Calcio

Pollero: «Segnare 20 gol in stagione? L’ho già fatto e posso rifarlo»

Intervista a tu per tu con il bomber del Bellinzona, che domani sera sarà di scena sul campo della Maladière per l'insidiosa trasferta in casa del Neuchâtel Xamax
Attualmente il 27.enne uruguaiano è il miglior marcatore dei granata con 9 reti all’attivo nelle varie competizioni. © CdT/Gabriele Putzu
Nicola Martinetti
08.02.2024 06:00

Rodrigo Pollero ci raggiunge all’ombra della tribuna principale del Comunale. Sotto il braccio ha l’occorrente per preparare l’immancabile mate. La trasferta a Neuchâtel, del resto, è dietro l’angolo. Prima di partire per la Romandia, tuttavia, il bomber uruguaiano ci concede qualche minuto per una piacevole chiacchierata. In un italiano che ormai è divenuto fluente.

Rodrigo, partiamo da quanto accaduto a Baden lo scorso fine settimana. Nel canton Argovia cercavate i tre punti, e invece siete tornati in Ticino a mani vuote...
«È stata una partita molto complicata, e abbiamo incassato un duro colpo. Volevamo sfruttare quel confronto per fare un ulteriore balzo in avanti a livello di classifica, invece ci siamo complicati la vita da soli, anche per il modo in cui si è sviluppata la contesa. A ridosso della pausa eravamo infatti avanti per uno a zero, avendo peraltro giocato piuttosto bene. Poi, complice un calo di concentrazione, abbiamo concesso il pari nei minuti di recupero e lì qualcosa si è inceppato. Siamo rientrati in campo per la ripresa, ma è come se non lo avessimo mai fatto. Abbiamo sbagliato ogni cosa, perdendo gioco e intensità. È un errore da ricondurre a noi giocatori, che avremmo dovuto fare meglio».

Il gruppo come ha reagito a questo inatteso passo falso?
«È chiaro che il momentum positivo costruito a fine 2023, e poi proseguito con il buon pari interno col Thun alla ripresa, si è un pochino interrotto. Questa settimana abbiamo però lavorato sodo e tutti noi sappiamo dove abbiamo sbagliato. Ora ci attende un incontro molto importante sul sintetico della Maladière e siamo pronti a mostrare un’altra attitudine».

La buona notizia, quantomeno sul piano personale, è che a Baden hai potuto festeggiare la tua prima rete in questo 2024...
«Certo, per un attaccante è sempre importante trovare la via del gol. Ma la cosa finisce lì. La mia rete non è infatti stata sufficiente per aiutare la squadra e non ha fruttato alcun punto, che è l’unica cosa che conta. È soltanto un piccolo “boost” a livello statistico e per quanto concerne la fiducia, ma già dal prossimo match preferirei piuttosto vincere con i miei compagni».

In generale, fin qui, questa stagione è stata davvero atipica per te. La scorsa estate, in avvio di campionato, ti eri persino ritrovato fuori rosa, mentre ora sei l’attaccante titolare del club granata...
«È vero, per ora si è rivelata un’annata un po’ strana. Io però ho sempre mantenuto la testa e la voglia giusta, e oggi tutto il lavoro “invisibile” che ho svolto lontano dai riflettori, fuori dal campo, sta dando i suoi frutti. Anche - e lo sottolineo - perché la squadra è migliorata. Io come attaccante, lo dico sempre, dipendo molto dai miei compagni per fare gol. Se il gruppo gioca bene il mio lavoro diventa più semplice».

Sei per distacco il miglior marcatore della squadra con nove reti nelle varie competizioni. Ben sei in più del compagno più vicino. Senti che il peso dell’attacco grava ormai sulle tue spalle?
«No, non la avverto come una mia responsabilità. Certo, segnare è il mio lavoro, ma non ne faccio un’ossessione. Piuttosto mi rallegro che le reti stanno arrivando, e continuerò a lavorare sodo affinché non smettano di farlo. Ma ripeto: per poter segnare ho bisogno dei miei compagni. Il mio augurio più grande, allora, è che la squadra continui a girare bene così da aiutare noi attaccanti a finalizzare il lavoro del gruppo. Possibilmente, al contrario di Baden, così da ottenere punti importanti».

