Hockey

Sannitz: «Voglio aiutare i giovani a realizzare i loro sogni»

Il coach sta vivendo con passione ed entusiasmo i suoi primi mesi sulla panchina dei Bellinzona Rockets: «Al termine della mia carriera di giocatore – spiega – mi sono detto che mi sarebbe piaciuto mettere la mia esperienza al servizio dei ragazzi»
Raffaele Sannitz è alla sua prima esperienza da allenatore in una squadra di Lega Nazionale. Ti-Press/Pablo Gianinazzi
Flavio Viglezio
17.08.2023 06:00

Due anni fa Raffaele Sannitz era ancora in pista a dare battaglia con la maglia del Lugano, indossata per una vita. Oggi – dopo due anni in qualità di assistente allenatore della U20 dell’Ambrì Piotta – è il nuovo allenatore dei Bellinzona Rockets. Anzi, il primo allenatore dei Bellinzona Rockets. Ad attenderlo c’è una sfida non facile ma al tempo stesso accattivante. Si è calato in fretta nei panni del coach, l’ex attaccante: «Nelle fasi finali della mia carriera di giocatore – spiega – mi dicevo che sarebbe stato bello poter mettere la mia esperienza al servizio dei giovani. Non pensavo in particolare al ruolo di tecnico, ma in tante stagioni ho visto molti giovani arrivare in prima squadra ed altri non farcela pr un pelo. So quanto sia difficile oggi compiere il passo tra il settore giovanile e la National League e mi sono detto che la mia esperienza avrebbe potuto tornare utile ai ragazzi che non sono lontani dal grande passo».

La proposta dell’Ambrì Piotta di diventare l’assistente di Manuele Celio nella U20 leventinese è insomma arrivata al momento giusto: «Sono rimasto al cento per cento un giocatore fino all’ultima partita senza pensare troppo a ciò che sarebbe successo. Non nascondo che l’opportunità di lavorare nel settore giovanile dell’Ambrì Piotta è caduta a fagiolo: ho avuto la possibilità di essere a contatto con ragazzi di 17-18 anni ed è ciò che mi interessava di più. In due anni ho visto tante cose, ho conosciuto in profondità il movimento giovanile svizzero e ho imparato molto da Manuele Celio – con il quale mi sono trovato molto bene – e da tutto lo staff leventinese.È insomma stata una bellissima avventura a tutti i livelli».

Dall’offerta dell’Ambrì Piotta a quella dei Bellinzona Rockets il passo è stato breve: «Davanti a me ho un’altra bella opportunità. Posso proseguire il lavoro cominciato ad Ambrì, nel segno della continuità. I Rockets sono una squadra di professionisti, che milita in Swiss League, ma l’accento come si sa è messo sulla formazione. Mi piace l’idea di aiutare i giovani a giocare contro degli adulti».

Dopo 22 anni di professionismo, Sannitz si è adattato senza troppe difficoltà alle tante mansioni di un coach: «La mia fortuna è stata quella di poter lavorare con una persona come Manuele Celio. Mi ha aiutato parecchio. Da giocatore non devi pensare praticamente a nulla, devi solo dare il massimo ogni volta che sei alla pista. Ora mi tocca occuparmi di un sacco di cose, sto pure diventando un mago del computer (ride, NdR). È un grande cambiamento, ma sono felice di poter continuare a vivere le emozioni dell’hockey, di sentire l’adrenalina che precede una partita, anche se in maniera un po’ diversa».

Possiamo solo aiutare i giovani a concretizzare i loro sogni. Il passo decisivo lo devono compiere i ragazzi

Allenatore giovane, Sannitz potrà contare sull’esperienza e sulle conoscenze di una vecchia volpe come Diego Scandella: «Sono l’head coach, ma con Diego lavoriamo fianco a fianco. Ha un’esperienza incredibile e mi potrà dare una grande mano a tutti i livelli. Così come potrà darla a tutto il gruppo. Mi trovo benissimo con Diego, fin dai nostri primi colloqui abbiamo visto che il nostro modo di vedere l’hockey è molto simile. I nostri rapporti sono positivi, chiari, limpidi».

Sembra già avere le idee chiare, Sannitz. Anche sulla filosofia hockeistica che vuole potare a Bellinzona: «Sono un allenatore alle prime armi, ma ho smesso di giocare solo due stagioni fa: ho la fortuna di avere alle spalle 22 campionati da professionista. Riesco insomma a mettermi al posto dei giocatori, a capire cosa avvertono e quali possono essere le loro sensazioni in determinati momenti. La maggior parte di questi ragazzi mi mi ha visto giocare e credo che si tratti di un atout supplementare a mia disposizione. Nello spogliatoio cerco di essere me stesso e vado molto a sensazioni: mi piace essere diretto e dire le cose come stanno, ma con una buona dose di spontaneità».

I Bellinzona Rockets non applicheranno un sistema di gioco unico: «Voglio un po’ adattarmi alle caratteristiche del gruppo. A livello formativo bisogna essere aperti a vari modi di giocare. La cosa più importante è che tutti possano essere messi nelle condizioni di dare il meglio di loro stessi. La struttura di gioco è senza dubbio importante, ma le nostri fondamenta saranno basate sulla semplicità. Non servirebbe a nulla applicare un sistema troppo complicato che costringerebbe i giocatori a pensare troppo, sul ghiaccio. Sarà invece fondamentale che tutti diano il massimo in ogni partita, questo è un aspetto sul quale non farò sconti».

Posso proseguire il lavoro cominciato ad Ambrì, nel segno della continuità

Non è però sempre evidente pensare alla formazione ed essere costantemente motivati quando i risultati non arrivano. Sannitz non sembra però preoccupato: «Ho notato subito come il gruppo sia formato da ragazzi estremamente motivati. Anche per loro questa è un’opportunità importante e sanno che dovranno lavorare duro per raggiungere i loro obiettivi. Diego ed io possiamo dare il massimo, ma possiamo solo aiutare i giovani a concretizzare i loro sogni. Il passo decisivo lo devono compiere i ragazzi».

Sì, ma i risultati...: «I risultati non mi spaventano, sono sempre la conseguenza di ciò che si fa, di come si lavora. Ai Rockets siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda: vogliamo portare la massima professionalità, con i mezzi che abbiamo, per fornire ai nostri giovani le migliori condizioni possibili per crescere».

Raffaele Sannitz non si ispira ad un allenatore in particolare: «In 22 anni da professionista ho avuto ben 18 allenatori. Da giocatore questa situazione non mi piaceva, perché bisognava sempre ricominciare da zero. Da coach, invece, posso sfruttare tutto ciò che ho imparato – nel bene e nel male – da ogni tecnico avuto.

Oggi le tre squadre di Lega Nazionale del nostro cantone sono allenate da tre tecnici ticinesi: Luca Cereda, Luca Gianinazzi e Raffaele Sannitz: «È vero, non ci avevo nemmeno pensato (ride, NdR). Significa che da noi si lavora bene. Ed in generale in Svizzera si sta rivalutando il lavoro degli allenatori rossocrociati. Tornando al Ticino, avrò modo di collaborare parecchio con Cereda – che conosco da una vita, così come Paolo Duca – e avrò di sicuro anche l’opportunità di discutere regolarmente con Gianinazzi. Inoltre da quest’anno i Rockets sono partner-team del Langnau: e il caso vuole che gli allenatori dei tigrotti siano i miei due ex compagni di squadra a Lugano Thierry Paterlini e Steve Hirschi.

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