Lutti

Amos Oz, coscienza critica e sociale di Israele

Gigante della letteratura e del dialogo lo scrittore e saggista si è spento a 79 anni
Figlio di Gerusalemme. Oz ha saputo descrivere meglio di ogni altro la città più amata e contesa della storia umana.
Sergio Roic
29.12.2018 06:00

Si è spento ieri, all’età di 79 anni, il grande scrittore israeliano Amos Oz. Assieme ad Abraham Yehoshua, David Grossman e in parte Eskhol Nevo ha rappresentato la coscienza critica letteraria ma anche sociale di Israele. Numerose le sue prese di posizione di natura politica e grande la sua influenza in patria e all’estero: lo scrittore nato a Gerusalemme, insignito di numerosi premi e onorificenze, e tradotto in più di quaranta lingue, era considerato una voce autorevole e del tutto libera.

Cuore pulsante di una delle più antiche città della terra, Oz era uno di quegli scrittori che non si peritavano di prendere la parola nel dibattito pubblico o di mettere in risalto la sua opinione, e quelle di altri, all’interno delle intriganti trame dei suoi romanzi scorrevoli ma pure complessi, sempre alla ricerca di un punto da dimostrare, di una storia da inserire in un contesto preciso e riconducibile alla vita reale.

Per il valore e l’importanza del messaggio letterario di Oz (nato Klausner, lo scrittore ha scelto il nom de plume Oz, che in ebraico significa «forza»), l’autore israeliano avrebbe ampiamente meritato anche il premio Nobel per la letteratura essendo stato il cantore davvero dedicato del tempo, dello spazio, delle avventure e disavventure umane di quel fazzoletto di terra che corrisponde alla storica città di Gerusalemme e ai suoi dintorni. Oz, infatti, ha gravitato per tutta la vita attorno alla sua città natale descrivendone (aveva bene in mente la sua storia) la profonda influenza sulle vicende umane che vi hanno avuto luogo in età contemporanea.

Emblematico, fra i suoi numerosi romanzi, quello che ha per titolo «Giuda», di quattro anni fa ed apparso dopo una pausa narrativa di dodici anni (nel frattempo Oz si era cimentato con articoli e saggi). Vi si descrive la storia di uno studente mancato che nell’inverno fra il 1959 e il 1960, a Gerusalemme, ripercorre la storia di Gesù Cristo e del suo traditore, Giuda, dal punto di vista degli ebrei. Accanto al bisogno interiore di saperne di più a proposito di questo tema cruciale per il suo popolo, il giovane si trova per caso a vivere nella casa della figlia di un alto dirigente politico, poi emarginato, ai tempi della nascita dello Stato d’Israele. Le rassomiglianze e le differenze tra la storia antica e quella moderna, entrambe verificatesi a Gerusalemme, sono la colonna portante del libro ed esemplificano le problematiche della società israeliana d’oggi.

Dodici anni prima di «Giuda», Oz aveva scritto «Una storia d’amore e di tenebra», che in effetti è la storia della sua famiglia, narrata in parallelo alle vicende storiche (il protettorato britannico, la guerra d’indipendenza) che hanno caratterizzato la nascita di Israele, senza dimenticare il dolorosissimo suicidio della madre e la rottura col padre a seguito della quale il giovane Amos si fece chiamare Oz (= «forza») e andò a vivere in un kibbutz.

Un terzo romanzo fra quelli caratteristici dello scrittore israeliano è senz’altro lo splendido «Conoscere una donna», del 1989, che ha per protagonista un agente segreto israeliano che viene a sapere della morte in un incidente della moglie Ivria mentre è in missione all’estero. Quel fatto traumatico spinge l’uomo a ripensare alla moglie amata fino a rendersi conto, lui che del valutare degli uomini aveva fatto un mestiere, di non conoscerla affatto e di rimpiangere oltremodo il loro mancato incontro. La narrazione, toccante e precisa, procede à rebours, all’indietro, svelando ad uno ad uno tutti i possibili momenti in cui sarebbe potuta verificarsi una comunione con Ivria, purtroppo svaniti nel nulla.

«Tra amici», considerato tra i libri di narrativa minori dello scrittore e pubblicato nel 2012, fornisce invece una prospettiva di grande interesse sul mondo comunitario dei kibbutz, ben conosciuto da Oz che, al momento di abbracciarlo, ne fece una scelta esistenziale. Le otto storie che costituiscono la vicenda presentano il piccolo universo condiviso ed ugualitario in una luce nostalgica ma anche di ribellione, visto che, alla fine, almeno secondo Oz, gli ideali che ne erano alla base si rivelarono per lo più irrealizzabili, «troppo grandi e distanti».

Di non minore importanza, soprattutto per quel che riguarda la vita interna di Israele, è stato l’impegno socio-politico di Amos Oz. Pacifista dichiarato, dapprima vicino al Partito laburista, al punto che fu proposto fra i possibili eredi di Simon Peres, aderì inseguito all’altro partito, «Meretz», invitando esplicitamente gli israeliani a votarlo. Questo impegno politico diretto non deve stupire, dato che in Israele la triade Oz-Yehoshua-Grossman, tre scrittori di vaglia e dalle profonde convinzioni, da lungo tempo occupa la scena nazionale con dichiarazioni e interventi puntuali. La loro posizione, ben nota, sulla necessaria divisione in due Stati tra Israele e Palestina ha provocato numerose polemiche e altrettanto sostegno. Di questa posizione fanno fede, in Ticino, due recenti e intense conferenze tenute da Abraham Yehoshua (a Lugano) e da David Grossman (a Chiasso).

Contro ogni fanatismo

È quindi in questo ambito che si può collocare, ad esempio, il suo saggio «Contro il fanatismo», pubblicato nel 2002 a seguito di tre conferenze sul tema tenute presso l’università tedesca di Tubinga. Parlando di fanatismo, Oz ha rimarcato la sua conoscenza diretta di questo fenomeno, causa di tanti mali che affliggono l’umanità e le sue diverse componenti e presente pure in Israele e fra coloro che lo osteggiano. In questo contesto celebre rimane una frase di Oz contenuta nel libro: «Ritengo che l’essenza del fanatismo stia nel desiderio di costringere gli altri a cambiare. Il fanatico è più interessato a te che a se stesso. Vuole salvarti l’anima, vuole redimerti... salvarci dalla democrazia, dal pluralismo, dalla libertà di parola, dall’emancipazione delle donne».

La figura di Amos Oz, quella di un umanista autentico, oltre che di un artista della parola che ha saputo diffondere le problematiche del suo tempo e della sua terra attraverso personaggi indimenticabili, rimarrà nel tempo a memento del fatto che la parola scritta, se meditata, non potrà mai venire cancellata.