Lo sguardo ironico del buon Garibaldi

L'anteprima svizzera di un film di Silvio Soldini è sempre un avvenimento e martedì 6 novembre, il pubblico ha gremito la sala del Cinestar di Lugano per applaudire il regista italo-svizzero e l'interprete Alba Rohrwacher che hanno accompagnato la prima proiezione di Il comandante e la Cicogna.All'evento organizzato dal Corriere del Ticino – che ha messo in palio 60 biglietti – insieme al Cinestar, al distributore Filmcoopi, al coproduttore Ventura Film e a Rete Uno della RSI (che è pure coproduttore della pellicola), Soldini presentando brevemente la sua nuova commedia ha detto di essersi divertito a dirigere attori che conosce bene come Alba Rohrwacher e Giuseppe Battiston e ad inventare nuove versioni di beniamini del cinema italiano come Valerio Mastandrea, Luca Zingaretti e Claudia Gerini. Da parte sua, Alba ha affermato che per lei è stato interessante cambiare tanto rispetto al personaggio interpretato in Cosa voglio di più, il film precedente di Soldini. Al termine della proiezione, coronata da calorosi applausi, il regista e l'attrice hanno risposto alle numerose domande del pubblico.Dall'8 novembre Il comandante e la cicogna è in normale programmazione nei cinema del Cantone. IL FILMÈ difficile dare un giudizio sull'Italia di oggi, divisa tra chi fatica a campare onestamente, chi marcia con sfrontatezza truffaldina e chi si arrabatta. In Il comandante e la cicogna il regista Silvio Soldini (cosceneggiatore con Doriana Leondeff e Marco Pettenello) si affida ai commenti di padri della patria, Garibaldi a cavallo, il busto di Leopardi, Michelangelo, Verdi e un meno noto cavalier Cazzaniga (che parlano con la voce di nomi noti come Pierfancesco Favino, Neri Marcoré e Gigio Alberti). Le loro statue e la loro superiorità morale incombono dalle piazze su un'umanità in costante affanno. I loro sguardi perplessi si posano su due donne che si accapigliano per un posteggio in apertura del film. Anche la quasi addomesticata cicogna Agostina vola alto, tanto che bisognerà andarla a cercare in una località svizzero-tedesca dove si era rifugiata.Soldini regala al pubblico un'operetta morale in forma di fiaba, nella scia di Pane e tulipani, la sua commedia surreale di maggiore successo.Pellicola corale, Il comandante e la cicogna incrocia le vicende di vari personaggi. C'è Leo (Valerio Mastandrea), di professione idraulico – anche se la sua vita fa acqua da tutte le parti – che fatica a gestire due figli adolescenti dopo la morte della moglie (Claudia Gerini), la quale gli si presenta ogni notte in forma di fantasma e in abbigliamento da spiaggia. C'è Diana (Alba Rohrwacher con parrucca nera), timida artista che non riesce nemmeno a pagare l'affitto al padrone di casa (Giuseppe Battiston), un nullafacente che distilla consigli e massime da moralizzatore urbano. Mentre il figlio di Leo è diventato amico della cicogna Agostina, rubando per lei al supermercato rane surgelate, la figlia finisce su internet con un video non certo edificante. Così Leo si rivolge ad un avvocato imbroglione (Luca Zingaretti), nel cui studio incontra Diana, incaricata di affrescare un muro dipingendo una giungla. Reale e metaforico s'intrecciano in continui rimandi spesso più divertiti che di accigliata critica sociale. Intanto le statue, monumenti ingombranti e di sicuro inascoltati dagli umani (il valore della memoria non è più riconosciuto nell'attuale mondo allo sbando), esprimono preoccupazione. Se nei loro simulacri di bronzo e marmo potessero scuotere la testa lo farebbero.Ogni personaggio parla con un diverso accento regionale, sottolineando le differenti provenienze di una società composita (qualche spazio è lasciato anche all'aiutante cinese dell'idraulico, che si esprime in perfetto italiano). Fanno da ambientazione Torino (soprattutto) e Milano, ma gli esterni cittadini (ben) fotografati vogliono rappresentare un po' tutti gli spazi urbani. Nell'insieme il film trasuda leggerezza, confermata anche da un finale di speranza in cui le solitudini dell'idraulico e della pittrice si uniscono per dar vita ad una nuova coppia. Ed è merito della regia (anche se qualche volta fatica a raggiungere la fluidità richiesta ad un film corale) non far pesare la sentenziosità delle statue e anche quella di Battiston, che declina in modo diverso ma sempre buffamente inverosimile, il personaggio del dottor Freiss, l'esperto televisivo tuttologo della fiction Tutti pazzi per amore. Quanto agli attori, se l'idraulico napoletano di Mastandrea appare un po' sottotono e rassegnato rispetto al tono generale del film, bravi tutti, con una nota di merito per l'avvocato gaglioffo Zingaretti (quando lui è in scena si amplia il respiro del racconto) e la sua infida segretaria (l'attrice teatrale Maria Paiato). Marisa Marzelli