Sarò sempre grato a Murat, che mi aveva pescato dal Chiasso e mi aveva portato a Sciaffusa dandomi tanta fiducia. Quella stagione avevo giocato parecchio, e ricordo che Yakin mi aveva fatto sentire un giocatore importante

A Sciaffusa, nella stagione 2020/21, di gol ne avevi segnati addirittura 19 sotto la guida dell’oggi ct della Nazionale svizzera Murat Yakin. Hai parlato dell’importanza che rivestono i compagni, ma quanto ci aveva messo del suo «Muri», in quel tuo «anno di grazia»?
«Direi tantissimo. Sarò sempre grato a Murat, che mi aveva pescato dal Chiasso e mi aveva portato a Sciaffusa dandomi tanta fiducia. Quella stagione avevo giocato parecchio, e ricordo che Yakin mi aveva fatto sentire un giocatore importante. Dal canto mio l’avevo ripagato segnando quasi venti reti. Quell’exploit parla tanto per lui, un grande allenatore, quanto per me. Peccato solo che alla fine, pur giocando bene e lottando fino all’ultimo per i vertici della classifica, non sia arrivata l’auspicata promozione in Super League. Spero di riscattarmi qui a Bellinzona».

Dentro di te senti di poter essere ancora quel bomber visto all’opera in riva al Reno? Uno da venti gol stagionali in Challenge League, per intenderci?
«Se l’ho fatto una volta, posso rifarlo. La mia fame del resto non è diminuita. E anzi, ancora oggi costituisce l’elemento trainante del mio lavoro. Venti reti non sono poche, realizzarle ogni anno è durissima. Ma lavoro per tornare su quei livelli».

Peraltro, dopo quell’anno a Sciaffusa, ti eri trasferito a Zurigo per la stagione successiva. Breve riassunto: dopo il girone d’andata con i tigurini, poi vincitori del titolo in Super League, avevi vissuto il ritorno in prestito a Losanna, con cui sei invece retrocesso. Altro che «sliding door»...
«Purtroppo a proposito di annate strane, anche quella si era rivelata tale. Durante il girone d’andata mi ero trovato bene a Zurigo, segnando pure qualche rete importante come la doppietta nel derby col Grasshopper o quelle in Coppa Svizzera. Nel calcio però, come nella vita, ogni tanto bisogna prendere delle decisioni importanti, senza sapere dove ti porteranno. Oggi, ad anni di distanza e con la consapevolezza di aver metabolizzato quanto accaduto, ammetto di aver effettuato la scelta sbagliata. Se potessi tornare indietro, resterei allo Zurigo anche per il girone di ritorno. Ma la vita è fatta così, e non mi pento di aver comunque vissuto un’esperienza arricchente a Losanna, creandomi altri ricordi».

Torniamo allora al Bellinzona. Durante la pausa il vostro attacco si è ulteriormente rinforzato con l’honduregno Jorge Benguché, e ci si chiedeva come te, lui e Samba avreste potuto coesistere. La risposta, nelle prime partite, è stata schierarvi tutti titolari...
«Jorge è un bel innesto e si è subito integrato bene nel nostro gruppo, compreso quello più ristretto di noi attaccanti. Peraltro siamo molto simili nel modo di giocare, e tra noi si è subito instaurata una buona chimica. Comunque spetta al mister scegliere chi scende in campo, noi ci adattiamo di conseguenza con l’intento di fare sempre il meglio per il Bellinzona».

Domani sera sarete di scena a Neuchâtel, contro uno Xamax coriaceo che vi affianca in classifica. Vi attende insomma un altro impegno complicato...
«Sicuramente, ma ogni sfida in questa lega è difficile. Basta vedere quanto è successo a Baden lo scorso weekend per averne una conferma. Non è un caso che a separare la terza e la decima forza in classifica vi siano appena sei punti. La Challenge è un campionato durissimo e chi molla la presa è perso. Alla Maladière ci attende una battaglia, ma se giocheremo come sappiamo fare, avremo la possibilità di raccogliere punti importanti».

Un’ultima domanda: il tuo contratto con il club granata giungerà in scadenza a fine stagione. Hai già avuto modo di riflettere sul tuo futuro, magari assieme alla società?
«No, con la dirigenza non ne ho ancora parlato, ma va bene così. Ho infatti deciso che fino al termine del campionato voglio focalizzarmi solo sul campo, aiutando la squadra a raggiungere gli obiettivi prefissati. Una volta archiviata la stagione vi sarà poi tempo per riflettere sul mio futuro. Un ritorno in Sud America? Ovviamente rientrerà nei pensieri che farò ad annata conclusa. La scelta che prenderò terrà pure conto della volontà e delle esigenze della mia famiglia, e in particolare di mia figlia, che ora ha un anno. Ormai sono quasi sei stagioni che vivo e gioco in Svizzera, e che di riflesso riabbraccio il mio Paese solo durante le pause del campionato. Vedremo. Per ora, come detto, sono focalizzato sul girone di ritorno».