Società

2045: l'anno dell'immortalità

I progressi della medicina e della robotica stanno per cambiare la società ad un ritmo mai visto nella storia
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Stefano Olivari
09.04.2023 13:30

Il sogno dell’immortalità potrebbe diventare realtà entro la fine del secolo e, in ogni caso, dal 2045 in avanti i progressi nella medicina, nella genetica, nelle nanotecnologie e nella robotica alzeranno l’età media a livelli inimmaginabili oggi, fino a circa 130 anni. Non sarà la vita eterna, ma si tratta di quasi due vite di quelle di oggi, al di là del modo in cui si vivrebbe la seconda. In ogni caso il mondo del 2023 è pieno di ultranovantenni, da Murdoch a Ecclestone a Clint Eastwood, che portano avanti progetti a lungo termine ed anche per i ‘normali’ è ormai comune dire che gli 80 anni sono i nuovi 60. È davvero così o abbiamo trasformato una speranza in una certezza?

L'inversione del 2045

Il Raymond Kurzweil ha previsto che già dal 2030 i progressi nella medicina spinti dall’intelligenza artificiale permetteranno di aumentare ogni anno di un anno l’aspettativa di vita. Secondo il futurologo più famoso del pianeta, la cosiddetta singolarità, cioè la tecnologia che supera la comprensione ed il controllo umani, sarà raggiunta nel 2045: fra 22 anni quindi ci saranno macchine capaci di creare un uomo nuovo o di allungare oltre l’immaginazione la vita dell’uomo vecchio. Va precisato che Kurzweil non è uno che le spara, ma uno scienziato laureato al MIT e ascoltatissimo da presidenti degli Stati Uniti e grandi aziende, uno che con decenni di anticipo aveva descritto internet, smartphone, wi-fi e i loro effetti sulla società, sbagliandosi soltanto sulle auto a guida autonoma sulle strade, che fra l’altro erano la previsione più ‘condivisa’ di tutte. L’aspetto interessante della sua nuova teoria non è che l’invecchiamento sarà rallentato, questo lo dicono tutti, ma che ci sarà addirittura una sorta di inversione. Venendo a noi, pensiamo quindi alla nostra età nel 2045 e cerchiamo di tenere duro con gli strumenti di adesso.

I cento anni sono i nuovi ottanta

Tornando al presente, bisogna ricordare che se prendiamo in considerazione soltanto i Paesi con un’anagrafe credibile, nessun essere umano ha mai superato i 122 anni di età: il record, esattamente di 122 anni e 164 giorni, è della francese Jeanne Calment, morta nel 1997. Facendo due conti, era nata all’inizio della Terza Repubblica e ha lasciato questa terra nell’era di internet, dopo avere festeggiato da settantenne la fine della Seconda Guerra Mondiale e avere fumato fino a 118 anni. Si puntava molto sulla giapponese Kane Tanaka, ma sfortunatamente è morta nel 2022 a 119 anni di vecchiaia pura visto che il suo stile di vita sanissimo l’aveva sempre tenuta lontano dai problemi. La statistica comunque dice che il primato della Calment sta per essere battuto: uno studio pubblicato su Demographic Research dice che è questione di pochi decenni, e che in ogni caso si arriverà al massimo in zona 130 ed in condizioni mediamente migliori: insomma, le proiezioni non ci fanno sognare come i robot ma dicono che il mondo di chi va in pensione a 60 anni, già molto ridimensionato, è destinato a scomparire. Chiaramente dove si vive meglio si vive anche di più ed è per questo che il Giappone ha nettamente la più alta percentuale di ultracentenari nel mondo, lo 0,062% della popolazione, circa 78.000 persone. Forse gli 80 non sono i nuovi 60, ma è probabile che i 100 siano i nuovi 80.

Transumanesimo

Fra chi accetta più o meno serenamente la fine della vita e chi sogna l’immortalità non c’è una via di mezzo, ma una terza via sì: il transumanesimo, cioè il movimento culturale in favore di una scienza che aumenti le capacità fisiche e cognitive degli umani, con l’obbiettivo di farli diventare post-umani. Eterni non nella forma attuale ma almeno a livello cerebrale, con la nostra mente ‘caricata’ su un computer o su un robot umanoide: secondo questa visione, fra lo scientifico e il religioso, che il corpo viva o muoia dovrebbe essere indifferente a chi sa che la sua mente ci sarà sempre. In ogni caso il transumanesimo mette l’essere umano al di sopra di ogni discorso morale: tutto ciò che possa soddisfare i suoi desideri e migliorare la sua vita ha un senso, non essendoci alcuna forza sovrannaturale a guidare l’universo. Lo scienziato è per sua forma mentale transumanista, ma questa ideologia si sta sempre più diffondendo ad ogni livello ed è entrata nel senso comune. Basti pensare a quante cose diamo oggi per normali sulla procreazione assistita e sui trapianti, tanto per fare due esempi pieni di situazioni limite.

«Vecchietti» arzilli

Molti quarantenni di oggi consideravano vecchi i quarantenni di quand’erano bambini, mentre adesso leggono delle gesta di personaggi che in teoria potrebbero essere loro nonni. Rupert Murdoch a 92 anni ha appena rotto il fidanzamento con Ann Lesley Smith, che stava per diventare la quinta moglie del re dei media mondiali. Proprio lui un mese fa aveva annunciato il matrimonio in maniera forse ironica: «Vogliamo vivere insieme la seconda metà della nostra vita». Nel 2020, a 89 anni, Bernie Ecclestone è diventato di nuovo padre: non stiamo a indagare sulle modalità con cui l’ex boss della Formula 1 ha concepito il piccolo Ace, comunque non è stato battuto il record di 96 anni di un contadino indiano. E se ci stesse pensando? Clint Eastwood a 93 anni sta per iniziare le riprese del suo ultimo film, ultimo forse in tutti i sensi perché si dice che dopo Juror #2 (titolo provvisorio) voglia lasciare il cinema: non l’ha però detto lui. Steve Jobs sosteneva che la cosa più importante della vita fosse la morte, da vedere in positivo perché consente al mondo di rinnovarsi: ma certo non pensava di lasciarci a 56 anni. Alla fine, comunque la si pensi in materia scientifica e religiosa, nessuno è mai pronto a morire: nemmeno a 130 anni.