Hockey

Lugano, la forza dell’equilibrio aspettando il cecchino Joly

Nel primo weekend di campionato, in assenza dell’infortunato canadese, Luca Gianinazzi ha proposto quattro linee con pari responsabilità: «Tutte devono macinare gioco» - A Friburgo segnali importanti da parte di Carr e Arcobello
© KEYSTONE / ADRIEN PERRITAZ
Fernando Lavezzo
18.09.2023 06:00

Chi è il primo centro del Lugano? Vi sfidiamo a capirlo dai minutaggi della partita vinta sabato a Friburgo: 18’24’’ Marco Müller, 18’23’’ Arttu Ruotsalainen, 18’23’’ Calvin Thürkauf, 17’52’’ Mark Arcobello. Quasi identici, anche in power-play. Durante l’estate, Luca Gianinazzi aveva disegnato un superblocco offensivo composto da Granlund, Ruotsalainen e Joly. L’infortunio di quest’ultimo lo ha però costretto a rivedere i piani. Ebbene, nel primo weekend i bianconeri hanno puntato su quattro linee molto equilibrate. Divertente, in questo senso, l’aneddoto raccontatoci dal coach ticinese: «L’altro giorno, durante un meeting con i miei assistenti, ci sono stati un po’ di fraintendimenti. Quando io parlavo della quarta linea, gli altri due non capivano a quale mi riferissi. In fondo, è proprio questa la mentalità che vogliamo avere. Disponiamo di quattro blocchi competitivi, che possono spingere in avanti, ma anche difendere. Tutti hanno l’incarico di macinare gioco».

Anche i tre giovani attaccanti schierati nei primi due impegni, Canonica, Zanetti e Verboon, sono stati spalmati su tre linee diverse. Forse per una migliore distribuzione delle responsabilità. Ma non solo, come spiega il «Giana»: «Questi ragazzi si meritano il ruolo che hanno. Sono in crescita e vogliamo sfruttare le loro caratteristiche per trovare le migliori alchimie nei terzetti».

Una rete d’altri tempi

Anche grazie alla capacità di far male con ogni linea, sabato il Lugano ha superato il suo primo «stress test» stagionale. Piccolo, ma già significativo. Ventiquattro ore dopo la frustrante sconfitta casalinga con il Bienne, i bianconeri hanno mostrato carattere e lucidità andando a imporsi su una pista difficile, contro un avversario in fiducia grazie alle rocambolesche vittorie su Losanna e Davos, maturate nei minuti conclusivi. Anche sabato il Gottéron sembrava in grado di ribaltare la gara sui titoli di coda. Ma dopo il pareggio di Borgman al 53’56’’, Daniel Carr ha deciso di scrivere un finale diverso. Partito dalla sua zona difensiva, il canadese ha saltato tutti gli avversari prima di beffare il portiere Rüegger in «backhand». Una rete d’altri tempi, festeggiata con grande trasporto. Granlund e Thürkauf hanno poi messo al sicuro i tre punti, zittendo i 9.000 spettatori della BFC Arena.

Il cinismo all’improvviso

Per i bianconeri è stata una vittoria meritata, per quanto sofferta. Il Lugano ha ben impressionato all’inizio della partita e ancora di più nel periodo centrale, nel quale ha tirato in porta 27 volte contro 5 («Qualcosa di anomalo», ammette Gianinazzi) e ha segnato due reti nello stesso power-play. La squadra ticinese si è infatti scoperta cinica nei 5 minuti di superiorità numerica generati da una carica scorretta di Streule su LaLeggia (ieri la Lega ha preventivamente squalificato il giovane difensore burgundo per una giornata e ha aperto una procedura). Dopo essere passati in vantaggio per 2 a 1, però, i bianconeri sono tornati a bisticciare con una mira deficitaria. Con maggiore freddezza sotto porta, la gara sarebbe probabilmente finita prima. Ma la passività del terzo tempo avrebbe anche potuto costare cara ai bianconeri. Quindi va bene così.

Il bene e il male

«Siamo contenti dei primi 120 minuti di campionato», conferma Luca Gianinazzi. «Diverse cose sono andate bene, ma c’è ancora margine di crescita, come è normale che sia a metà settembre. A tratti giochiamo come vorremmo sempre fare, a tratti no. Quando ci riusciremo per 60 minuti di fila, sarò un allenatore molto contento. Non so dire quando ci arriveremo. Per assimilare certe nuove abitudini occorre un po’ di tempo».

Il Lugano può guardare con serenità alla sfida casalinga di martedì contro l’Ajoie, a condizione di riproporre il suo volto migliore. Sia davanti, sia dietro. «Venerdì abbiamo perso 3 a 0, ma il problema non è stato l’attacco, bensì la difesa. Pur creando tanto, abbiamo concesso troppe occasioni al Bienne», afferma Gianinazzi. «A Friburgo, invece, la difesa mi è piaciuta. Siamo stati compatti e abbiamo concesso poco, soprattutto nei primi due tempi. Purtroppo nel terzo abbiamo smesso di giocare con il disco, permettendo ai burgundi di aggredirci e di metterci spesso sotto pressione. Quando soffri e ti difendi così a lungo, prima o poi subisci. Per fortuna Carr ha trovato una giocata incredibile».

Le scelte che verranno

Per quanto ha mostrato nelle amichevoli, Joly dovrebbe essere il cecchino mancante. In attesa del suo recupero, la partita di Friburgo ha dato indicazioni positive per quanto riguarda il citato Carr (3 punti e un’asta) e Arcobello, autore del 2-1 e dell’assist per il prezioso 4-2. Serviranno conferme da parte dei due nordamericani, ma la lotta per accaparrarsi le sei maglie a disposizione degli stranieri potrebbe diventare più incerta del previsto. Sabato, intanto, Gianinazzi si è concesso il lusso di schierarne soltanto cinque, lasciando Koskinen in panchina per far subito sentire importante anche Schlegel. Quest’ultimo ha ripagato la fiducia con una prestazione solida. Ora sarà interessante osservare come proseguirà l’alternanza tra i due estremi difensori: «È difficile avere un piano a lungo termine», spiega il coach. «Gli episodi, le partite, lo stato di forma e di salute, sono tutti fattori di cui tenere conto quando si decide la formazione. Appena tornerà Joly, la scelta del portiere avrà un impatto su quella degli stranieri di movimento. Molto dipenderà dall’assetto che vorremo avere. In attesa di Michael, il primo weekend di campionato ci ha detto che possiamo fare buone cose anche schierando solo cinque stranieri di movimento. Sono molto tranquillo. Questi, per un allenatore, sono problemi grassi».

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