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Perché si parla dell'ingaggio di Jakub Jankto

Pochi mesi dopo aver dichiarato di essere omosessuale il calciatore ceco è in predicato di passare al Cagliari – Ma a far discutere sono le gravi dichiarazioni del ministro dello Sport Andrea Abodi: «Non amo le ostentazioni»
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Red. Online
11.07.2023 15:00

Per la Serie A italiana è una prima. Assoluta. Sì, Jakub Jankto sarà il primo calciatore dichiaratamente omosessuale a calcare i campi della Penisola. Il giocatore ceco, è vero, aveva già indossato in carriera le maglie di Udinese e Sampdoria. Ma all'epoca non aveva ancora dichiarato il suo orientamento sessuale. Ora, a pochi mesi dal suo annuncio, è in predicato di passare al Cagliari neopromosso.

Jankto aveva guadagnato i riflettori lo scorso 13 febbraio, pubblicando un video sui propri canali social in cui parlava apertamente della sua omosessualità: «Ciao, sono Jakub Jankto. Sono gay e non voglio più nascondermi« le parole del centrocampista. »Come tutti gli altri, ho i miei punti di forza, i miei punti deboli, una famiglia, i miei amici, un lavoro che svolgo al meglio da anni, con serietà, professionalità e passione. Come tutti gli altri, voglio anche vivere la mia vita in libertà. Senza paure. Senza pregiudizio. Senza violenza. Ma con amore. Sono gay e non voglio più nascondermi».

Che cosa ha detto Abodi

Il ritorno in Italia di Jankto, in un campionato caratterizzato da tanti, troppi episodi di razzismo e discriminazione, sta ovviamente facendo discutere. Come stanno facendo discutere le dichiarazioni di Andrea Abodi, ministro dello Sport. Intervistato da Radio 24, circa l'acquisto del centrocampista ceco da parte del Cagliari ha detto: «La società probabilmente a livello generale ancora qualche passo in avanti può farlo. Per quanto mi riguarda, Jankto è prima di tutto una persona e secondo è un atleta. Non faccio differenze di caratteristiche che riguardano la sfera delle scelte personali. Se devo essere altrettanto sincero non amo, in generale, le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono. Io mi fermo qui».

Parole interpretabili e, di riflesso, interpretate da molti come offensive o quantomeno fuori luogo. La polemica, insomma, è stata presto servita. Con Abodi che, peggiorando addirittura la sua posizione, ha cercato di precisare quanto detto in radio. «Ad esser corretti ho risposto dicendo: per me esistono le persone. Ho parlato di rispetto per le scelte e, aggiungo con convinzione e per correttezza, per la natura umana. Rispetto è un valore non equivocabile, da garantire. Poi, posso non condividere alcune espressioni del Pride?». E ancora: «Mi sono già messo in contatto con la società ma parlerò anche con il ragazzo. Gli dirò che sono felice di quello che ha detto. Se arrivano cento coming out sarà solo positivo, vorrà dire che siamo più civili e aperti. Farò tutto quello che può servire per chiarire la mia posizione su questo argomento».

L'omofobia nel calcio

Jankto, poche settimane dopo il suo annuncio, era stato intervistato dalle Iene su Italia 1. A precisa domanda, aveva risposto così: «Se il mondo del calcio è omofobo? Sicuramente un po’ sì, perché se sono io il primo calciatore gay è così. Dopo 26 anni con quella barriera non puoi vivere come vuoi e dopo quel coming out mi sento veramente libero ed è straordinario». Parallelamente, il calciatore aveva apprezzato la reazione da parte di molti club italiani e internazionali che, sui social, avevano sostenuto e applaudito la decisione dell'atleta.

«Quando abbiamo visto il video in cui hai fatto coming out dichiarando al mondo la tua omosessualità, abbiamo avuto una stretta al cuore, non per il contenuto del video – nel 2023 può essere ancora un problema l’orientamento sessuale di una persona? – ma per i tuoi occhi lucidi alla fine di quel video, dopo aver detto sono gay e non voglio più nascondermi» aveva twittato ad esempio l'Ascoli, dove Jankto aveva militato. «Subito dopo quella frase lanci uno sguardo al cielo, come se ti fossi liberato di un peso insostenibile». Nonostante ciò, fra i commenti social c'era chi aveva mostrato non poca ignoranza (eufemismo). Pure a livello giornalistico c'erano state uscite quantomeno infelici. Una su tutte, il titolo del quotidiano Libero: «Arriva a fine carriera e si ricorda che è gay»...

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