Calcio

Maressa: «Scegliere la Svizzera è stato facile, qui un giovane può crescere bene»

In vista della sfida di domani al Comunale (ore 18.00) contro lo Stade Nyonnais abbiamo incontrato il talentino italiano, prestato dalla Juventus al Bellinzona
Il classe 2004 è giunto in prestito al Comunale dalla Juve Next Gen. © Ti-Press/Samuel Golay
Nicola Martinetti
08.03.2024 06:00

Il viaggio di Tommaso Maressa è partito dal profondo sud dell’Italia: Palizzi, un piccolo comune di Reggio Calabria sulla punta dello «stivale». A vent’anni, l’ex nazionale U19 ha già percorso parecchia strada, lungo un cammino che il mese scorso lo ha portato a Bellinzona. Andiamo a conoscerlo meglio, alla vigilia della sfida casalinga contro lo Stade Nyonnais.

Tommaso, iniziamo con una battuta: dalla Reggina sei passato all’Empoli, poi dal club toscano alla Juventus, e ora sei giunto a Bellinzona. Se proseguirai di questo passo, concluderai la carriera al Polo Nord...
«Effettivamente... (ride, ndr). La verità è che non ho seguito un piano ben preciso, il mio percorso è stato semplicemente dettato dalle opportunità, e non dalla volontà di spingermi verso nord. E va benissimo così. Sono grato di aver vestito la maglia di società così importanti. Ogni tappa ha arricchito il mio sviluppo».

Ora, dicevamo, sei giunto a Bellinzona. È la tua prima esperienza all’estero, come ti sei ambientato?
«Alla grande, qui in Ticino - e in Svizzera in generale - si sta davvero bene. Poi va detto, rispetto ad altri nuovi arrivati io sono avvantaggiato perché parlo italiano. Integrarmi è stato molto semplice, anche in un gruppo composto da diverse culture come quello granata».

Cosa ti ha spinto a congedarti - seppur temporaneamente - dalla Juve Next Gen, accettando l’offerta dell’ACB?
«L’opportunità è sorta da un giorno all’altro, ma non ho esitato a coglierla. Nel girone d’andata, infatti, non avevo trovato molto spazio nell’U23 bianconera e quindi l’idea di cambiare aria mi stuzzicava. Volevo provare qualcosa di nuovo. Qui c’è un ambiente diverso rispetto all’Italia, e anche il modo di giocare è differente. Banalmente: meno tattico e più fisico, con molta più corsa e più spazi da sfruttare. Ero incuriosito e quindi ho deciso di buttarmi».

Giovanni Manna, ex dirigente del FC Lugano e oggi direttore sportivo della Juve Next Gen, ha avuto un ruolo in questo prestito?
«Conosco Manna molto bene, nel corso degli anni abbiamo avuto modo di parlare più volte. Sono certo che ci abbia messo lo zampino (sorride, ndr). A me, ad ogni buon conto, ha semplicemente detto di godermi l’esperienza, provando a fare del mio meglio».

Come te, tanti giovani italiani negli ultimi anni - Esposito, Zanotti, Pafundi, ecc. - hanno deciso di trasferirsi in Svizzera. Perché?
«Come suggerivo in precedenza, l’opportunità che esula dal contesto italiano stuzzica e incuriosisce. Certo, in patria disponiamo di tantissime opzioni perché il nostro è un Paese che vive di calcio. E quindi il primo pensiero è quello di rimanervi, per provare a lasciare il segno dalla Serie C alla Serie A. Tuttavia la Svizzera ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, il livello è molto alto. Basta vedere quanto accaduto in Coppa, con l’estromissione dello Young Boys per mano del Sion. Qui un giovane può crescere molto bene, sia come persona - lontano da casa - sia come giocatore, perché gli viene data fiducia. E se una volta quasi nessuno ci pensava, oggi le cose sono cambiate. Anche perché gli osservatori tengono d’occhio i vostri campionati».

Per te, sin qui, l’esperimento sembra decisamente riuscito. Hai sempre giocato e in tre presenze hai accumulato più minuti che nell’intero girone d’andata (coppa esclusa) con la Juve Next Gen...
«L’avevo notato proprio l’altro giorno, è un dato interessante e anche significativo (sorride, ndr). Per quanto riguarda il mio minutaggio ci tengo a ringraziare mister Benavente, che forse ha visto qualcosa in me. Dal canto mio non posso che essere contentissimo per come è iniziata questa avventura, e darò tutto al fine di continuare su questa strada. Alla mia età giocare è fondamentale per continuare a crescere e progredire».

Piccola provocazione: hai iniziato la stagione al fianco di Huijsen, Yıldız e Nonge, avendo persino l’opportunità - di tanto in tanto - di allenarti con la prima squadra juventina agli ordini di Massimiliano Allegri. Oggi loro stanno muovendo i primi passi in Serie A, mentre tu sei a Bellinzona. Come vivi questa situazione?
«È vero, abbiamo iniziato la stagione insieme, ma questo non mi porta ad avere dei rimpianti o dei ripensamenti. Loro sono dei giocatori validissimi e molto forti, che giustamente vengono premiati. Sono dell’idea che ogni calciatore ha il suo percorso, e non c’è un cammino ideale. Loro sono lì oggi, io magari ci arriverò fra due anni. Il quadro che si era venuto a creare a Torino non era più ideale per il mio sviluppo, perciò non dubito della scelta che ho preso. Non va peraltro mai dimenticato che la Juve Next Gen esula un po’ dal contesto della Serie C, nel senso che raggruppa tutti i migliori talenti di un grande club ed è normale che su trenta elementi, qualcuno deve rimanere fuori. È una realtà atipica rispetto alla categoria».

Qui in Ticino, dicevamo, hai invece sempre trovato spazio. Cosa potrai dare all’ACB, nella seconda metà di una stagione che ormai per voi non ha più molto da dire?
«Beh, sono una mezz’ala che ama inserirsi, dunque proverò a portare corsa e creatività, ma anche un contributo difensivo. Tra l’altro in un sistema molto libero come quello scelto dal nostro staff mi trovo bene pure da esterno, dove ho spesso giostrato sin qui. Come squadra, invece, vogliamo vincere ogni match e finire al terzo posto. È nelle nostre corde, possiamo farcela».

È forse un po’ presto per dirlo, ma vedi un futuro a Bellinzona?
«Mai dire mai nella vita. Ora sono qui e darò tutto fino a giugno, poi ci rifletterò con calma a fine stagione».

A proposito di futuro, quello del club granata potrebbe presto includere un cambio di proprietà. Come ha reagito la squadra alla notizia?
«In realtà non ha reagito, nel senso che le dinamiche societarie restano fuori dallo spogliatoio. Noi ci stiamo allenando bene e non vediamo l’ora di affrontare lo Stade Nyonnais. Arriviamo da due sconfitte di fila, una molto irritante in casa col Vaduz e una figlia degli episodi a Sion, al termine di una prova comunque positiva. Ora è tempo di tornare a vincere».