«La mia vita a Macolin non è stata un incubo»

«Io ho vissuto un’altra esperienza». Il racconto di Caterina Barloggio inizia così. Dopo le nuove, pesanti critiche di alcune ex atlete sui metodi d’allenamento impiegati a Macolin, abbiamo interpellato la 24.enne ticinese, già nazionale di ginnastica artistica. Lo abbiamo fatto per capire, contestualizzare. E per soppesare la gravità della situazione.
Caterina ha messo fine alla sua carriera agonistica da poco, pochissimo. Nemmeno un mese. Logico, dunque, chiedersi se a questa decisione abbia concorso anche il clima apparentemente di terrore instauratosi al centro sportivo nazionale bernese. Questa la denuncia, per certi versi scioccante, corroborata negli scorsi giorni dal settimanale del Tages-Anzeiger «Magazin». Parole forti, pronunciate in particolar modo dalle ex specialiste Lynn Genhart e Fabienne Studer, che si sommano alle testimonianze emerse durante l’estate sul fronte della ginnastica ritmica. «Ho letto l’articolo in questione. Io però ho vissuto in modo molto positivo gli anni a Macolin» precisa subito la nostra interlocutrice: «Non rinnego il mio percorso. Anzi, lo rifarei perché mi ha aiutato a crescere. Come persona e come ginnasta. Se ho smesso è per concentrarmi sullo studio e dare spazio ad altre attività. Cerco comunque di recarmi in palestra una volta a settimana: la mia passione per trave, pedana e parallele non è affatto svanita».

«Trattata con rispetto»
Tutto bene, quindi? No, guardandosi alle spalle Barloggio non ci descrive un mondo dorato. Tutt’altro. «Mentirei se parlassi di condizioni sempre ottimali. Di tanto in tanto vi sono stati momenti di difficoltà da superare». Qui però si parla di manipolazioni, vessazioni, giochi psicologici per far crollare l’atleta. Nell’occhio del ciclone è finito l’allenatore della squadra nazionale Fabien Martin, sotto il quale si è preparata ed esibita anche Caterina. «Cultura della paura? Personalmente non ho provato sulla mia pelle situazioni da incubo, paragonabili a quelle denunciate dalle mie vecchie colleghe. Fabien mi ha sempre trattato con rispetto e correttezza, dimostrandosi aperto al dialogo in caso di problemi e dicendomi come stavano le cose. In modo diretto e sincero». Ricorrenti, stando alle testimonianze, sarebbero state le allusioni all’inadeguatezza fisica delle atlete. Troppo stanche perché grasse, riassumendo brutalmente. «Se un allenatore menziona l’aspetto fisico è anche per il bene della ginnasta» puntualizza Barloggio: «Non per forza si vuole colpire, al contrario credo che l’obiettivo sia quello di proteggere. I preparatori sono altresì responsabili della salute delle atlete e se davvero una di loro è troppo pesante, chiederle di riuscire in esercizi difficili può diventare pericoloso».
Caterina riconosce tuttavia un altro peso: quello della dimensione individuale. E cioè della persona, che si pone in un modo o nell’altro rispetto a determinati rimproveri. «È il punto più delicato. Da un lato la capacità di accogliere gli appunti. Dall’altra, per gli allenatori, quella di sapere come muoverli. Non posso comunque giudicare eventuali discussioni private avvenute tra i tecnici e la ginnasta di turno. Si tratta, lo ripeto, di questioni molto soggettive. Di fronte a critiche, correzioni, consigli ciascuno reagisce con la propria sensibilità. Ma per quanto mi riguarda non posso associarmi alle dichiarazioni avanzate dalle altre ginnaste. Venirne a conoscenza per me è stata una grande sorpresa».


«Sacrifici e disciplina»
La 24.enne locarnese va quindi oltre: «Trovo che una certa severità da parte degli allenatori debba accompagnare la ginnastica d’élite, che – va detto chiaramente – non è accessibile a tutti. Non si chiamerebbe d’élite altrimenti. Parliamo di uno sport che richiede molta disciplina e di riflesso tanti sacrifici. A 16 anni bisogna già essere a un livello top se si vogliono ottenere un certo tipo di risultati sul piano internazionale». Resistere, mandare giù, rialzarsi non è tuttavia semplice. Non ad ogni costo. «C’è chi riesce a sopportare un determinato carico di lavoro e un’elevata pressione e chi invece non ce la fa. Andando magari a cercare colpe altrove, senza fare un’analisi sulla propria persona».
«La pressione è naturale»
Sul tema si era espressa in modo duro e al contempo preoccupante pure Lisa Rusconi, già capitana della nazionale di ritmica. «Non me la sento di esprimermi sulle sue dichiarazioni. Che non posso confermare né smentire. Va infatti precisato che la ginnastica artistica e quella ritmica rappresentano due mondi separati. Lo dico perché nell’articolo pubblicato lo scorso weekend è stato messo tutto nello stesso calderone. Qualcosa che a mio avviso non andava fatto, dal momento che parliamo di discipline molto diverse. Con allenamenti separati, allenatori e programmi di gara differenti». Ad accomunare i due pianeti – in parte lo abbiamo già scritto – esistono però una marcata competitività e programmi a dir poco esigenti.


