«Mi dispiace per i ragazzi, per Büehli e per i tifosi»

Dopo le interviste con le televisioni e le radio, che hanno sempre la precedenza, Patrick Fischer si presenta alla stampa scritta dopo la mezzanotte. Ha lo sguardo triste. Forse vorrebbe essere altrove. «Mi dispiace tantissimo che sia finita così. Per i tifosi, per i miei ragazzi, per tutti. Nelle ultime sei settimane, da quando è iniziata questa campagna, tutti i giocatori hanno dato il massimo e per questo li ringrazio. Ho percepito uno spirito eccezionale e tanta voglia di fare grandi cose. C'era il forte desiderio di vincere questo Mondiale, anche pensando alla storia di Ambühl. Non ci siamo riusciti. Abbiamo offerto un'altra grande prestazione difensiva, ma per la seconda finale in due anni non siamo riusciti a segnare neanche un gol. Questa è la differenza tra noi e gli altri. Dobbiamo accettare la sconfitta. La vita è fatta così».
Il tecnico rossocrociato rende onore a un grande avversario: «Gli USA sono una squadra forte, hanno giocato benissimo. Noi non siamo mai riusciti a metterli in difficoltà con un vero forechecking. Abbiamo avuto alcune occasioni per segnare, ma non abbastanza. Siamo comunque rimasti in partita per 60 minuti. Prima del supplementare eravamo carichi, pronti. Sapevamo di avere un Genoni grandioso tra i pali e che sarebbe bastato un tiro per laurearci campioni del mondo. Una chance l'abbiamo avuta (con Malgin, ndr.), ma purtroppo il disco non è entrato».
Il prossimo Mondiale sarà in casa, tra Zurigo e Friburgo. Ma questo, ora, non aiuta ad addolcire la pillola: «Prevalgono delusione e tristezza. È un’altra amara sconfitta. Per due settimane siamo stati molto bravi, dominanti. Abbiamo giocato con fiducia e sicurezza. Ma contro gli USA è mancata un po’ di consistenza davanti. Ora dovremo capire il motivo».
Affrontare cinque avversari modesti prima della finale (Norvegia, Ungheria e Kazakistan nei gironi, Austria e Danimarca nei quarti e in semifinale), non è stato probabilmente l'ideale per arrivare pronti a una sfida intensa come la finale: «Ma queste sono solo ipotesi», ribatte Fischer. «Io non penso che il motivo sia questo. Ci eravamo preparati bene, sapevamo che sarebbe stata dura contro una squadra capace di battere, una dietro l'altra, Cechia, Finlandia e Svezia».