Nicolà, ragazza d’oro

L’abbiamo chiamata «Ritorno al futuro», invero senza troppa fantasia. È una rubrica figlia dell’emergenza e, va da sé, della mancanza di eventi sportivi live (QUI TUTTE LE PUNTATE). E allora, se non possiamo vivere il presente proviamo almeno a correre indietro con la memoria. Ripescando, a questo giro, la medaglia d’oro conquistata ai Giochi di Londra del 2012 da un’autentica donna d’acciaio: la triathleta rossocrociata Nicola Spirig. Riviviamo quella giornata storica grazie all’articolo di Paride Pelli, nostro inviato alle Olimpiadi.
La prima dedica è stata per suo nonno Jakob: «Sul podio, durante il salmo svizzero, pensavo a lui che mi stava guardando in TV e mi sono commossa: ha 93 anni, è il mio primo tifoso, sognavo di regalargli una soddisfazione così». La zurighese Nicola Spirig («Ma il mio nome si pronuncia Nicolà») è accecata dai flash e dall'attenzione mediatica che improvvisamente si è creata attorno a questa ragazza d'oro. Perché a parte il titolo conquistato sabato al termine di una gara di triathlon semplicemente straordinaria - gestita in modo impeccabile con la «chicca» dell'ultimo interminabile sprint vinto al «fotofinish» - Nicolà è davvero una donna e una sportiva modello: seria e determinata, ha conseguito la laurea in diritto, parla cinque lingue e ha ottenuto tre titoli Europei, oltre ad essersi laureata vice-campionessa del mondo.
Non solo: la Spirig nell'ultimo anno si è dimostrata pure una vera donna d'acciaio, vincendo addirittura dieci gare consecutive, compresa l'ultima, quella di sabato, la più importante della sua vita che le ha regalato il titolo olimpico. «La notorietà mi fa un po' paura: io ho una vita che reputo eccellente e non voglio che questo oro in qualche modo la cambi» spiega, appoggiando con fierezza e delicatezza la sua medaglia sul tavolo. «È bella ma pesante, ogni tanto la devo togliere: ma starei ore e ore a guardarla, perché rappresenta un sogno che si materializza». A Pechino 2008 era rimasta fuori dal podio (6. posto), a Londra era animata da un grande spirito di rivincita: e ad aiutarla nella sua impresa, oltre all'allenatore australiano Brett Sutton, vi era il suo compagno e triathleta Reto Hug, che dal canto suo non si è qualificato per i Giochi e ha allora potuto focalizzare la sua attenzione su Nicolà, dandole preziosissimi consigli: «Lui avrebbe voluto tanto essere in lizza e quando Swiss Olympic ha deciso di non selezionarlo, beh, ci siamo rimasti male entrambi, anche perché per lui sarebbe stata la degna conclusione di una bella carriera. Ma questo mio titolo olimpico ripaga tutti e due degli sforzi; oltre a nonno Jakob lo dedico quindi a lui, a Reto!». È stata dunque la Spirig a portare entusiasmo in una Casa Svizzera finalmente vestita a festa: subito dopo le interviste di rito è salita sul palco davanti a centinaia di tifosi, in un tripudio di bandiere. Poi, la cena con familiari e amici, e il ritorno in tarda serata nella sede rossocrociata di London Bridge - nel frattempo trasformatasi in piccola discoteca - per bere una meritata coppetta di champagne e intrattenersi con i tifosi festanti sino a notte inoltrata.
Una giornata straordinaria quanto interminabile, che la donna d'acciaio ha voluto godersi sino in fondo, circondata da tanto affetto. «Ho già ricevuto un'ottantina di sms ma non ho ancora avuto il tempo di rispondere: ma lo farò presto, perché tengo a ringraziare davvero tutti per il sostegno». La Spirig non sa ancora quando tornerà a casa: da una parte c'è la voglia di rientrare a Zurigo e di staccare un po' la spina dopo un periodo a dir poco intenso, dall'altra vorrebbe godersi da spettatrice il resto dell'Olimpiade. «Non ha ancora deciso cosa fare». Una frase che ben si addice anche al suo futuro agonistico, tutt'ora avvolto dall'incertezza: «Il ritiro? Ci sono diverse atlete che dopo un titolo olimpico hanno deciso di dire basta, io non ci ho ancora veramente pensato: tutto è possibile». Impossibile, invece, è che Nicolà resti con le mani in mano, o che si offra una vacanza al mare standosene tutto il tempo sotto il sole, in spiaggia. «È il mio limite, non riesco proprio a stare ferma: il mare e la spiaggia per un giorno possono andarmi bene, ma poi devo per forza andare a fare una corsa o un giro in bicicletta. Lo sport ce l'ho proprio nel sangue, non riesco a farne a meno».
Ecco perché è probabile che Nicolà vada avanti: lei, dello sport, non può proprio fare a meno...