Dall'adolescenza all'età adulta

Martedì al Cinestar di Lugano importante anteprima, organizzata dal nostro giornale, del vincitore della Palma d'oro di Cannes 2013: il film del regista Abdellatif Kechiche La vita di Adele. Il Corriere del Ticino ha offerto 80 biglietti per la proiezione. Organizzata con Frenetic Films, Rete Uno della RSI e Cinestar. La serata è stata brevemente introdotta dal giornalista della RSI Marco Zucchi, che ha tessuto le lodi dell'autore e del suo "film intensissimo", estraendo poi a sorte, tra i presenti, i vincitori di una ventina di copie del romanzo a fumetti e bestseller in Francia Il blu è un colore caldo di Julie Maroh (edito in italiano da Rizzoli-Lizard), messe a disposizione da alcune librerie della Svizzera italiana. Al libro è liberamente ispirato il film.Perché, quasi all'unanimità, la stampa accreditata al Festival di Cannes ha da subito indicato in La vie d'Adèle il principale candidato alla Palma d'oro? Perché una giuria internazionale presieduta da Steven Spielberg (autore di un cinema lontano da quello di Kechiche) ha a sua volta molto apprezzato e incoronato il film? Eppure La vie d'Adèle dura oltre tre ore, è un progetto ambizioso, complesso, scabroso, che tocca più temi non facili da trattare per immagini. La risposta è apparentemente facile: perché il regista francese di origini tunisine (anche co-sceneggiatore) mostra – non si limita a raccontare – con immediatezza il fluire della vita, il trascorrere del tempo, il passaggio dalle aspettative dell'adolescenza a consapevolezze e ferite dell'età adulta. Le modifiche di ogni esistenza, l'importanza del caso, la tenacia e le delusioni, le relazioni con gli altri, specchio in cui ci riflettiamo. L'ambizione di La vie d'Adèle è fare in modo che ogni spettatore riconosca almeno un frammento anche della propria vita. Si parla di tutto: di società, di differenze sociali, di arte, di scelte esistenziali condivise o meno dal pensiero maggioritario, di sentimenti e desideri. E ci sta tutto, concetti alti e quotidianità, in questo film monumentale e insieme semplice. Certo, bisogna fare attenzione ai dettagli. Al titolo La vita di Adele c'è l'aggiunta Capitolo 1. & 2., come a voler dire che l'ultima inquadratura non è la fine della storia, la vita di Adele continua. Adele, all'inizio liceale a Lille, legge e si appassiona al romanzo La vita di Marianna di Marivaux, in cui la protagonista riflette sui propri sentimenti e sugli ambienti sociali con cui viene in contatto. Altre "istruzioni per l'uso": il regista da tempo aveva in mente di girare un film sulla vocazione all'insegnamento. Una seconda ispirazione gli è venuta dal romanzo a fumetti Il blu è un colore caldo. Dalla fusione delle due suggestioni è nata Adele, quindicenne dalla vita tranquilla, di famiglia proletaria. La corsa ogni mattina per prendere il bus, la scuola, le amiche pettegole e invadenti, i primi sguardi incrociati con i ragazzi. Un compagno in particolare è interessato a lei, ma proprio mentre inizia il flirt Adele nota per strada una ragazza con i capelli blu, e sarà lei ad entrare nei suoi sogni. Insoddisfatta della prima esperienza con un uomo, Adele ritrova per caso la ragazza con i capelli blu, Emma, e sarà un grande amore. Ma Emma, con velleità di pittrice (non sappiamo se ha davvero talento o è solo amica di un gallerista influente) appartiene alla borghesia intellettuale. Adele ne è innamoratissima, con dedizione. Col tempo la passione si attenua, non sembra ma anche preferire le ostriche o gli spaghetti influisce su un rapporto. Lo spettatore vede tutto attraverso la sensibilità, qualche volta ingenua, di Adele. Ci sarà la dolorosa rottura con Emma ma anche la soddisfazione di fare la maestra e insegnare ai bambini. Il tempo del racconto non è lineare, passano mesi e anni tra una sequenza e l'altra, certi personaggi restano marginali e non vengono approfonditi; perché così funziona anche la nostra memoria, ad alcune cose, situazioni, persone dedichiamo grandi investimenti emotivi, altre ci scivolano via. Così va la vita, così matura una personalità. La vita di Adele come storia d'amore (che sia omosessuale non è l'elemento essenziale, anche se spiega come una parte della società lo accetti mentre ad un'altra parte è meglio non farlo sapere), racconto di formazione, analisi dei migliori anni della vita, quando tutto sembra possibile.La macchina da presa sta addosso ad Adele (la sinora sconosciuta Adèle Exarchopoulos) persino quando dorme ed Emma (Léa Seydoux, stella in ascesa, già protagonista anche di Sister della svizzera Ursula Meier) con tanti primi piani, come per succhiarne la vitalità, il riso e il pianto. E la performance delle due attrici, che creano tra loro una palpabile alchimia, è formidabile. In particolare Adele non sembra recitare, "è" il personaggio.Ma non solo trionfi, il film ha anche avuto le sue traversie. In odore di scandalo per le insistite scene di sesso saffico (tutti festival, non solo Locarno, hanno le loro polemiche e indignazioni), sforamento di budget, critiche indispettite dell'autrice del fumetto, che non lo riconosceva nella pellicola, e pesanti accuse mosse al regista da attori e tecnici per il lavoro massacrante a cui sarebbero stati sottoposti sul set. Marisa Marzelli