Addio a Giorgio Orelli

Il poeta ticinese aveva 92 anni. Era tra i grandi scrittori contemporanei
Red. Online
10.11.2013 09:41

BELLINZONA - Addio a Giorgio Orelli. Lo scrittore - nato in Val Leventina, a Villa Bedretto, nel 1921, e di fatto uno dei maggiori rappresentati della poesia italiana contemporanea - si è spento domenica a 92 anni.

Aveva vinto, tra gli altri, il Premio Chiara nel 2001 e nel 2012 il Premio Schiller e oltre alla sua poesia è ricordato anche per le sue narrazioni, per i suoi saggi - soprattutto "Accertamenti verbali" dedicato alla letteratura italiana - e per le sue traduzioni (in particolare una apprezzata scelta delle poesie di Goethe).

Nella poesia, i critici lo hanno accostato al filone post-ermetico. A questo proposito, tra i suoi titoli, ricordiamo: "Né bianco né viola" (1944), il suo primo titolo, seguito da "Prima dell'anno nuovo" (1952) e da altri dieci titoli, tra cui "Il collo dell'anitra" (Garzanti, 2001). Tra i suoi editori, anche Scheiwiller e Arnoldo Mondadori.

A Bellinzona Giorgio Orelli - che aveva studiato a Friburgo sotto la guida di Gianfranco Contini - è stato docente di letteratura italiana alla Scuola Cantonale di Commercio e poi al Liceo Cantonale.

"La celebrità e la gloria passano come nuvole nel cielo - aveva detto Orelli in un'intervista rilasciata per i suoi 90 anni -. L?importante è la bravura, il sapere trasmettere quello che si ha dentro e quindi poco importano le classifiche".

E, sempre nella stessa intervista, sul nostro Cantone: "Il Ticino di oggi è a dir poco sorprendente. Ha dei grandi difetti, ma anche dei grandi pregi che gli permettono di ?salvarsi? in mille modi. Basti pensare alle risorse del suo territorio, come i vigneti dai quali si traggono tanti vini eccellenti. Se penso invece all?avvenuta chiusura delle mentalità, alle paure diffuse, mi viene una grande tristezza anche se, ormai, faccio finta di nulla? A 90 anni avrò anche il diritto di non rodermi più il fegato! Il Ticino degli emigrati – anche i miei avi se ne andarono in Francia o in Svizzera interna a lavorare – era più aperto, bisogna ammetterlo. Comunque sia sono del parere che non siamo peggio di chi ci circonda, non dobbiamo sempre buttarci giù!".

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