Carichi tali, da intaccare la mente oltre che il corpo di ragazze non ancora adulte. «L’ansia ha accompagnato anche me, sì» conferma Barloggio. Per poi chiarire il concetto: «Tutto si concentra sulla tua performance, in un preciso momento e in un determinato luogo. Vi sono delle aspettative da confermare, personali, degli allenatori, della Federazione, del pubblico. Ma sentirsi sotto pressione, a questi livelli, è per certi versi logico». Lo è meno, forse, restare perennemente salde senza cedere alla depressione e ai cattivi pensieri, come ad esempio accaduto a Lynn Genhart. «Con il trascorrere degli anni io ho gestito sempre meglio questa dimensione» rileva Caterina: «E quando ad avere il sopravvento è stato lo sconforto ho trovato più appoggi: dal citato dialogo con gli allenatori alla possibilità di confrontarmi con specialisti, come psicologi. Anche in considerazione di ciò, non capisco bene perché alcune ginnaste non abbiano sfruttato tali aiuti, arrivando invece al limite e sfogandosi a posteriori». Caterina inoltre aggiunge: «Nessuno ci obbligava ad allenarci a Macolin».
L’ambizione, le luci dei riflettori, magari anche un pizzico di fama, possono però spingere ad accettare determinate distorsioni. Financo a negarle. «Ma i nostri allenatori non ci hanno mai venduto sogni irrealizzabili» precisa Caterina: «I traguardi, per i quali era necessario lavorare duramente certo, non erano la medaglia d’oro ai Giochi olimpici, quanto piuttosto dei buoni piazzamenti. Obiettivi realistici, insomma. Le aspirazioni individuali, quelle, si situano invece su un altro piano».
«I miei genitori? Scioccati»
A interrogarsi, in queste ore, non sono solo atlete, allenatori e Federazione. Ci sono pure madri e padri, i quali hanno consegnato le proprie figlie in mano a un’organizzazione ora etichettata negativamente. «I miei genitori mi hanno sempre sostenuta, comprendendo anche i momenti di difficoltà personali» rileva Barloggio: «Lunedì abbiamo discusso proprio di quanto emerso sulla stampa. Erano scioccati per la gravità delle affermazioni e delle accuse riportate. Allo stesso tempo però sono coscienti che il mio caso e quello della maggior parte delle ginnaste portano ad altro». Prendete Giulia Steingruber, pluricampionessa europea e bronzo olimpico a Rio de Janeiro. «Viviamo assieme e in questi giorni abbiamo parlato tanto. No, non è tranquilla di fronte a questa grande incertezza, che va per altro a colpire molte ragazze attive oggi a Macolin. Anche mie ex compagne». Al proposito Caterina tiene a sottolineare un altro effetto collaterale. «Sono dispiaciuta. Ora c’è il rischio concreto che a subire le conseguenze di questa situazione siano le bambine e i bambini interessati alla ginnastica. Lo trovo un vero peccato. Perché così viene distrutta l’immagine del nostro bellissimo sport. E, al contempo, del centro di Macolin».
Sciolto il contratto di Felix Stingelin
Sarà l’inchiesta esterna avviata dalla stessa Federazione svizzera di ginnastica a fare luce sull’accaduto. FSG che proprio ieri ha annunciato lo scioglimento del contratto di Felix Stingelin, capo sport d’élite. Questi era stato sospeso la scorsa estate proprio alla luce delle prime denunce di alcune ginnaste circa i metodi d’allenamento adottati a Macolin. «Agiremo per trovare la soluzione corretta, la mortificazione dei singoli deve essere evitata con tutte le forze che abbiamo a disposizione» ci ha detto il neopresidente eletto Fabio Corti. «L’importante – conclude Caterina Barloggio – è non generalizzare. La mia esperienza, lo affermo una volta di più, è stata molto positiva».