Hockey

Patrick Fischer: «Mi sento vuoto, è colpa mia»

Il coach rossocrociato commenta l'eliminazione contro la Germania: «Quando conta, non riusciamo a giocare con serenità. Il mio futuro? Non devo decidere io»
© Keystone/Salvatore Di Nolfi
Fernando Lavezzo
25.05.2023 19:12

Patrick Fischer è a pezzi. «Mi sento vuoto», dice con un filo di voce, lo sguardo basso e le mani in tasca. «È una delusione totale ed è colpa mia. Sono deluso soprattutto da me stesso. Non sono riuscito a mettere la mia squadra nelle condizioni di giocare la migliore partita. Volevamo andare a Tampere a giocarci le medaglie e invece torniamo a casa. Di nuovo. Abbiamo fatto tre regali e non abbiamo mai trovato la serenità per giocare come sappiamo fare».

Nel momento della verità, la Svizzera ha tremato ancora. Paralizzata dalla pressione, dall’ansia da prestazione, dal ruolo di favorita e dalle proprie ambizioni, la selezione rossocrociata si è fatta eliminare da una Germania solida, intelligente, compatta e cinica. «Contro di loro sono sempre gare difficili e lo sapevamo. La rete iniziale (su erroraccio di Mayer, ndr.) non ci ha aiutati, ha dato fiducia ai nostri avversari, ma in generale non abbiamo proposto il nostro migliore hockey. Proprio quando contava, è mancato qualcosa. Per questo mi assumo le mie responsabilità. Dobbiamo crescere a livello mentale e imparare a giocare in modo più sereno quando conta. È una cosa che questi giocatori sanno fare nei rispettivi club, ma qui, come gruppo, non ha funzionato. Ne abbiamo parlato tanto in questi giorni. Prima della partita, la squadra mi sembrava tranquilla, volenterosa, pronta. Dopo un brutto primo tempo abbiamo trovato l’1-1, ma poi le penalità hanno spezzato il nostro ritmo. In seguito abbiamo preso due reti stupide e non abbiamo più saputo rispondere».

Inevitabile interrogarsi sul futuro del coach 48.enne: «Non è nelle mie mani. Io non sono una persona che si tira indietro e che butta via tutto. Ciò che conta è che i giocatori abbiano ancora fiducia in me e nel mio staff. In seguito i miei capi prenderanno una decisione. Adesso è difficile rispondere a questa domanda».

Tra i suoi capi c’è ovviamente Lars Weibel, direttore delle squadre nazionali. Anche lui ha la faccia dei giorni peggiori: «Sono molto, molto deluso. La storia è la stessa degli ultimi anni, usciamo ai quarti di finale, ma il modo in cui è successo è ancora una volta diverso. Dobbiamo trovare una soluzione. Ci sarà un’analisi molto onesta, come sempre. Ci sono tante cose che sappiamo fare bene. Ora dovremo capire cosa non funziona. Abbiamo sempre rispetto dell’avversario, ma onestamente, contro questa Germania, dovevamo vincere. Non era forte come la Cechia, il Canada o altre squadre. Anche noi, non solo i media, ci chiediamo come sia potuto succedere di perdere ancora. Dobbiamo trovare una soluzione per vincere le sfide importanti. Il livello del gioco non è in discussione, Fischer svolge un grande lavoro e lo sviluppo della Nazionale è lì da vedere. La preparazione è stata pianificata nel modo giusto e avevamo a disposizione la miglior squadra degli ultimi 3-4 anni. Eppure siamo fuori. Ripeto: una volta tornati a casa, faremo le nostra analisi. Spero di avere subito la soluzione in mano per rilanciare la squadra e riprovarci nel 2024».

Fischer, infine, spiega così la scelta di Mayer al posto di Genoni: «Avevamo fiducia in Robert, ha disputato una stagione fantastica e anche qui a Riga è stato all’altezza. Tutto lo staff era convinto di questa decisione. Mi dispiace per lui, per quella prima rete, ma non voglio dare la colpa a lui per la sconfitta».

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