Bambood, uno sguardo eco-sostenibile

Fare l’imprenditore è spesso una scelta di vita. In molti sostengono che imprenditori si nasce - e non si diventa - in quanto significa mettersi in gioco anche, e soprattutto, personalmente. Sono quasi infinite in letteratura le definizioni di imprenditorialità (o imprenditore), ma quasi in tutte ritroviamo due parole chiave: rischio e sfida.
In questa rubrica, denominata “Ticino, terra d’imprenditori”, cerchiamo d raccontarvi questo; sfide che gli imprenditori del nostro Cantone hanno e dovranno affrontare (le interviste le potete trovare qui). Negli anni recenti la sostenibilità (in tutte le sue forme) è diventata parte integrante delle nostre storie e delle nostre notizie, ed è su questo che vogliamo concentrare le storie degli imprenditori intervistati. Storie di imprenditorialità e sostenibilità, esperienze e percorsi di persone che hanno deciso di rischiare e hanno vinto le proprie sfide o che, semplicemente, ne hanno trovate di nuove.
Il primo imprenditore di questa edizione è Brian Wullimann, fondatore di Bambood Sunglasses, startup eco-innovativa fondata nel 2014 produttrice di occhiali in legno e quindi sostenibili al 100%. Il format prevede 8 domande puntuali sull’imprenditorialità in Ticino e sulle nuove sfide legate alla sostenibilità.
Quali sono state le principali sfide nell’avviamento della sua azienda?
La sfida principale è legata al discorso della credibilità. Questo progetto è nato quando avevo appena 22 anni e in una fase iniziale venivo poco considerato. Tutt’oggi notiamo una scarsa disponibilità da parte delle realtà multibrand quando cerchiamo di approcciarci. Entrare nel mercato con un nuovo prodotto è tutt’altro che semplice se non si appartiene ai marchi globalmente riconosciuti. Inoltre è stato difficile trovare persone competenti nell’ambito fashion e del design.
Ci dica 3 aggettivi con cui definirebbe la sua azienda.
Bambood può essere definita “light”, “green” e “fashion”.
“light”, in quanto i nostri prodotti sono leggerissimi. Abbinando legno e titano, i nostri occhiali da vista pesano appena 9.5 grammi. “green”, perché i nostri materiali sono ecosostenibili e biodegradabili. Utilizziamo materiali come il legno, il bambù e altri. Il design è un ulteriore tratto distintivo di bambood. Poniamo molta attenzione all’aspetto “fashion” in tutte le nostre linee di prodotto e cerchiamo di combinare materiali appariscenti e innovativi come gli scarti di abalone.
I prodotti sviluppati da bambood, oltre a essere innovativi, pongono una particolare attenzione al tema della sostenibilità. Ci racconti di più...
Innovativo sì e anche ecosostenibile. Le nostre custodie sono realizzate in sughero, un materiale ormai abbandonato da molti viticoltori, che preferiscono utilizzare materiali alternativi per la produzione di tappi delle bottiglie di vino. Oggi, molte piantagioni di sughero non vengono più utilizzate correttamente. Per sostenere la crescita delle piante da sughero è necessario eliminare la corteccia, in quanto essa tende a soffocare le piante.
Il nostro primo occhiale è stato realizzato interamente in bambù, un materiale incredibile che può crescere fino a 60cm in meno di 24 ore per brevi periodi. Il bambù pone anche dei problemi a livello ambientale, in quanto invade interi territori, creando problemi agli ecosistemi. È quindi una pianta facilmente reperibile, di facile elaborazione, anallergica ed ecologica.
Tanti brand del vostro settore stanno aumentando gli investimenti nella creazione di prodotti ecosotenibili. Quali sono le vostre principali difficoltà nel differenziarvi?
Negli ultimi anni abbiamo visto un aumento di competitor a livello globale, anche nel settore del legno. Il nostro brand si differenzia grazie alla continua innovazione. Ogni anno cerchiamo di introdurre una nuova linea e di combinare il legno con materiali inusuali. Quest’anno abbiamo introdotto un occhiale creato con la posa di caffè e il bio acetato. Si tratta anche qui di un prodotto ecosostenibile e leggerissimo. Ci differenziamo grazie all’innovazione. Sei anni fa abbiamo prodotto i primi occhiali in legno di bambù. Nel 2015 altre aziende hanno lanciato prodotti simili, ma noi eravamo già al passo successivo, con un occhiale creato con il multistrato in legno. I concorrenti hanno poi introdotto a loro volta il multistrato in legno, mentre noi stavamo già introducendo la resina di roccia. Cerchiamo dunque di essere sempre uno o due passi avanti rispetto alla concorrenza, grazie alla continua ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali e combinazioni.
Come vede l’impatto della digitalizzazione nell’evoluzione del vostro settore?
La digitalizzazione è fondamentale, perché riesce a far conoscere un prodotto in tutto il mondo. Grazie ai social media riusciamo ad approcciare gruppi target precisi, interessati a prodotti ecosostenibili o di design e quindi, anche ai nostri prodotti. Riusciamo così ad avvicinare il brand al consumatore. La digitalizzazione ci permette di creare delle realtà virtuali con filtri e specchi, che aiutano il consumatore nella scelta del prodotto. Rimane comunque il limite del materiale e del peso, che non possono essere trasmessi virtualmente. Nel settore dell’ottica il consumatore desidera provare il prodotto, soprattutto per quel che concerne gli occhiali da vista.
La sostenibilità ecologica è un tema fondamentale. Quali sono secondo lei le principali sfide nei prossimi anni a livello economico?
Tutti i brand oggigiorno parlano di sostenibilità. La vera sfida è passare da un’economia lineare a un’economia circolare. Nella maggior parte dei casi, i brand disegnano, producono e vendono il prodotto, che viene poi acquistato, utilizzato e smaltito dal consumatore. La grande sfida sta nel chiudere questo cerchio. Un occhiale in legno, dopo essere stato utilizzato può essere smaltito al 100% in quanto biodegradabile. I nostri occhiali in caffè sono un esempio ottimale, perché offrono la possibilità di essere smaltiti 100% e in più sono prodotti con scarti di caffè riciclati.
C’è un progetto che ha seguito e che le sta particolarmente a cuore?
Il nostro ultimo progetto, ovvero l’occhiale realizzato con le pose di caffè. È un progetto veramente rivoluzionario e innovativo. Anch’esso è nato come scherzo, ma grazie alla ricerca e sviluppo, abbiamo visto che vengono consumate 2,5 miliardi di tazzine di caffè al giorno, un potenziale enorme per quanto concerne il riciclo di questo materiale. Il legno, anch’esso riciclabile, deve però essere abbattuto ed è un materiale di fonte naturale. Il caffè che utilizziamo per la produzione del nostro occhiale deriva da fonte riciclata al 100%.
Come può una start-up svizzera competere in un mercato con big player internazionali?
I big player si concentrano maggiormente sui loro prodotti storici, con cui generano buoni profitti senza la necessità di innovarli e di investire del tempo nella ricerca e nello sviluppo di nuovi materiali. Una start-up come bambood può quindi essere competitiva, concentrandosi sull’innovazione, la ricerca e lo sviluppo. Avrà più difficoltà nella fase di distribuzione e di vendita dei prodotti, dove solo difficilmente riuscirà a competere con queste multinazionali. Solitamente le piccole aziende, arrivate in questa seconda fase, cedono parte o tutta la loro attività ai big player, che spesso le acquisiscono per integrarle nei loro portfolio.