HC Lugano

Mark Arcobello: «A 35 anni voglio solo vincere,
non mi importa in quale ruolo»

L'americano ha iniziato con il piede giusto la nuova stagione e vuole tornare a giocare ai suoi massimi livelli:
«Per un giocatore è fondamentale sapersi rialzare, sono tornato in Ticino con la mente libera e so quel che ci si aspetta da me»
Mark Arcobello e un ruolo più difensivo: qui contrasta Gaetan Haas nella sfida che ha inaugurato la nuova stagione. CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
18.09.2023 18:45

Non firmava due punti in una partita addirittura dal 13 gennaio scorso: Ginevra – Lugano 4-7, con tre reti e un assist di Mark Arcobello. Il centro americano, a Friburgo, è tornato a pungere. E a sorridere: ha segnato in power-play con un secco tiro al volo, prima di offrire a Markus Granlund il passaggio per la quarta rete bianconera. Quella che ha definitivamente tagliato le gambe al Gottéron. Un gol e un assist per ripartire e dimenticare una stagione nettamente al di sotto delle aspettative. Anche se lui afferma «di non volere mai guardare tropo al passato». Sarà, ma per un attaccante reti e assist aiutano – eccome se aiutano – ad aumentare il capitale di fiducia.

Meno pressione

Ha troppa esperienza, Arcobello, per non ammetterlo: «Sì, sono soddisfatto, anche perché si è trattato di una rete importante, che ci ha permesso di portarci in vantaggio. Lo ripeto, non voglio guardare a troppo a ciò che è stato, ma mi fa piacere essere riuscito a rompere il ghiaccio: è qualcosa a cui adesso non devo più pensare. In questo inizio di stagione sto ricoprendo un ruolo un po’ diverso rispetto al passato, ma segnare è sempre bello (sorride, NdR)». All’esordio contro il Bienne il Lugano – nonostante la sconfitta – non aveva disputato una brutta partita. A Friburgo la squadra ha subito reagito, trovando anche le risorse per conquistare i tre punti dopo il pareggio del Gottéron: «È stato un bel segnale da parte nostra. Vogliamo iniziare bene questo campionato e conquistare più punti possibili. Ciò permetterebbe di togliere un po’ di pressione dalle nostre spalle. Vincere alla BCF Arena è stato importante, dunque. Non tutto è stato perfetto, ma possiamo essere soddisfatti di ciò che abbiamo mostrato. E Schlegel ha disputato un’ottima partita, come d’altra parte altrettanto bene aveva giocato Koskinen con il Bienne».

Critiche giustificate

Il popolo bianconero spera di ammirare di nuovo l’Arcobello di un tempo. Al termine della scorsa stagione in molti si chiedevano però se l’americano sarebbe rimasto a Lugano, oltretutto senza più la “C” di capitano. Il 35.enne non ha però mai avuto dubbi: «Come ho già avuto modo di dire tante volte, per me non è un problema non essere più il capitano della squadra. Una ventata di aria fresca, in questo senso, non può che fare bene. La cosa più importante ai miei occhi è come un giocatore reagisce dopo un periodo negativo. Sono molto esigente con me stesso e so benissimo di non aver giocato sui miei livelli lo scorso anno. Però, quando guardo ai numeri, in termini assoluti, mi dico anche che a livello personale non è stata una stagione disastrosa. Ho 35 anni e so come gestire queste situazioni. Durante l’estate ho cercato di rilassarmi il più possibile: per un po’ non ho pensato all’hockey, ho giocato un po’ a golf e ho trascorso tanto tempo in famiglia. Ho lavorato in palestra, ovviamente, ma senza pensare troppo al campionato a venire. Sono tornato in Ticino con la mente libera. Ho cercato di sfruttare la preparazione per ritrovare il giusto ritmo e credo di esserci riuscito».

Ha ricevuto parecchie critiche, lo statunitense, nella passata stagione. Ma forse è normale, quando ci si chiama Mark Arcobello: «Capisco le critiche e le accetto: se avessi sempre totalizzato “solo” una ventina di punti a stagione, non sarei più in Svizzera da un pezzo. So che la gente e il club si aspettano molto da me: sono fiero di quanto ho fatto nel passato e so di poter tornare a quei livelli». Non intende insomma mollare, Arcobello. Anzi, ha una gran voglia di dimostrare a tutti – probabilmente in primis a se stesso – di essere ancora un giocatore importante, capace di fare la differenza come in un passato nemmeno troppo remoto: «Ogni anno bisogna trovare le risorse per continuare a spingere al massimo, per essere costantemente all’altezza della situazione. Questo è il mio 14. anno da professionista e in tutto questo tempo ho imparato che una stagione è sempre molto lunga, ci sono degli alti e bassi e possono accadere tante cose: bisogna sempre guardare avanti e concentrarsi sul nuovo giorno che arriva».

Il più lontano possibile

Il presente dice invece che Arcobello guida il terzetto completato da Julian Walker e Giovanni Morini. Una linea non propriamente offensiva: «In questo momento è così, abbiamo dimostrato di poterci rendere utili nelle due zone della pista, anche se in alcune circostanze dobbiamo ancora trovare la giusta chimica. Durante la preparazione ho parlato con Gianinazzi di questo mio nuovo ruolo e per quel che mi concerne non ci sono problemi. Io voglio vincere le partite e il campionato, a livello individuale a 35 anni non devo dimostrare più niente a nessuno e cerco di svolgere al meglio quello che mi chiede l’allenatore. L’obiettivo è di andare il più lontano possibile con questa squadra, le statistiche personali vengono in secondo piano». Arcobello torna però a svolgere mansioni prettamente offensive quando il Lugano è in power-play: «Sì e devo dire che anche in allenamento stiamo mettendo molta enfasi sulle situazioni speciali e sul power-play in particolare. Stiamo crescendo nel gioco in superiorità numerica, mi piace come muoviamo il disco e a Friburgo si sono visti i primi frutti concreti del nostro lavoro». A detta di tutti questo Lugano è più forte di quello dello scorso anno. Arcobello è d’accordo: «Le sensazioni sono molto buone. Abbiamo lavorato bene durante la preparazione, dimostrando nelle amichevoli di saper giocare un buon hockey. Sono arrivati diversi bravi giocatori e ritengo che anche difensivamente siamo una squadra solida. Dietro possiamo contare su tanti elementi di esperienza e su giovani che hanno già messo in mostra le loro qualità, come Peltonen per esempio. Davanti abbiamo una maggior profondità e questo è importante in un campionato lungo ed equilibrato come quello svizzero».

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