Jeff Bezos punta all’eterna giovinezza

I Queen lo cantavano già nel 1986: «Who wants to live forever?». In un futuro non troppo lontano, tutti coloro che sentendo la domanda della band britannica alzerebbero la mano potrebbero venire – parzialmente – soddisfatti. Sperare in un’eterna (o quantomeno lunghissima) giovinezza non è più un’utopia: i misteriosi ingredienti necessari per creare un elisir di lunga vita, infatti, potrebbero presto essere individuati. Ma solo a patto che Altos Labs vinca la scommessa accettata negli scorsi mesi. Fondata nei pressi della Silicon Valley, nel sobborgo collinare e benestante di Los Altos – da cui prende il nome –, Altos Labs è infatti una startup che ha come unico obiettivo quello di scoprire la formula segreta che permetta alle cellule di invertire il processo di invecchiamento all’interno del nostro organismo. La sua nascita, tuttavia, è atipica: non sono molte le startup che hanno il privilegio di iniziare il loro percorso con già tre miliardi di dollari in banca, per realizzare il proprio scopo. Una somma anche economica per un prodotto così ambito e – senza ombra di dubbio – desiderato dalla maggioranza degli esseri umani. L’elisir di lunga vita, infatti, ha fatto gola anche a uno degli uomini più ricchi al mondo: Jeff Bezos. Secondo quanto riportato da testate come il Corriere della Sera e The Economist, il fondatore e presidente di Amazon avrebbe ufficializzato solo negli ultimi giorni – dopo che la notizia si vociferava da settembre – di essere stato proprio lui il finanziatore di Altos Labs ad aver investito miliardi di dollari per i prossimi piani di ricerca e sviluppo.
La strategia? Riprogrammare le cellule
Invertire l’invecchiamento umano attraverso la riprogrammazione cellulare. Queste sono le basi scientifiche su cui si appoggia la startup per produrre la ricetta per una vita più longeva. Come viene riportato da The Economist, la missione di Altos Labs non è quindi quella di trovare una formula per estendere la durata media della vita. Il vero obiettivo che l’azienda vuole raggiungere è quello di migliorare l’healthspan, ovvero la durata di tempo durante la quale si può affermare che un individuo goda di buona salute. Nello studio potrebbero dunque venir prese in analisi delle specifiche malattie, che includerebbero disturbi cognitivi e di neurodegenerazione, così come anche il diabete, i problemi metabolici associati, nonché il cancro. L’antidoto contro l’invecchiamento delle cellule non è però qualcosa di nuovo. Trovarlo è un compito che hanno provato a portare a termine anche altri in passato. Nel 2013, l’azienda Calico Life Sciences fu fondata da Google con Larry Page con il preciso scopo di combattere l’invecchiamento e le patologie ad esso associate. Tuttavia, il prodotto in questione non è ancora stato realizzato e forse mai lo sarà. Una storia simile appartiene anche a Human Longevity, lanciata nello stesso anno di Calico Life Sciences da Craig Venter (biologo) e Peter Diamandis (ingegnere, medico e imprenditore). Anche in quel caso, nonostante l’unione dei due, i risultati ottenuti sono stati piuttosto fallimentari. Ora il testimone è passato nelle mani di Altos Labs che, sotto lo sguardo vigile del suo investitore Jeff Bezos, potrebbe riuscire nell’impresa, cambiando la sorte degli esseri umani.
Galeotta fu la passeggiata sulle colline
Come sostiene The Economist, i fondatori di Altos Labs sembrerebbero «terribilmente seri» in merito a quello di cui si stanno occupando. I ricercatori sosterrebbero infatti di aver già intravisto l’abbozzo di una risposta alla domanda su come invertire il processo di invecchiamento cellulare. Tutto, però, nasce grazie a delle passeggiate. È camminando tra le stradine collinari di Los Altos che il dottor Klausner – ex capo del National Cancer Institute americano – e il dottor Yuri Milner – imprenditore e venture capitalist – hanno posto il primo mattone di quella che è diventata una delle startup in cui sono state riposte più speranze. Al duo si è ben presto aggiunto anche il signor Bishop, anch’egli a capo di un’azienda che si occupa di rilevare il cancro. In seguito, il gruppo si è appoggiato a due precise scoperte per costruire il proprio studio: i cosiddetti fattori di trascrizione di Yamanaka. Scoperti all’Università di Kyoto nel 2006 da Yamanaka Shinya, da cui hanno successivamente preso il nome, questi fattori – che altro non sono che quattro proteine di regolazione genica – consentirebbero di ripristinare una cellula alle impostazioni di fabbrica. Per dirla con altre parole, in questo modo le cellule verrebbero riportate in uno stadio noto come «pluripotenza», il medesimo di cui godono le cellule staminali embrionali. Queste cellule «pluripotenti» sono inoltre in grado di dare origine a discendenti capaci di differenziarsi anche in una grande varietà di cellule specializzate. In realtà, in passato erano già stati condotti degli esperimenti sugli animali, comprendenti l’induzione dei fattori di Yamanaka. Purtroppo, però, spesso questo tipo di sperimentazione causava tumori chiamati teratomi, dove le cellule si modificano, trasformandosi in strani miscugli di tessuti. Di seguito si è fortunatamente scoperto che un reset parziale che evita questo problema è possibile attivando solo brevemente i geni interessati.
La promessa di Altos Labs, va ribadito, non è dunque quella di una esistenza più lunga – tantomeno eterna –, ma bensì di una vita in salute per più tempo. Un compromesso che potrebbe essere apprezzato e accettato dagli individui, che garantirebbe una permanenza più serena e spensierata sul pianeta Terra, priva di alcune delle preoccupazioni più insostenibili come quella di ammalarsi. Non resta che incrociare le dita e riporre le speranze nella startup di Jeff Bezos che, a 58 anni da poco compiuti, spera che i risultati non tardino troppo ad arrivare.