Il caso

L’Arabia Saudita sa come domare Messi

A maggio la Pulce ha infatti firmato un lucroso accordo per promuovere lo Stato dell’Asia occidentale, fra i candidati a ospitare i Mondiali del 2030
L’Argentina di Lionel Messi è stata clamorosamente sconfitta dall’Arabia Saudita che si trova ora al comando del Gruppo C. © Reuters/Jose Breton
Maddalena Buila
22.11.2022 21:00

Domani sarà festa nazionale in Arabia Saudita. Sì, lo ha deciso il re Salman, dopo la vittoria di oggi contro l’Argentina. Doveva essere il Mondiale di Messi e compagni - per carità, nulla è ancora compromesso - e invece per loro è iniziato come peggio non poteva. Al Lusail Stadium, infatti, ad esplodere in un tripudio di gioia sono stati i tifosi dell’Arabia Saudita, capace di piegare clamorosamente la Nazionale albiceleste. E questo nonostante la stella del PSG sia entrata una volta di più nel libro dei record, diventando il quinto giocatore - dopo Cristiano Ronaldo, Pelé, Klose e Seeler -, e il primo argentino, a segnare in 4 edizioni diverse di un Mondiale, grazie al rigore trasformato al 10’.

Un’altra partita

Argentina - Arabia Saudita, una partita del gruppo C, sì, ma anche il preludio di una battaglia che si giocherà nel corso dei prossimi anni al di fuori del rettangolo verde, come sottolineato anche dal portale The Athletic. Prima di arrivare al nocciolo della questione, un po’ di contesto. La prossima edizione della Coppa del Mondo è stata assegnata, si sa. Si terrà negli Stati Uniti, in Canada e in Messico, ma le candidature per quella del 2030 sono già state aperte a giugno. Spagna, Portogallo e Ucraina hanno confermato un progetto congiunto, mentre altre due proposte sono state annunciate. La prima prevede un’alleanza sudamericana tra Argentina, Uruguay, Paraguay e Cile, mentre la seconda vedrà a braccetto altri tre Paesi: Arabia Saudita, Egitto e Grecia. La candidatura sudamericana era inizialmente stata pubblicizzata nel 2017 dagli ex compagni di squadra del Barcellona Luis Suarez (Uruguay) e Lionel Messi (Argentina).

L’accordo e le polemiche

Fin qui, tutto bene. A maggio 2022, però, è stato scritto un nuovo capitolo di questa storia. Capitolo che non ha ottenuto il benestare di tutti. Anzi. Lionel Messi ha infatti deciso di firmare un lucroso accordo per diventare ambasciatore del turismo in Arabia Saudita. Un accordo che, data una diversa politica del Paese asiatico rispetto a quella occidentale quando si tratta di diritti umani, aveva prestato il fianco a numerose polemiche. In particolare, l’organizzazione per i diritti umani Grant Liberty si era rivolta direttamente alla stella argentina chiedendogli di non farsi coinvolgere nella questione. Messi ha preferito tirare dritto, aderendo di fatto al progetto dell’Arabia Saudita chiamato «Vision 2030». Un progetto che vuole avere come scopo ultimo l’apertura dello Stato asiatico al mondo.

Sposare il progetto nemico?

La candidatura al Mondiale 2030, va da sé, appare decisamente legata all’intenzione del Paese saudita di strizzare l’occhiolino all’Occidente. E, in questo senso, anche la promozione del turismo contribuisce in modo sostanziale alla «Vision 2030». La durata e i termini dell’accordo siglato da Lionel Messi non sono stati resi noti, ma qualche cifra circola. Secondo il Daily Telegraph Cristiano Ronaldo avrebbe ricevuto un’offerta di oltre 5 milioni di franchi all’anno per diventare ambasciatore del turismo saudita, poi rifiutata, secondo fonti anonime, dallo stesso campione portoghese. Diverse voci vicine al dossier, avrebbero addirittura suggerito a The Athletic che il compenso annuale di Messi potrebbe valere fino a cinque volte tanto quello apparentemente offerto a Ronaldo. Il team del sette volte Pallone d’oro si è rifiutato di commentare se la decisione di Messi di promuovere il Paese arabo possa essere in conflitto con gli sforzi dell’Argentina per ottenere l’approvazione della FIFA e organizzare la Coppa del Mondo nel 2030. Allo stesso modo, l’entourage della Pulce non si è espresso in merito al numero di visite che la stella della nazionale argentina renderà all’Arabia Saudita come parte del suo accordo e, soprattutto, non ha commentato se Messi sarà disposto o meno a ricevere un assegno elevato da uno Stato collegato a violazioni di diritti umani.

Una candidatura in ascesa

Sta di fatto che il sostegno nei confronti della candidatura dell’Arabia Saudita al Mondiale 2030 sembrerebbe in crescita. Diverse personalità argentine, a questo proposito, preferiscono non esporsi, evitando di mettere in cattiva luce Messi. Alla domanda se non sembri strano che la star dell’Albiceleste stia aiutando a curare l’immagine di un «nemico» per ospitare il Mondiale 2030, l’ex compagno in Nazionale della Pulce, Maxi Rodriguez, si era però espresso così: «Onestamente sì... Ma non si sa cosa potrebbe accadere». Fernando Marin, coordinatore della candidatura congiunta sudamericana dell’Argentina aveva invece dichiarato: «Messi ha un potere unico fuori e dentro il campo. Sarà un pezzo fondamentale della candidatura sudamericana 2030». E forse lo sarà anche per i suoi diretti rivali.

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