Un talento sfruttato al massimo

Lo sguardo di Benjamin Huggel indugia rilassato su Dornach e sul paesaggio circostante: «La Maserati Ghibli dà il meglio di sé sui percorsi sterrati nella regione di Basilea o in Alsazia.» (Foto: Michele Limina; Video: Tele1)
Red. Online
20.02.2020 14:51

La carriera di Benjamin Huggel è atipica per un calciatore professionista – eppure ciò non gli ha impedito di giocare nella Nazionale e di diventare la punta di diamante del FC Basel. Oggi lavora per la SRF in qualità di esperto e si dedica a un approccio professionale multitasking. Anche la sua passione per la Maserati è maturata in età adulta.A sette anni dal suo ritiro, il basilese potrebbe benissimo giocare ancora oggi come professionista: Benjamin «Beni» Huggel ha 42 anni, una forma fisica smagliante senza nemmeno un grammo in più di prima, e si allena presso la Rennbahnklinik di Muttenz con totale nonchalance, nell’ambito di un programma bisettimanale che continua a essere appagante: «Praticare sport resta fondamentale per me: mi sento sempre al top dopo un’intensa sessione di allenamento fisico.»

E la scelta della sede non è stata di certo casuale: Huggel è anche membro del CdA della clinica sportiva, nonché coinvolto nelle attività operative. «Gli altri consiglieri mi hanno riferito che non desideravano solo un testimonial, ma anche qualcuno che conoscesse davvero l’ambiente dello sport», racconta con orgoglio. Il tutto si è tradotto in un ruolo estremamente interessante, prosegue: «Si tratta di un’occasione preziosa per imparare a gestire un’impresa, nozioni sulla salute in generale, nonché l’opportunità di avvicinarsi a un settore che altrimenti non avrei potuto conoscere così a fondo.»Un «tardone» di 21 anniBenjamin Huggel è senz’altro in linea con la scelta di questo Consiglio d’Amministrazione: il suo orizzonte, infatti, anche quando giocava ancora, non si limitava al campo da gioco e alla Playstation. Seppur «contagiato dal virus del calcio» fin dai primissimi anni di vita, per molto tempo ha conservato un approccio multisport. Il tutto mentre suonava il violoncello e frequentava il liceo, per poi abbandonarlo dopo un «giro d’onore». Successivamente, sono seguiti la formazione a giardiniere paesaggista e il diploma di maturità professionale.

Fino a 19 anni ha giocato a livello dilettantistico nella Zweite Liga (Seconda Lega), all’epoca la quarta divisione più alta del campionato. E solo allora, la sua idea di una potenziale carriera come professionista è divenuta più realistica. «A quel livello me la cavavo bene, segnavo gol che decidevano le sorti della partita. Ho ricevuto offerte da parte della Erste Liga (Prima Lega) e dalla Nationalliga B (Lega Nazionale B).» Ciononostante non intravedeva prospettive a lungo termine – una realtà che gli apparve chiara nel momento in cui si informò sulle possibilità di guadagno.E ancora prima che si ponesse il dilemma tra la possibile laurea in architettura del paesaggio o la carriera sportiva, si avverò la profezia del suo allenatore dell’epoca: se avesse deciso di fare il salto di qualità, sarebbe passato direttamente al FC Basel. E così fu veramente: a 21 anni, Huggel firmò il suo primo contratto da professionista e, dopo una fase iniziale critica, questo centrocampista difensivo prese il volo.Al di là di ogni aspettativaNon appena approdato nella Svizzera nord-occidentale, il coach Christian Gross puntò subito su Benjamin Huggel, che riuscì a guadagnarsi un ruolo fisso, vincendo poi il Campionato svizzero per ben sette volte, oltre a cinque Coppe – un record quasi eguagliato dal ex compagno di squadra e amico, Marco Streller, con un totale di undici titoli con l’FCB: otto Campionati e tre Coppe. Un successo mai visto prima di allora per i giocatori rosso-blu! Benjamin Huggel è stato anche protagonista delle leggendarie notti dell’Europa Cup, partecipando a 41 incontri nazionali, oltre che alle finali dei Campionati Mondiali ed Europei per tre volte.

