Lugano e Ambrì tra intraprendenza e silenzi

Ore 12.06. Nella casella di posta elettronica redazionale arriva un comunicato dell’Ambrì Piotta. Finalmente una notizia di mercato anche dal fronte leventinese? No. È solo l’annuncio di una nuova iniziativa denominata HCAP Connect. «Un passo deciso verso il futuro, con l’obiettivo di rafforzare il senso di appartenenza e vicinanza che da sempre contraddistingue i colori biancoblù», si legge nella nota. Va bene, ma di cosa si tratta? Boh. «Nei prossimi mesi saranno svelati tutti i dettagli». Insomma, un «non comunicato».
Se alla Gottardo Arena tutto tace per quanto concerne i trasferimenti, a Lugano si viaggia al ritmo di una notizia al giorno o quasi. L’e-mail odierna è arrivata alle 9.51: «L’HCL ha deciso di separarsi da Stéphane Patry, ceduto in prestito al Sierre per l’intera stagione 2025-26». Rinnovato poco meno di sei mesi fa dal precedente direttore sportivo Hnat Domenichelli, il 25.enne attaccante ginevrino lascia dunque la Cornèr Arena dopo 3 stagioni, 99 partite e 11 punti. In Vallese ritroverà Robert Cjunskis, il cui prestito è stato prolungato per un’ulteriore stagione sulla base di una licenza B.
Insomma, da una parte abbiamo l’immobilismo apparente dell’Ambrì (apparente, sì, perché Paolo Duca non sta con le mani in mano), dall’altra l’intraprendenza dei bianconeri e di Janick Steinmann, deciso a lasciare subito un’impronta profonda: head coach, associate coach, preparatore dei portieri, stranieri (un difensore e due centri), lo scambio Bertaggia-Verboon, il clamoroso bentornato ad Aleksi Peltonen, l’addio a Patry... Ma anche per il general manager luganese il lavoro è ben lungi dall’essere finito. Vediamo cosa è già stato fatto e cosa manca alle due squadre ticinesi.
Si parla ancora di Kubalik
Heed, Virtanen, DiDomenico. E poi basta. Siamo solo a inizio giugno e il mercato degli stranieri offrirà ancora buone opportunità dopo le «deadline» nordamericane, ma è strano vedere un club di National League con tre soli import sotto contratto. E quel club è proprio l’Ambrì Piotta. Archiviata una stagione dolceamara, Duca ha innanzitutto provato a trattenere Dominik Kubalik, salvo poi incassare il suo «no» e vederlo partire per Zugo, in un club più ricco e più ambizioso. «Ma se la priorità fossero stati i soldi, sarei rimasto ad Ambrì», ha affermato ieri «Kuba» al sito ceco iSport.blesek.cz. Una dichiarazione che in Ticino sta facendo molto discutere, dopo le recenti indiscrezioni del portale Watson sul suo contratto biennale da 900 mila franchi a stagione con i Tori: «È un’assurdità, sono cifre esagerate», ha detto l’attaccante di Pilsen. «Sarei stato felice, ma non credo che qualcuno sia così pazzo da darmi quei soldi».
Difensore, centro, ala
Fatto sta che in Leventina mancano almeno tre stranieri: un’ala con il fiuto del gol che sostituisca lo sniper ceco, un centro offensivo al posto di Maillet (il cui addio non è però mai stato ufficializzato) e verosimilmente un terzo difensore che stabilizzi il reparto arretrato, secondo la stessa logica che aveva portato Curran alla Gottardo Arena un anno fa. Di difensori svizzeri non ne sono arrivati e la crescita di Dario Wüthrich e Simone Terraneo, unite all’esperienza di Jesse Zgraggen, potrebbero non bastare, considerando pure le recenti difficoltà dei fratelli Dotti e di Rocco Pezzullo.
Risolto il «problema» di dover gestire un portiere straniero (con Gilles Senn e Philipp Wüthrich, unico nuovo acquisto, l’Ambrì è ben coperto), i biancoblù valuteranno certamente l’ingaggio di un settimo straniero di movimento, puntando su un quarto attaccante. Un altro centro? Possibile.
Sul contingente svizzero, i margini di manovra sembrano invece limitati, ma Duca non si è mai tirato indietro in fatto di scambi e le sorprese sono sempre dietro l’angolo.
Il dilemma Dahlström
Il Lugano ha già sei stranieri sotto contratto, ma due di questi – Sekac e soprattutto Dahlström – sono strettamente legati al fallimento della scorsa stagione. Davvero resteranno entrambi? Difficile crederlo. Anche ammesso che succeda, un settimo straniero va messo in conto per offrire più variabili a Mitell ed Hedlund. Farebbe molto comodo un’altra ala, visto che al centro (con Thürkauf, Sgarbossa, Kupari, Canonica e Morini) il Lugano è ben coperto. Ma serve anche un’altra ala svizzera per dare più consistenza al «bottom six», in cui i «sopravvissuti» Peltonen, Zanetti, Cormier e Reichle dovrebbero al massimo contendersi il ruolo di dodicesimo e tredicesimo attaccante. La difesa è numericamente ben messa (10 elementi compreso il giovane Enea Togni), ma resta quell’enorme punto di domanda relativo a Dahlström. Gli interrogativi non mancano neppure in porta: Schlegel è reduce da una stagione complicata ed è fisicamente fragile. Ancora più delicato è van Pottelberghe, che ha giocato solo 35 partite negli ultimi 3 anni. Ma è difficile immaginare già ora un nuovo rinforzo tra i pali. L’estate aiuterà a chiarirsi le idee.