magari serate, come ad Ambrì, in cui non riusciremo a portare sul ghiaccio il massimo dell’intensità, ma in cui come alla Gottardo Arena dovremo essere bravi a rimanere in partita. Non siamo lo Zurigo, ma dobbiamo prendere esempio dallo ZSC: anche senza tanti titolari, riesce a fare la differenza nei momenti chiave delle partite».
Molte partite in pochi giorni comportano un grosso dispendio di energie: «È possibile che prima o poi la squadra accusi un piccolo calo, a livello fisico. Stiamo però lavorando per riuscire a gestirlo, se e quando arriverà. Il calendario non aiuta le squadre ticinesi, questo è un dato di fatto. Dobbiamo però accettarlo e continuare a giocare come in queste ultime settimane. Se ci riusciremo, ogni sera avremo la possibilità di conquistare punti».