Milano, ma quale febbre olimpica?

A due mesi esatti dalla cerimonia di apertura, il 6 febbraio a San Siro, a Milano non si respira alcun clima olimpico. Sarà per l’assuefazione ai cantieri e agli eventi, sarà perché nessuna località sente davvero sua l’Olimpiade invernale «diffusa», sarà per il clima natalizio, ma la città sembra indifferente a quello che in teoria sarebbe il più grande appuntamento sportivo della sua storia.
Certo in poche settimane le cose possono cambiare, ma la differenza con quanto accadeva vent’anni fa a Torino è enorme.
Tendone
Girando in questi giorni per Milano si notano pochissimi negozi con gadget a tema olimpico, nessun manifesto, nessun addobbo che ricordi l’esistenza di Giochi già di loro percepiti di Serie B rispetto a quelli estivi, più volte inseguiti da Milano nella sua storia. Al momento l’unico vero richiamo olimpico è un orrendo tendone bianco in Piazza Duomo dedicato unicamente al merchandising. Installazione che ha fornito il pretesto per annullare per la seconda volta di fila il Capodanno in piazza, anche se il vero motivo è la sicurezza in una città ormai ostaggio dei cosiddetti «maranza».
Il passato insegna che la passione per il grande evento può esplodere improvvisa, ma al momento questa esplosione non c’è stata: Milano non è la Torino di fine impero FIAT, non ha alcun bisogno di rilanciarsi, oltretutto con sport che non «sente». Le montagne sono lontane, dopo i fasti del passato squadre di hockey decenti non ce ne sono, tutto il resto è visto come una simpatica fissazione da Nord Europa.
Medaglie
Il timore fondato di avere Olimpiadi senza ambiente, a Milano come a Cortina, a Bormio come a Livigno, è diventato terrore al punto che nei giorni scorsi il comitato organizzatore e lo stesso Comune di Milano hanno valutato l’ipotesi della doppia premiazione: premiazione della discesa libera a Bormio, poi trasporto in elicottero a Milano e in serata festa in grande stile in Piazza Duomo. Soluzione possibile per atleti e addetti ai lavori, un po’ meno per il pubblico che se va a seguire il biathlon ad Anterselva difficilmente potrà essere poche ore dopo a Milano. E che interesse può avere per milanesi e turisti la replica di una premiazione appena fatta? Forse soltanto in caso di medaglia della Goggia o della Brignone...
Anche qui, è evidente la differenza con Torino, con le premiazioni che erano centralizzate, grazie alle distanze ridotte. Insomma, è possibile che il clima olimpico porti in Piazza Duomo qualche curioso per il podio dello short track, ma lo scenario più probabile è quello di vedere nei pressi del Milano Cortina 2026 Sport Village più giornalisti che spettatori.
Impianti
Le polemiche su cosa è pronto e cosa no sono inevitabili, anche se alla fine non ci sono ritardi drammatici. L’argomento degli impianti a Milano è molto sentito per via delle tante iniziative che ci sono in ballo e che hanno bisogno di una «casa»: dalla squadra della futura (dal 2027) NBA Europe a quella di football della nuova lega europea, dal progetto di rinascita dell’hockey allo stadio per l’atletica nell’area di Rho-Fiera. Nell’immediato il principale problema è il PalaItalia di Santa Giulia, cioè Rogoredo, destinato a ospitare le gare di pattinaggio di figura e short track: il cantiere è ancora lontano dalla chiusura perché la struttura principale è in piedi, ma mancano finiture interne, impianti tecnologici e collaudi.
Il sindaco Sala aveva promesso la consegna entro dicembre, ma è ormai scontato che il certificato di agibilità arrivi non prima di metà gennaio. Invece il Forum di Assago è già pronto per l’hockey, mentre il DatchForum di Rho-Fiera è stato riconvertito in tempo per le prove generali. In montagna la situazione è più tranquilla: la pista di bob di Cortina è stata ricostruita ex novo (costo 120 milioni di euro), le piste da sci di Bormio e Livigno sono omologate FIS da anni.
Tornando a Milano, è particolarissima la situazione di San Siro: i lavori di restyling temporaneo (tribune aggiuntive, ledwall, copertura parziale) sono iniziati a settembre ma non sono ancora finiti, ma è curioso che le Olimpiadi, di solito pretesto per la costruzione di stadi nuovi, siano una sorta di canto del cigno dello stadio vecchio. Sempre che poi Inter e Milan riescano entro il 2031 a perfezionare un’operazione che per il Comune di Milano sarebbe una colossale svendita.
Strade
Anche per quanto riguarda la viabilità, la differenza fra gli annunci e la realtà che stiamo osservando è enorme. La stazione della metropolitana M4 fino a Segrate, fondamentale per raggiungere il villaggio olimpico, aprirà solo a gennaio e i lavori sulla statale 36 per Livigno hanno accumulato ritardi per frane e ricorsi: il governo ha nominato un commissario straordinario a ottobre, ma la situazione è grave. La ferrovia Tirano-Sondrio è ancora monobinario, l’autostrada per Livigno non esiste, i voli su Verona e Bergamo sono già esauriti. Chi vorrà vedere lo sci alpino a Bormio dovrà mettere in conto realistiche 4-5 ore di pullman da Milano, se gli va di lusso.
Prezzi
Praticamente tutte le gare avranno il tutto esaurito, visto che la vendita dei biglietti a gennaio sarà residuale. Per molti l’Olimpiade non ha prezzo e i 2.800 euro (biglietto più hospitality) che si possono pagare per la finale di hockey non hanno creato polemiche, anche perché sulle tribune ci saranno ben pochi italiani. E poi i veri appassionati con budget ridotto possono sempre seguire le prime fasi pagando 30 euro o poco più. Bisogna invece tirare fuori soldi veri per il pernottamento e in questo i ticinesi sono fortunati, potendo sempre dormire a casa loro. Durante i 17 giorni olimpici (6-22 febbraio, quindi) un monolocale su Airbnb in zona Duomo o Porta Nuova supera i 900 euro a notte con soggiorno minimo 7 giorni.
A Cortina e Madonna di Campiglio si viaggia invece sugli 8.000-15.000 euro a settimana per chalet da 6-8 persone. Prezzi evidentemente credibili, visto che le piattaforme hanno sospeso le cancellazioni gratuite: chi prenota ora è bloccato. Quanto agli alberghi, prezzi stellari da settimana della moda e occupazione del 98%.
Il vero prezzo lo pagheranno gli italiani, visto che nel 2019, quando queste Olimpiadi furono assegnate, la stima dei costi era di 1,4 miliardi, con nessun onere per lo Stato, mentre adesso questa stima è già salita a 5,7 miliardi con sicuro sforamento del tetto dei 6. Va detto che nemmeno nel 2025 l’EXPO fu un affare in senso stretto, ma quell’evento per molti versi insulso è stato alla base del boom attuale di Milano.
