L'intervista

«Siamo una piccola famiglia, capace di grandi risultati»

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il pilota ticinese Jacopo Mazza, che ha concluso la sua prima stagione nella Ligier European Series con un terzo posto
Jacopo Mazza, 21 anni, ha da poco concluso la sua prima stagione nella Ligier European Series.
Maddalena Buila
12.12.2023 06:00

Alla sua prima stagione nel campionato Ligier European Series, il ticinese Jacopo Mazza è già riuscito a conquistare il terzo posto assoluto con il team LR Dynamics. Per dedicarsi completamente alla vita di pilota, il 21.enne deve però fare i conti anche con diversi sacrifici.

Jacopo, innanzitutto come stai?

«Così così. Qualche giorno fa, durante gli ultimi preparativi prima di cominciare la stagione da istruttore sul circuito di Yas Marina, ho fatto un incidente mentre ero al volante di un kart. Ho urtato il compagno davanti a me e poco dopo altri tre mi sono venuti addosso da dietro. Risultato? Un colpo di frusta micidiale. Sono cose che capitano, per carità, ma avrei preferito non fosse successo ora, dato che dopodomani inizia la mia attività come istruttore. Pazienza».

Incidente a parte, come va la vita a Dubai? Un posto che conoscevi già bene, e che da qualche anno a questa parte funge da dimora fissa per te e la tua famiglia...

«Per il momento funziona. Quest’anno ho comunque passato diversi mesi in Europa, dunque tornare qui è stata un’esperienza particolare. La realtà di Dubai è infatti molto diversa da quella rossocrociata. Non esiste, per esempio, pensare di uscire di casa a fare una passeggiata. Le temperature erano infatti intorno ai quaranta gradi fino allo scorso mese. Inoltre non è nemmeno fattibile farsi un giretto in auto, la gente è tantissima e il traffico allucinante. Quando vivevo in Ticino spesso mi capitava di prendermi del tempo per me stesso in sella alla mia moto oppure camminando accanto al laghetto di Origilio. Qui ci si può dimenticare tutto questo. Di conseguenza diventa anche difficile trovare il modo di riempire le proprie giornate. Io lavoro circa una quindicina di giorni al mese. Per il resto mi devo inventare qualcosa da fare. Un’attività che non risulta evidente se vivi a Dubai».

Che soluzione hai dunque trovato per riempire le tue giornate libere?

«Poco tempo fa mia mamma si è dovuta far operare a un’anca, dunque con tutta la famiglia ci siamo impegnati per starle quando più possibile accanto. Sono stati giorni di viavai dall’ospedale, in cui sinceramente non avevo molto altro per la testa. Al di là di questa parentesi, il tempo è poi passato tra un impegno di semplice quotidianità e l’altro».

Alla luce di questi aspetti, hai mai dei ripensamenti per aver scelto di fare il pilota professionista?

«Credo che nella vita sia sempre giusto domandarsi se la nostra attività lavorativa ci soddisfa o meno. Ma, ad essere sincero, questa stagione non ha fatto altro che darmi conferme: amo l’ambito dei motori. Per il momento sento che è questo il mio posto».

Un pensiero forse ancora più forte dopo i risultati ottenuti quest’anno: alla tua prima stagione nella Ligier European Series hai chiuso con un terzo posto assoluto. Non male...

«È stata un’esperienza fantastica. Chiaro, ho ancora tanto da imparare. C’è da considerare però che i risultati che abbiamo ottenuto sia io sia il mio compagno di squadra Simone, sono stati eccelsi considerato quanto avevamo a disposizione. Il nostro team, infatti, si è presentato al via con un budget decisamente limitato. Non ho dunque avuto modo di prepararmi dettagliatamente per nessuna delle piste in cui abbiamo corso. Non le avevo mai provate prima della gara ufficiale. Riuscire a centrare qualche podio l’avevo preventivato e sperato, ma da qui a conquistare il terzo posto assoluto - con tanto di vittoria sul circuito della Sarthe a Le Mans - ce ne passa di acqua sotto i ponti».

Mi ero prefissato di centrare alcuni podi, poi la stagione si è chiusa andando ben oltre quanto potessi immaginare
Jacopo Mazza, pilota ticinese

Ci puoi raccontare qualcosa di più sulla particolare automobile che guidi?

«Si tratta di un prototipo, una categoria di automobili che non deriva da quelle da strada, ma che non fa nemmeno parte della famiglia delle Formule. In poche parole è composta da scocche di carbonio a cui si aggiungono le altre componenti, come per esempio il motore, il cambio e l’alettone nella parte posteriore. Queste vetture sono pensate solo per le corse. Quella che guido io si inserisce nella categoria LMP4, un entry level. Tecnicamente la macchina non è infatti così complicata né da guidare né da riparare».

Com’è il rapporto tra te e il tuo compagno di squadra? Si può parlare di un legame di amicizia oppure si tratta di pura collaborazione lavorativa?

«Decisamente la prima opzione. Simone è il figlio del team manager Luca Riccitelli. Ha tanta esperienza alle spalle e mi è stato di grande aiuto quest’anno, dato che, avendo già fatto una stagione in questo campionato, conosceva già sia le piste sia l’automobile. Per me è stato un vero e proprio mentore. Il team LR Dynamics è molto piccolo, come una famiglia. Oltre a Luca e Simone ci sono alcuni meccanici - di cui uno è il fratello di Simone -, un ingegnere e una cuoca, ovvero la signora Riccitelli. Io sono stato accolto benissimo e di questo sono loro veramente grato. Nonostante siamo un piccolo gruppo, abbiamo dimostrato di essere in grado di conquistare grandi obiettivi, mostrando un’ottima continuità per tutto l’arco della stagione».

Una curiosità. Se si visita il tuo sito web si viene accolti dalla seguente frase di Steve McQueen: «Racing is life. Anything that happens before or after is just waiting». Ovvero «Gareggiare è vita. Tutto ciò che accade prima o dopo è solo un’attesa». Ha un significato particolare per te questa citazione?

«Assolutamente. Vedo proprio in quest’ottica il mondo dei motori. Vivo per provare le sensazioni che ti regala stare al volante e, quando mi fermo, aspetto solo il momento per tornare ad assaporale».

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