L'intervista

«Per l’orgoglio di Lara Gut-Behrami questo gigante è molto importante»

Sonja Nef, campionessa del mondo tra le porte larghe a Sankt Anton nel 2001, parla della ticinese, che figura tra le favorite per il titolo in palio a Méribel
Le attenzioni di Lara Gut-Behrami sono ora tutte rivolte sul gigante a Méribel. © Keystone/Jean Christophe Bott
Raffaele Soldati
15.02.2023 22:00

Nel circo bianco la chiamavano «Maestra delle porte larghe». Sonja Nef, ricordata soprattutto per il titolo mondiale vinto nel 2001 a Sankt Anton e per il bronzo olimpico del 2002 a Salt Lake City, ci ha confidato le sue impressioni su questi Mondiali. E, in particolare, su Lara Gut-Behrami, tra le favorite nel gigante a Méribel.

I Mondiali di Courchevel - Méribel erano partiti un po’ in sordina per i rossocrociati. Dopo le discese dello scorso fine settimana è però tornato l’entusiasmo.
«A guardar bene, l’inizio ci aveva regalato un argento in combinata grazie a Wendy Holdener. È però vero che, nonostante gli onorevoli superG di Lara Gut-Behrami e di Marco Odermatt, non erano arrivate le tanto attese medaglie. Ai Mondiali, lo sappiamo, contano soltanto i posti sul podio. Marco ha trovato il modo riscattarsi in fretta. Lo ha fatto alla grande un giorno dopo l’impresa realizzata da Jasmine Flury. Grazie al terzo posto ottenuto in discesa da Corinne Suter e al secondo argento di Wendy nel parallelo individuale, il medagliere ha cambiato volto. Con due ori, due argenti e un bronzo penso che si possano affrontare le prossime gare con maggiore tranquillità».

Lei ha già fatto un accenno a Lara, che potrebbe affrontare la gara tra le porte larghe con una certa pressione.
«Questo vale per tutte le sciatrici che partono con il ruolo di favorite. A incominciare da Mikaela Shiffrin, che a mio avviso resta comunque l’atleta da battere. Due anni fa a Cortina Lara aveva vinto il titolo in gigante dopo il successo in superG e il bronzo in discesa. Era insomma arrivata la classica ciliegina sulla torta. Il suo Mondiale fu eccezionale. Lara è una grande campionessa. Lo ha dimostrato in più occasioni. Non solo con i successi e le medaglie. Tanti i suoi buoni risultati anche in questa stagione di Coppa del mondo fin qui dominata dall’americana Shiffrin. Lara non avrebbe più nulla da dimostrare. Ma è pur vero che per il suo orgoglio il gigante assume un significato importante. La pista e, soprattutto, il tipo di neve, non sono il massimo per lei. Io le auguro comunque una bella gara, due manche all’altezza delle sue qualità in questa disciplina. Ad ogni modo sono diverse le ragazze che possono fare bene. Oltre a Mikaela e a Lara, ci sono le italiane - Bassino e Brignone in testa - e le scandinave. Poi ci sono le eventuali sorprese».

Lei vinse l’oro Mondiale nel 2001 a Sankt Anton. È questo il risultato al quale tiene di più?
«Questo oro è quello per il quale ancora oggi, che ho superato i cinquant’anni, sono ricordata. Se però ripenso alla mia carriera, non c’è solo quel risultato straordinario. Vado fiera per essermi risollevata più volte dopo vari infortuni. Per aver vinto una quindicina di gare in Coppa del mondo (13 giganti e 2 slalom, ndr) e due volte la coppa di specialità tra le porte larghe (2001 e 2002, ndr). Ecco, anche ripensando a Lara Gut-Behrami e alla sua grande carriera, vedo altro. Nella sua bacheca c’è una generale di Coppa nel 2016. Anche lei sa cosa significhi infortunarsi e quanto sia difficile ritornare alle competizioni. E, oltretutto, ritornare ai vertici. Insomma, tutto quello che fa parte della vita di una sportiva che ha deciso di dedicarsi fin da piccola allo sci competitivo. Questo è un discorso, che vale naturalmente anche per Shiffrin e per tante altre ragazze che hanno dovuto fare i conti con momenti difficili nella propria vita».

Odermatt? Vederlo sciare è fantastico. Ma è anche bello vedere il suo atteggiamento nei confronti dello sport che ama e il comportamento con i suoi colleghi e avversari

Venerdì sarà la volta del gigante maschile. Il favorito d’obbligo, naturalmente, è Marco Odermatt.
«Vederlo sciare è fantastico. Ma è anche bello vedere il suo atteggiamento nei confronti dello sport che ama e il comportamento con i suoi colleghi e avversari. I confronti con i grandi personaggi dello sport rossocrociato - penso a Pirmin Zurbriggen o al Maestro del tennis, Roger Federer - ci stanno. Lui non si dissocia. Anzi, li accetta quasi divertito. È però sempre modesto e attento nel ricordare che nei paragoni bisogna stare attenti al senso delle proporzioni. Odermatt ha davanti a sé ancora tanti anni di competizioni. I conti si faranno alla fine. Intanto godiamoci lo spettacolo che sa offrire. Sul piano tecnico e fuori dalle piste».

Dulcis in fundo ci sono gli slalom. Anche questa disciplina potrebbe essere un territorio di caccia per gli elvetici?
«Tra le donne c’è ancora Wendy. Tra gli uomini abbiamo invece tre carte pregiate come il ritrovato Ramon Zenhäusern, Daniel Yule e Loïc Meillard. In stagione sono stati piuttosto regolari. Mi auguro che sappiano confermare quanto mostrato in Coppa del mondo».

Ai Mondiali ci sono le discipline classiche, ma anche i Team Event e i paralleli individuali. Quali le sue impressioni su questo genere di competizioni?
«Trovo che siano spettacolari, ma hanno diverse pecche. Non trovo giusto che si disputino solo alle Olimpiadi o ai Mondiali. Se si volessero valorizzare, dovrebbero trovare posto anche nel calendario di Coppa del Mondo. Invece non è il caso. La pecca più grande è però quella che gli atleti di punta non vi partecipano. Il valore delle competizioni è quindi relativo. Capisco le discussioni che si fanno per valutare se è il caso di continuare a mantenerli nel programma delle gare iridate».