Scienza

Viaggi psichedelici contro la depressione

La sostanza contenuta nei «funghetti magici» e la meditazione come cura - Studi condotti alla Clinica psichiatrica universitaria di Zurigo ne attestano l’efficacia - Ne parliamo con un ricercatore
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ZURIGO - Da una parte c’è il viaggio allucinogeno, il «trip», esperienza trascendentale che porta a nuove percezioni di se stessi e della realtà. Dall’altra c’è un altro metodo, importato dall’Oriente e sempre più apprezzato anche dal mondo occidentale: la meditazione. Due approcci studiati dalla scienza come strumenti capaci di alleviare le sofferenze di chi soffre di uno dei mali più conosciuti nella nostra società: la depressione. A Zurigo, ricercatori della Clinica psichiatrica universitaria hanno appena pubblicato uno studio che dimostra le proprietà terapeutiche della psilocibina, la sostanza psicoattiva dall’effetto simile all’LSD contenuta nei cosiddetti «funghi magici». Proprietà - hanno stabilito gli studiosi - rafforzate se accompagnate da regolari esercizi di concentrazione. Non solo: i possibili effetti indesiderati del consumo della sostanza come paura o disorientamento vengono praticamente annullati.

«Elaborare meglio le emozioni»

«I primi studi risalgono alla seconda metà del secolo scorso. Allora erano ancora molto esplorativi. Da tre-quattro anni la scienza sta riscoprendo questo ambito. Ricerche sono in corso negli Stati Uniti, in Inghilterra o in Olanda», spiega il professor Franz Vollenweider, condirettore del Centro di ricerca psichiatrica dell’ateneo zurighese. La psilocibina e la meditazione, o esercizi di «mindfulness», la concentrazione sul «qui e ora», hanno effetti simili. «In combinazione con una terapia danno modo di elaborare meglio le emozioni, affrontandole in maniera più rilassata».

Lo studio si è basato su un test al quale hanno partecipato 40 persone non affette da depressione che si sono messe a disposizione per un ritiro di cinque giorni. «Lo scopo era capire come ottimizzare le cure per i pazienti malati. Contemporaneamente stiamo facendo ricerche, i cui risultati saranno a disposizione dopo il 2020, con persone depresse. E per ora i risultati sono allettanti».

L’effetto positivo della sostanza psicoattiva si è vista anche sui pazienti che non hanno ricevuto, durante l’esperimento, un placebo. «Chi l‘ha consumata ha davvero potuto godere di effetti positivi maggiori», afferma Vollenweider. Come una migliore accettazione di se, un approccio positivo, e più empatia.

«Non automedicatevi»

«La psilocibina non crea dipendenza», afferma lo studioso. Pubblicando i loro risultati i ricercatori non vogliono invitare la gente a consumare funghi allucinogeni nella speranza di automedicarsi. «Le dosi giuste e l’accompagnamento da parte di un medico sono fondamentali per evitare effetti negativi come la perdita di controllo».