Il caso

Arresti domiciliari per i genitori di Matteo Renzi

Le accuse sono bancarotta fraudolenta e emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti - La rabbia dell’ex premier italiano
(foto Keystone)
Ats
18.02.2019 22:02

FIRENZE - Sono agli arresti domiciliari Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori del senatore per il Partito democratico (Pd) ed ex premier italiano Matteo Renzi. Gli uomini della Guardia di finanza si sono presentati nella loro abitazione a Rignano sull’Arno (Firenze) notificando loro l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari (gip): le accuse sono di emissione, tra il 2013 e il 2018, di fatture per operazioni inesistenti, e bancarotta fraudolenta di due società cooperative tra il 2010 e il 2013.

Al loro fianco l’avvocato Federico Bagattini che da sempre ha assistito la coppia. «Mai vista una cosa del genere: arresti domiciliari a due persone prossime a 70 anni per fatti asseritamente commessi al più tardi nel 2012. Ci riserviamo ogni valutazione», ha detto Bagattini.

Ai domiciliari è finito anche un imprenditore di Campi Ligure, in provincia di Genova. La prima reazione dell’ex premier Renzi, che ha annullato la presentazione del suo libro in programma a Torino, è stata di massima «fiducia nella giustizia italiana». Poi però è venuta fuori anche tutta la rabbia: «non accetto processi in piazza o sul web», ha detto, «i miei genitori si difenderanno in tribunale» anche perché, «chi ha letto le carte dice che è un provvedimento assurdo».

Secondo la procura di Firenze - l’inchiesta è coordinata dal procuratore Giuseppe Creazzo e condotta dall’aggiunto Luca Turco e dal pubblico ministero (pm) Christine Von Borries - i Renzi avrebbero provocato il fallimento di tre cooperative, dopo averle svuotate. Il tutto sarebbe partito dalle indagini sulla Eventi 6 - la società specializzata nella distribuzione di materiale pubblicitario, prima intestata a Tiziano Renzi e poi passata alla moglie - e su tre cooperative (La Delivery, Europe service Srl e Marmodiv). Nell’estate scorsa gli uomini della Guardia di Finanza perquisirono due delle tre cooperative acquisendo molto materiale e nell’ottobre scorso il pm Turco avrebbe chiesto il fallimento della Marmodiv.

Proprio dal materiale sequestrato nel corso di quelle perquisizioni, i magistrati si sarebbero fatti la convinzione del reato di bancarotta fraudolenta che oggi ha portato all’arresto.

I problemi giudiziari di Tiziano Renzi e Laura Bovoli cominciarono quando iniziò l’ascesa del figlio dopo l’esperienza come sindaco di Firenze. La prima inchiesta che li vide indagati partì da Genova nel 2014 e poi il padre dell’ex premier entrò nell’inchiesta Consip, dalla quale però è uscito con un’archiviazione.

Anche altre procure si sarebbero occupate dell’attività delle loro società e delle cooperative o di personaggi a loro legati. Tra queste la procura di Cuneo e quella di Trani. Proprio da Cuneo, secondo quanto appreso, sarebbero arrivati altri faldoni che i pm fiorentini hanno potuto utilizzare per avanzare l’accusa di aver causato il fallimento delle stesse cooperative.

Nell’ottobre scorso Tiziano Renzi annunciò di voler lasciare tutti gli incarichi nelle società e di ritirarsi a vita privata. Un mese prima la giudice dell’udienza preliminare (gup) di Firenze Silvia Romeo li aveva rinviati a giudizio per emissione di fatture false insieme all’imprenditore degli outlet di lusso Luigi Dagostino. La prima udienza di questo processo è fissata per il 4 marzo 2019.

«Mi sento responsabile per il dolore dei miei genitori, dei miei fratelli, dei miei figli e dei miei nipoti. I dieci nipoti sanno però chi sono i loro nonni. Sanno che possono fidarsi di loro. E sanno che ciò che sta avvenendo è profondamente ingiusto», ha scritto su Facebook Matteo Renzi mentre faceva rientro a Firenze.