Equitazione

La Svizzera delle meraviglie

Domenica a Milano sono arrivati il titolo individuale per Steve Guerdat e il biglietto per Parigi 2024 – Michel Sorg: «Siamo un gruppo coeso»
Michel Sorg. ©KEYSTONE/Gian Ehrenzeller
Cristina Casari
05.09.2023 21:11

Il 38.enne Michel Sorg ha preso in mano le redini della squadra svizzera di salto ostacoli da Tokyo 2020, ereditandole da Andy Kistler. In sei anni, quest’ultimo aveva ottenuto ottimi risultati, tra cui due qualificazioni olimpiche, due bronzi europei a squadre e uno nell’individuale con Martin Fuchs. Per il ginevrino dal forte temperamento si trattava di un’eredità pesante, gestita nel miglior modo possibile. Sorg ha raccolto la sfida con intelligenza, continuando nel solco di una tradizione che pone la Svizzera sempre tra le nazioni di vertice della disciplina. Con lui, nei successivi 4 anni, il palmarès si è ampliato con la vittoria in Nations Cup (Division 1), le otto tappe conquistate e la Finale di Coppa del mondo lo scorso anno a Lipsia

Il bilancio milanese

Domenica a Milano si è conclusa l’edizione 2023 della rassegna continentale, e i rossocrociati sono tornati a casa con il biglietto per Parigi 2024 e il titolo di campione d’Europa per Steve Guerdat, purtroppo cedendo però quello a squadre ottenuto due anni fa a Riesenbeck. «Direi che tutto sommato il bilancio è più che soddisfacente, abbiamo centrato due obiettivi su tre. È stata una settimana molto intensa, piena di emozioni e la medaglia d’oro di Steve è stata l’apoteosi di sette giorni da urlo. Di quest’esperienza faremo tesoro e soprattutto ricorderemo i momenti positivi». Anche se resta un retrogusto amaro per non essere riusciti a difendere il titolo. «Fino all’ultimo siamo stati in corsa anche per quello, l’ultima manche ha cambiato le carte in tavola. Ma questo è lo sport, non c’è mai nulla di certo».

Spirito di squadra

A 41 anni Guerdat ha messo in bacheca il titolo europeo che mancava alla sua collezione e nel campo elvetico, presente in massa nel box a loro destinato, abbiamo visto un Martin Fuchs saltare ebbro di gioia al termine della prova vinta dal compagno di squadra. «Questa è la grande forza del team svizzero, lo spirito positivo, l’amicizia sincera: ogni cavaliere aiuta l’altro, si guarda il percorso assieme, ci si dà consigli, ognuno fa il suo, in piena amicizia. Si fa colazione e si cena tutti insieme, staff, cavalieri, proprietari e groom. Mercoledì scorso abbiamo trascorso una serata al ristorante, eravamo in 32. È stato bellissimo e, ripeto, questa coesione è la forza della squadra, l’unica forse che incoraggia in questo modo i colleghi in gara, e anche fuori». Parigi 2024 sembra ancora lontano, tuttavia è già alle porte.

I Giochi dietro l’angolo

Quale sarà l’approccio? «La stagione non è ancora terminata, restano ancora diversi appuntamenti da onorare. All’inizio dell’anno però riuniremo i cavalieri e con loro stabiliremo un programma, con scadenze ben determinate. La lista di binomi sarà lunga, infatti punteremo su un effettivo importante per avere maggiore scelta, lavorando con i cavalli per fare in modo che arrivino nella forma migliore in Francia». Per Michel Sorg e il suo staff non sarà un compito facile. «In realtà ci sono delle regole molto precise a darci una mano. Ci sono i criteri internazionali, quelli interni alla Federazione svizzera, nonché quelli di Swiss Olympic. Alla fine non è che si può portare qualsiasi cavaliere: i criteri di selezione sono complicati ma giusti. Per gli Europei, ad esempio, avevo undici cavalieri che riempivano i requisiti, alla fine ne ho selezionati cinque, in base anche a molte variabili. Rifarei la stessa scelta».

E le donne?

L’equitazione è uno sport tra i più paritari al mondo, uomini e donne gareggiano nella stessa competizione. Come mai allora non ce ne sono moltissime ad alto livello? «Bella domanda, e non ho una spiegazione. Per quanto riguarda la Svizzera sono contento che Janika Sprunger, dopo essersi dedicata alla maternità, sia tornata alle competizioni. Con Orelie, la sua giumenta, ha un buon feeling ed ha partecipato alla prova di Nations Cup di Falsterbo con buoni risultati. Sono certo che ne sentiremo ancora parlare». A proposito di cavalli: tre dei cinque presenti a Milano (ma ce ne sono di più, Ndr) sono di proprietà di imprenditori ticinesi. «Senza il Ticino, non avremmo la squadra che abbiamo. I proprietari hanno fiuto nel trovare quelli che si adattano alle caratteristiche dei nostri cavalieri. Bravi anch’essi».