Taca la bala

L'importanza delle curve

Marco Odermatt sarà la punta di diamante della selezione elvetica agli imminenti Mondiali di sci alpino - Basterà per raccogliere il testimone di Roger Federer quale sportivo svizzero più amato?
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Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
03.02.2023 06:00

Chiedo l’apertura di un dibattito, dopo che qualcuno ha provato a convincermi che la popolarità di uno sportivo oggi si misura in follower: Alisha Lehmann (Alisha chi?) ha più seguaci sui social di quanti ne ha e ne aveva il divino Roger Federer. Lei è una calciatrice (mai la definizione del compianto Gianni Mura applicata ai maschietti è sembrata tanto azzeccata: lui direbbe che trattasi di «calciattrice», vedere le foto di Alisha su Instagram per credere...) e veste la maglia dell’Aston Villa. La seguono più di 13 milioni di persone, il Roger nazionale le concede qualcosa come un paio di milioni di seguaci. La domanda, e quindi il dibattito: il numero dei follower su Instagram (compresi i profili falsi che si possono anche acquistare) è davvero un indicatore di popolarità? E quando diciamo popolarità siamo legittimati a mettere in relazione questo termine col valore della prestazione sportiva fornita dall’atleta? Perché nel caso di Alisha, tutta curve, trucco pesante e ammiccamenti sexy, chi scrive ha l’impressione che la popolarità acquisita c’entri poco con la pratica del calcio, che certamente è servito da detonatore, ma oggi non è più il volano che, da solo, assicura la celebrità della bernese.

Prima di arrovellarmi (ma neanche troppo...) con questi interrogativi, in realtà stavo pensando all’imminente Mondiale di sci alpino che si aprirà la settimana prossima in Val Tarantaise, dove la montagna è stata violentata brutalmente già da tempo per scopi turistici. Il nostro grande Marco Odermatt, che inanella un successo dietro l’altro e dimostra bravura, modestia e carisma un po’ come Roger Federer, è pronto a colmare il vuoto lasciato dal grande tennista nel cuore degli sportivi svizzeri? Se il termine di paragone sta su Instagram e nei social, la battaglia dello sciatore di Buochs è largamente persa: ho dato un’occhiata al suo profilo, il nidvaldese conta 237 mila follower. Eppure in fatto di curve se ne intende almeno come la Lehmann. Lo sci alpino non è uno sport universale, «Odi» non avrà il seguito di un calciatore o di un tennista, ma il suo talento e la sua maestria sono immensi. Possiede la regolarità di un Marcel Hirscher, il coraggio di un Bode Miller, la simpatia che emanava Pirmin Zurbriggen. Non c’è dubbio che a partire da lunedì Odermatt sarà la stella polare del Mondiale di sci, che si apre in effetti sotto una buona stella per lui: il 6 febbraio è un giorno che lo sciatore non dimenticherà mai, perché proprio in quella data, cinque anni fa, a Davos si mise in tasca ai Mondiali juniores la quinta medaglia d’oro, vincendo il gigante dopo essersi imposto in discesa, nel superG, in combinata e nella gara a squadre. Un vero record. Eppure il giovanissimo Marco da piccolo non era un grande talento dello sci: suo papà Walter ricorda per esempio che alla prima uscita internazionale di Marco, al Trofeo Topolino nel 2012, il ragazzino rimediò una scoppola da un coetaneo che oggi frequenta la Coppa del mondo, il bulgaro Albert Popov che gli rifilò otto secondi di distacco sulle due manche del gigante.

Il segreto del successo di «Odi» sta nella sua maniera di gestire le gare: lo sport dev’essere soprattutto piacere, deve essere un gioco e regalare gioia. Sempre il papà dice di non ricordare una sola volta in cui Marco sia rientrato a casa dopo una gara triste per un brutto risultato. Nemmeno quando, in due gare FIS disputate ad Arosa ( superG), si classificò 86. e 92., lontanissimo dal compagno di squadra Loïc Meillard che riuscì a classificarsi tra i top 10. Oggi Odermatt vola, riesce a scansare le insidie della pista, a fare il vuoto alle sue spalle: potrebbe tirarsela, chiedere di allestire un team privato, invece anche se lo sci è uno sport individuale esalta il valore dello spirito di squadra, incita i compagni, divide con loro le gioie dei suoi successi, regala a tutti pacche sulle spalle. Un campione adorabile, un degno successore dell’immenso King Roger.