Scenari globali, sanzioni, nuove tecnologie

Quale è stato l’impatto dei nuovi scenari geopolitici sulla vostra attività?
“Come in ogni fase di trasformazione, c’è chi ne può aver tratto vantaggio, ma per noi ha significato la chiusura di mercati importanti. Era già accaduto tempo addietro per l’Iran, ove eravamo molto presenti. Ora è stato il caso della Russia, con sanzioni che sono andate via via aumentando fino ad un vero e proprio blocco per quanto riguarda l’importazione di materiali e tecnologie. Avevamo grossi progetti per quel mercato, sia nell’ambito della vendita di tecnologie che di apparecchiature e servizi relative ad impianti di fertilizzanti. Il tutto si è tradotto in una perdita di ricavi. Dobbiamo anche considerare che la Russia è un importante esportatore di fertilizzanti, settore in cui noi siamo molto attivi, per cui l’impatto è stato su più fronti e c’è stata una costante evoluzione sull’arco dell’ultimo anno. Per contro la situazione che si è creata ha dato un impulso alla transizione verso nuovi progetti legati alla sostenibilità creando nuove opportunità di business in altre aree”.
A ciò vanno aggiunte le evoluzioni di mercato che hanno impattato l’economia in generale?
“Possiamo considerarli come degli effetti indiretti, ad esempio i costi delle materie prime e dell’energia. Ora il prezzo del gas naturale è rientrato verso livelli normali, mentre quello di altre materie prime rimane instabile, anche a causa del fatto che materiali strategici sono detenuti da alcune nazioni in regime di semi-monopolio, e l’inflazione in generale si mantiene su livelli elevati. Noi facciamo costruire e poi rivendiamo tutte le apparecchiature che progettiamo, e cerchiamo quindi di assorbire i maggiori costi e effettuare aggiustamenti sui prezzi, ma si creano comunque difficoltà con contratti in essere”.
Lei cita che si sono tuttavia aperte anche delle opportunità, quali?
“Sono soprattutto nel campo delle energie rinnovabili. La mancanza di fonti fossili come il gas russo ha accelerato progetti che erano in fase di studio ed ha avviato iniziative destinate oltre a tutto a sganciarsi, almeno progressivamente, da quelle nazioni che dominavano il mercato. Le fonti “verdi” sono più diffuse e si limita il ricorso a pipelines e trasporto di gas liquefatto. Noi eravamo preparati a questa transizione anche per quanto riguarda le nuove tecnologie che ne derivano, ma rimane il fatto che si perdono ricavi a breve termine mentre si creano opportunità che generano ricavi più a medio/lungo termine”.
Quindi anche le nuove normative e gli standard internazionali in ambito ecologico favoriscono la vostra attività?
“Le nuove norme vanno rispettate, da tutti i Paesi, e la difesa dell’ambiente è certamente un tema dominante. Questo ci crea opportunità nel fornire tecnologie in linea con queste norme tese ad eliminare l’emissioni di CO2. Parliamo di produrre i prodotti chimici di riferimento per noi, come metanolo od ammoniaca senza emettere CO2. Vi è poi la prospettiva di usare prodotti chimici, quali l’idrogeno l’ammoniaca o il metanolo, come vettori per trasportare l’energia elettrica prodotta da energie rinnovabili che è difficile da trasportare a distanza. L’ammoniaca ed il metanolo presentano dei vantaggi rispetto all’idrogeno. Vista la scarsità dell’energia da rinnovabili rispetto alla richiesta globale, penso che avremo una fase di transizione, per velocizzare la riduzione delle emissioni di CO2, in cui si produrranno i vettori sopraccitati anche continuando ad usare il metano ma catturando e “sequestrando” la CO2. Anche questi sono campi che ci vedono protagonisti”.
Venendo ad un aspetto generale, quanto è interessante fare impresa in Svizzera?
“Dipende dai settori. Fare impresa in Svizzera operando sui mercati internazionali è interessante se si propongono prodotti con elevati contenuti tecnologici che consentano di creare vantaggi competitivi e anche un adeguato “pricing power” che giustifichi gli elevati costi di mano d’opera. Un società come la nostra che ha queste caratteristiche può quindi beneficiare per sviluppare le sue tecnologie dell’alta concentrazione di centri di ricerca, dei due politecnici fra i primi al mondo, e delle tante università presenti in Svizzera, che fanno una ricerca d’avanguardia in molti campi scientifici. In Svizzera si beneficia inoltre di un sistema burocratico e fiscale più efficiente e snello che in altri Paesi. Anche se fiscalmente il Ticino è meno attraente di altre zone della Svizzera siamo radicati nel territorio da molti anni e per noi Lugano rimane il centro nevralgico del Gruppo, che include 4 società estere, a cui fa capo l’attività di ricerca e di gestione dei progetti internazionali”.