Nel frattempo, dopo una parentesi di due anni nell’Eintracht di Francoforte, l’unico altro club professionistico oltre a quello basilese, Huggel fa ritorno al FCB per poi ritirarsi nel 2012. E oggi commenta: «Ho raggiunto risultati ben al di là delle mie aspettative. E credo di aver sfruttato al massimo il mio talento». Naturalmente, non sono mancati neanche i momenti di crisi, come ad esempio dopo l’incontro di spareggio ai Mondiali in Turchia, che lo ha visto coinvolto in una rissa. La successiva squalifica gli è costata la partecipazione ai Mondiali del 2006 in Germania. Huggel analizza ogni episodio con grande obiettività: «Ho imparato a conoscermi a fondo e, fortunatamente, sono riuscito ad andare avanti.»La carriera come imprenditore: Beni Huggel bewegt GmbHTerminata la carriera sportiva, si è posta una grande sfida: trovare un’attività che sapesse coinvolgerlo con la stessa intensità dello sport. E il tutto con in mano un curriculum in cui età ed esperienza professionale non andavano di pari passo. Un’ardua impresa, ammette Huggel: «Mi trovavo al punto in cui, di norma, altre carriere iniziano a decollare. Nel mio caso, invece, si trattava di ripartire praticamente da zero.»

In un primo tempo, aspirava al ruolo di allenatore – la scelta più logica, che molti gli avevano consigliato. E in effetti già da tempo ragionava come un coach e sapeva anche esprimersi in modo adeguato. Ma in tutto questo, aveva dimenticato di consultare la persona più importante – se stesso: «Mi sono buttato a capofitto, senza chiedermi se fosse davvero quello che volevo. E ho continuato a cercare il posto giusto per i primi tre anni.»Dopodiché, si è resto conto che quella non era la sua strada, al che è seguito l’inizio di un’attività in proprio insieme alla moglie, con la fondazione di «Beni Huggel bewegt GmbH»: una piattaforma attraverso la quale egli mette a disposizione le proprie esperienze nel campo del coaching, della cronaca sportiva e delle recensioni. «Mi manca il sostegno di una dimensione collettiva, ma l’autonomia è impagabile», commenta.Lontano dalle polemicheSui teleschermi, grazie a questa sua seconda carriera, continua a essere presente quasi quanto prima: analizza le partite di calcio nei panni di esperto per la SRF, prima la Super League, poi la Champions League e, dal 2018, quelle della Nazionale, al fianco del cronista Rainer Maria Salzgeber. Anche su questo fronte, qui in patria ha raggiunto davvero il massimo.

«Il mio intento è di avvicinare le persone che hanno meno esperienza in questo settore ad aspetti che altrimenti non coglierebbero», dichiara Huggel descrivendo il suo obiettivo principale. Per farlo, naturalmente ha dovuto imparare a criticare alcuni ex compagni di squadra, ma la polemica non fa per lui. «Non cerco di assegnare colpe, ma di spiegare come si è verificato un certo errore: nella maggior parte dei casi, il gol subito è riconducibile a più fattori concatenati.»Il bilancio della vita privata e professionale di Benjamin Huggel è più che positivo: padre di due figli, si occupa parallelamente di attività di utilità sociale, nei panni di ambasciatore Laureus e come membro del consiglio di fondazione presso il suo circolo locale, il FC Arlesheim. E nel tempo libero, ama andare in bici in mezzo alla natura e frequentare gli amici: «Sono un tipo socievole e amo le conversazioni interessanti.»

Al volante della Maserati GhibliLa passione per le auto di Huggel è nata improvvisamente, proprio come la sua carriera sportiva. Il primo contatto con le quattro ruote lo ebbe indirettamente, attraverso il nome della sua band punk «Döschwo» – anche se in realtà non ne ha mai guidata una. Paragonandola alla Maserati, ridacchia sotto i baffi: «Sul fronte della motorizzazione e del groove, il confronto non si pone: senz’altro, però, è la riprova che nel corso della vita si cambia.»

Per parecchi calciatori professionisti, l’auto è un vero status symbol; per Huggel, al contrario, è sempre stata semplicemente il mezzo per spostarsi da un luogo all’altro. La sua passione per la Maserati è maturata in età adulta: «Il marchio incarna un lusso informale, non troppo vistoso e di grande stile. E oggi, a volte non mi dispiace affatto affrontare trasferte un po’ più lunghe.»Parlando della sua Ghibli, poi, quasi si entusiasma: «Adoro la sua guida tranquilla e silenziosa, che consente di muoversi in tutta calma, ma sempre con la potenza adeguata per un sorpasso, se necessario. Il tutto accompagnato da interni in pelle, design raffinato e tecnologia all’avanguardia.» Il suo sguardo indugia rilassato su Dornach e sul paesaggio circostante: qui ci sono alcuni tratti su cui si può sfoderare tutta la grinta del motore entro i limiti consentiti, particolarmente amati da Benjamin Huggel. «La Ghibli dà il meglio di sé sui percorsi sterrati nella regione di Basilea o in Alsazia.» La sicurezza viene naturalmente al primo posto, conclude: «Guido in modo prudente e non ho mai avuto un incidente.»

Il presente articolo è stato redatto da NZZ Content Solutions su incarico di Maserati. Maserati si assume la responsabilità redazionale dei contenuti. QUI è possibile consultare le direttive di NZZ relative al Branded Content.