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L’eccellenza incontra la sostenibilità

Qualità ed esclusività brillano nel mercato che cambia
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23.03.2024 05:06

Contenuto pubblicato su mandato del partner inserzionista, che ne assume la responsabilità redazionale.

Vi è un luogo comune secondo cui il mondo del lusso, e della moda in particolare, sarebbe incompatibile con i cosiddetti criteri ESG, cioè di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Ciò può aver avuto qualche parziale giustificazione in passato, ma all’interno di tali settori vanno comunque fatte opportune diversificazioni considerando i diversi segmenti del mercato ed i diversi brand. Se la moda è additata quale consumatrice intensiva di acqua, rea di ingenti emissioni di carbonio, di condizioni di lavoro inferiori agli standard, se inquinatrice e produttrice di elevati volumi di rifiuti tessili (le immagini del deserto di Atacama hanno fatto il giro del mondo), tali colpe sono più che altro da attribuire ai produttori del segmento medio-basso, di quella che oggi si suole definire fast-fashion. In realtà lusso e sostenibilità, così come sostenibilità e profitto, sono oggi più che mai compatibili ed in linea con l’attenzione che molti investitori mostrano nei riguardi di questi temi.

In realtà i marchi del lusso godono di un vantaggio rispetto ai loro concorrenti fast-fashion, grazie alla possibilità di creare valore lungo l’intera catena di produzione, al ruolo che l’artigianalità riveste al loro interno, all’attenzione per la qualità in ogni fase dei processi, all’attenzione per la durata dei loro prodotti nel tempo, del tutto lontana da quella “cultura dello spreco” giustamente stigmatizzata.

Al contempo sta mutando la struttura della domanda dei beni di lusso, meno dipendenti dalle fasce più anziane di clientela e più dalla nuova ricchezza creata dalle giovani generazioni, un fenomeno dimostrato fra l’altro dalla buona tenuta, in termini commerciali e reddituali, dai marchi di eccellenza durante la recente contrazione congiunturale. Basti pensare che in Cina quasi l’80% della spesa del lusso viene da clienti di età inferiore a 35 anni, rispetto al 66% di pochi anni fa. Il mercato si rivela dunque in crescita e l’orientamento verso i criteri di sostenibilità mitiga anche i rischi finanziari che potrebbero derivare dalla mancata osservanza di norme sempre più ampie ed incisive.

L’attuale scenario, che prevediamo segnato dall’avvio di un nuovo ciclo, beneficia fra l’altro di tendenze che potrebbero essere definiti “effetti post-pandemia”, e di tutto ciò che ne è seguito, e di cui il mondo del lusso ha beneficiato. Da un lato si è orientata verso i beni di lusso una parte consistente di quel risparmio accumulato nel periodo delle restrizioni e delle chiusure (il cosiddetto “revenge spending”). Su altri versanti le strozzature logistiche ed altri fenomeni, con il venir meno di forniture, componenti, oltre a difficoltà distributive, hanno determinato in molti casi una rarefazione di offerta, ritardi nelle consegne, finendo quasi col rendere certi beni di lusso ancora più “preziosi” sul piano psicologico e della pressione della domanda.

Nel campo automobilistico Porsche costituisce un buon esempio del fenomeno, quale “status symbol” a livello globale ma soprattutto quale produttore di assoluta eccellenza tecnologica. Le mancate forniture di chip e di altri componenti hanno determinato ritardi di consegna (che ancora perdurano), mentre il marchio si impegnava nelle trasformazioni verso nuove forme di motorizzazione, quindi in piena chiave di sostenibilità, ed introducendo nuovi modelli sia orientati alla sua ultra-fidelizzata clientela che a quella potenziale.

Anche Apple è azienda leader nel suo settore, sia nel mercato smartphone che in quello dei computer e del multimediale, grazie a qualità e caratteristiche di utilizzo che ne hanno determinato anche in questo caso un’elevata fidelizzazione a livello mondiale. Peraltro Apple si appresta a svilupparsi nei nuovi ambiti che l’alta tecnologia sta schiudendo.

Se consideriamo il “lusso” nelle sue manifestazioni più specifiche, il Gruppo LVMH Moet Hennessy Louis Vuitton si presenta con caratteristiche uniche, in quanto attivo in molteplici settori con 50 marchi, spaziando dalla moda alla pelletteria, da vini e liquori alla profumeria ed alla cosmetica, orologeria e gioielleria. Fra i suoi marchi compaiono Louis Vuitton, Donna Karan, Loewe, Möet & Chandon, Krug, Hennessy, per non citarne che alcuni.

Altrettanto rilevante è il ruolo di Hermes International, azienda a tradizione familiare che ha fatto suoi i principi della creazione di valore a lungo termine, fidelizzazione della clientela così come della forza lavoro, per la produzione e la vendita, attraverso 315 negozi esclusivi, di articoli in seta, pelletteria, profumi, orologi, capi confezionati ed accessori, conseguendo quasi il 50% dei suoi ricavi nell’area asiatica.

Se si considerano i prezzi delle società del segmento del lusso, in termini assoluti e relativi rispetto, ad esempio, a certi comparti dell’alta tecnologia, essi appaiono equi se non addirittura attraenti. In previsione dell’avvio di un ciclo economico positivo e delle caratteristiche del loro mercato di domanda attuale, in gran parte altamente fidelizzata, e di quella potenziale in aree strategiche a forte crescita, l’inserimento in portafoglio di questi titoli costituisce oggi un’interessante opportunità.

Bloomberg Finance L.P., Julius Baer
Bloomberg Finance L.P., Julius Baer

L’ ANGOLO DELL’ INVESTITORE

Callable Barrier Reverse Convertible su 4 brands del lusso (APPLE, HERMES, PORSCHE, LOUIS VUITTON) offre una cedola garantita annua del 9.00 % indipendentemente dalla performance dello strumento sottostante, con protezione fino ad un ribasso del 45 %.

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La scadenza è calendarizzata per il 30 Giugno 2025. Inoltre, è presente l’opzione del richiamo anticipato che potrebbe abbreviare la vita del prodotto, garantendo il pagamento delle cedole pro rata oltre al rimborso del valore nominale investito.

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