Hockey

L’aria fina della Leventina risveglia i bianconeri

Il Lugano fa suo il primo derby stagionale e festeggia il 12. successo nelle ultime 13 partite contro l’Ambrì Piotta - I biancoblù partono bene ma poi Arcobello e compagni controllano la sfida
©Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
27.09.2022 23:18

È proprio vero: il derby è una sfida che fa storia a sé. Se ne infischia dello stato di forma delle due squadre in pista e si diverte a sovvertire i pronostici, anche in maniera piuttosto clamorosa. Già, l’Ambrì Piotta partiva favorito, ed invece il primo derby stagionale è andato al Lugano, che si è imposto con pieno merito. Sì, forse ci voleva proprio la partita con i biancoblù per risollevare la squadra di Chris McSorley. Quello ottenuto alla Gottardo Arena è infatti il dodicesimo successo ottenuto dal Lugano negli ultimi tredici derby. E nessuno venga più a raccontare che l’Ambrì Piotta non soffre il Lugano dal punto di vista mentale. In maniera anche esagerata.

La miglior medicina

La vittoria in Leventina permette così ai bianconeri di ritrovare il sorriso - oltre ai tre pesantissimi punti - dopo il disastroso inizio di stagione. Resta da vedere se servirà anche ad appianare le tensioni tra lo spogliatoio e lo staff tecnico. Quando si vince, in fondo, tutto diventa più facile.

Fatto è che quando vede biancoblù il Lugano si trasforma. Il derby, per Arcobello e compagni, costituisce insomma la miglior medicina possibile. Non hanno di certo disputato la partita perfetta, i bianconeri, che hanno però di colpo e come per incanto ritrovato grinta, voglia di lottare e lucidità. L’Ambrì Piotta ha da parte sua evidenziato troppi alti e bassi per sperare di farla franca. E quando hanno provato a spingere, i biancoblù hanno trovato sulla loro strada un Mikko Koskinen in formato gran lusso. Per conferma chiedere a Filip Chlapik, fermato in due occasioni ravvicinate da altrettanti miracoli del portiere finlandese. Un muro.

Il punto di svolta

L’Ambrì Piotta ha iniziato meglio, ha cercato di sfruttare fin dalle prime battute la particolare situazione mentale dei bianconeri, ma il Lugano in un modo o nell’altro ha retto. Anche se è incappato due volte in un cambio scorretto, segno che i bianconeri non erano proprio tranquillissimi. Ma l’incontro ha cambiato volto quando - con i leventinesi in superiorità numerica - sfruttando una leggerezza di Shore Markus Granlund se n’è andato solo soletto a battere Juvonen. Ecco, in quel preciso momento il Lugano ha preso fiducia, mentre l’Ambrì Piotta ha accusato il colpo.

I bianconeri sono diventati vieppiù padroni del ghiaccio, mentre il gioco dei leventinesi si è fatto più impreciso. È stata insomma più che altro la foga a spingere in avanti la formazione di Luca Cereda, mentre per la prima volta in questo campionato il Lugano ha saputo gestire con intelligenza tattica le varie fasi del derby.

Sorrisi e domande

L’Ambrì - anche e soprattutto in power-play - ha sofferto parecchio l’assenza dell’infortunato Tim Heed, mentre proprio in superiorità numerica i bianconeri hanno allungato nelle prime fasi del periodo centrale con Thürkauf, prima di chiudere di fatto i conti meno di quattro minuti più tardi grazie a Andersson. Sì, perché nonostante i tentativi a corrente alternata dei biancoblù e le parate di Koskinen, mai il Lugano è parso davvero in affanno. Nemmeno quando Dario Bürgler è finalmente riuscito a dare l’unico dispiacere di serata all’estremo difensore finlandese. E mentre i bianoneri sorridono, in Leventina ancora ci si chiede quale sia la ricetta per tornare finalmente a battere il Lugano.

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