L’addestramento con la «doma dolce» anche grazie alla scuola di Andy Booth
Al primo sguardo, «doma dolce» è un classico ossimoro. Una figura retorica che consiste nell’accostare parole che esprimono concetti contrari. Nell’equitazione moderna, di stampo etologico, l’espressione è diventata proverbiale per indicare i metodi di addestramento utilizzati dagli specialisti che cercano l’empatia con il cavallo, tenendo conto in primo luogo delle sue caratteristiche e sensibilità. A indicarlo è Sara Ammon, «broker indipendente», specializzata nella compra-vendita di immobili. Il suo grande sogno nel cassetto è la realizzazione di un centro equestre, un club d’eccellenza, che tenga conto delle esigenze dei cavalieri. Ma, prima ancora, dei loro amati animali. «Fin da piccola ho sempre desiderato stare a contatto con i cavalli. Una passione che non mi ha mai abbandonato. E, con il tempo, si è persino sviluppata. Ho vissuto in Francia, in Italia e in parte anche negli Stati Uniti. Ora risiedo a Montagnola», dice la nostra interlocutrice.
Rispetto per l’animale
A Carcassonne, nota città medievale nel sud della Francia, aveva iniziato una formazione per avvicinarsi ai metodi di addestramento che si basano sul massimo rispetto del cavallo. «Insegnamenti - prosegue Sara Ammon - che ho raccolto seguendo i corsi proposti dall’australiano Andy Booth, eminente addestratore e figura notissima nel mondo dei conoscitori della doma dolce». I metodi utilizzati da Booth, a suo tempo cavaliere di fama internazionale, che ha inoltre lavorato con stelle del salto ostacoli transalpino come Michel Robert e Pénélope Leprevost, hanno subito affascinato la signora appassionata di cavalli. «La sua scuola di pensiero si avvicina per certi aspetti a quella di altri precursori come lo statunitense Pat Parelli, che pure si è guadagnato grande notorietà nel mondo equestre» sottolinea ancora Sara Ammon.
C’è una parola inglese, «horsemanship», con la quale si sintetizza bene la mentalità ed il metodo di questi addestratori sensibili e gentili. «È vero - sottolinea Sara - . I cavalli vanno educati. Con loro i metodi cruenti non hanno alcun senso. Noi dovremmo crescere con loro attraverso un processo che può essere più o meno difficile, a seconda delle situazioni. Ma non dovremmo mai perdere la calma. L’uomo ha tolto i cavalli dal loro contesto originale, lo stato brado, e li ha in un certo senso assoggettati alle sue esigenze. Il minimo che possiamo fare in questi tempi moderni sarebbe accudirli e addestrarli con affetto, concedendo loro spazi adeguati. E, per quanto possibile, zone di libertà».
Scuderia fuori dagli schemi
Partendo da queste premesse, Sara Ammon si è impegnata nella ricerca di un luogo che possa offrire condizioni ideali per il benessere e l’allevamento del cavallo sportivo. «C’è un progetto che vorrei realizzare ad Olgiate Comasco, a pochi chilometri dal Ticino - spiega la promotrice di Montagnola - . L’idea è quella di proporre 60 box di 40 metri quadrati. Ognuno con annessi paddock ad uso esclusivo e in gestione autonoma. Ogni box avrebbe la propria area di preparazione del cavallo. Tra le strutture incluse, ci sarebbero diverse zone di allenamento con arene coperte e scoperte per il salto ostacoli e l’addestramento».
Un club d’eccellenza
Un progetto ambizioso che prevede inoltre una pista di galoppo di 600 metri ed un percorso hunter nel bosco. “Sì - conclude Sara Ammon – Questa grande infrastruttura, che non si identifica con il classico centro equestre - metterebbe a disposizione dei cavalieri anche sellerie, spogliatoi, zone fitness con sauna, piscina e quant’altro. Perfino una cucina, un bar ed una sala per l’organizzazione di eventi privati”. Un club d’eccellenza, insomma, che potrebbe concretizzarsi nello spazio di un anno, sempre che ottenga tutte le autorizzazioni necessarie. Una scuderia che potrebbe suscitare l’interesse di chi possiede cavalli sportivi. Un luogo dove gli animali diventerebbero lo specchio dei loro proprietari. Sempre che questi ultimi siano pronti a rivelarsi mostrando il loro interesse.