Formula Uno

A Shanghai il divario è abissale

Max Verstappen domina il GP della Cina e sottolinea i meriti della sua Red Bull: «Mi sembrava di guidare sui binari»
©ANDRES MARTINEZ CASARES / POOL
Pino Allievi
Pino Allievi
21.04.2024 20:18

Capita di rado che un campione riconosca pubblicamente i meriti del mezzo che gli regala vittorie a ripetizione. Di solito sta sul vago, dice e non dice, elogia i meriti di qualcuno del team ma alla fine accentra su di sé i riflettori. Max Verstappen, invece, al termine del Gran Premio della Cina dominato andando a spasso, si è aperto come non mai e ha fatto una dichiarazione che ha lasciato di stucco tutti: «Sì, ho vinto con una macchina che è andata bene con ogni tipo di gomme, mi pareva di guidare su due binari, ho fatto quello che volevo con facilità. Preoccupazioni? Ci sono state: quando sei davanti da solo e tutto fila liscio, cominci a sentire ogni rumorino della macchina, anche quelli più insoliti. E resti in ansia…».

Ovvero, Verstappen ha lottato con i fantasmi che la mente crea in continuazione quando non è focalizzata su qualcosa di preciso. Capita a qualsiasi atleta. Non sono stati i rivali a preoccuparlo, perché in Cina il divario tra la Red Bull e le altre macchine è stato abissale, esaltato da una pista difficile, completa, con curve di ogni tipo. Condizioni che hanno permesso di tracciare un bilancio chiaro delle forze in campo. Prendiamo la Ferrari, ad esempio: la doppietta in Australia – unico ritiro di Verstappen nelle prime battute – aveva indotto a pensare a un duello (almeno) a due in quasi tutte le gare. Poi è arrivata la pista giapponese di Suzuka e la Ferrari è scivolata indietro ma dignitosamente, quindi si è corso in Cina ed è stato un disastro, una gara degna di stagioni scialbe come il 2023, con le gomme più dure della Pirelli, montate nella seconda parte della gara, che hanno messo parecchio in difficoltà la SF24 perché non andavano in temperatura e quindi la macchina era difficile da guidare, sbandava, non concedeva azzardi. Leclerc e Sainz sono sempre stati indietro e hanno concluso quarto e quinto senza lasciare traccia.

Saper leggere la corsa

Un segno, grande, lo ha invece marcato Lando Norris, famiglia miliardaria, ragazzino tutto pepe che va forte, è educato, misurato, ironico e sincero e porta sempre a casa il risultato. Ma alle spalle ha una McLaren che ha fatto tesoro delle difficoltà nella gara Sprint di sabato regolando la vettura in modo diverso tanto da consentire a Norris di contenere il distacco (su 56 giri) in soli 13’’7 mentre sabato (19 giri) aveva accusato un margine di 22 secondi. Come dire che la McLaren ha saputo leggere la corsa, la Ferrari no, al pari di una Mercedes oramai scomparsa ma con un piccolo podio da conservare, quello di Hamilton nella gara breve della vigilia, grazie al secondo posto ottenuto dopo una leadership di 8 giri che ha ridato fiato e umore a chi lo ha prenotato in Ferrari per il 2025.

Dispetti in famiglia

La Ferrari, in realtà, a Shanghai ha fatto parlare più per le schermaglie tra i suoi piloti che per le prestazioni della macchina. Sainz, sabato nella Sprint, ha portato fuori pista senza troppi complimenti Leclerc. E alla partenza del gran premio vero, Leclerc ha allargato la traiettoria per non farsi superare da Sainz, col risultato che prima Russell e poi Hulkenberg si sono infilati facendo perdere loro tempo prezioso nelle prime fasi. Non sarebbe cambiato granchè, ma la rivalità in casa sta crescendo e il pericolo, alla lunga, è che crei danni. Immancabili, quando si fa la scelta parecchio discutibile di licenziare un pilota, Sainz, nel momento in cui scatta il campionato. C’è quel proverbio che dice che chi è causa del suo mal…

La Ferrari, ora, spera nel pacchetto di aggiornamenti che sono in arrivo tra due domeniche a Miami e che Leclerc giudica fondamentali per capire come andrà il resto della stagione. La disamina del monegasco è lucida: «Non ci aspettavamo di essere mezzo secondo più lenti della McLaren, volevamo il podio, eravamo distantissimi».

La Red Bull, al contrario, veleggia lontana dalle polemiche. E Perez, che ora ha preso coscienza di essere una seconda guida, non si è neppure lamentato di aver perso il secondo posto a Shangai per un errore (raro) di strategia. Nell’euforia del team, sarebbe stata una nota stonata.