Addio macchie solari?

Forse andiamo verso un nuovo minimo prolungato
Red. Online
17.09.2010 03:00

"Ti auguro di vivere in tempi interessanti", recita un antico auspicio cinese. E davvero gli anni a venire si prospettano interessanti per i fisici solari. Infatti la nostra stella sta manifestando un comportamento piuttosto anomalo. E ancora più anomalo potrebbe diventare a partire dal 2016, se hanno ragione due studiosi americani. Che cosa farà dunque il Sole? Niente. Ma proprio in questo "fare niente" sta tutto il mistero.Ogni 11 anni il Sole si copre di macchie: un fatto scoperto intorno alla metà dell'Ottocento. Per la verità le macchie solari si conoscevano da ben prima, perché erano state osservate già all'inizio del Seicento. Ma solo verso il 1850 ci si accorse, osservando con regolarità il Sole e spulciando fra le registrazioni raccolte dagli astronomi nei decenni precedenti, che la nostra stella presenta un comportamento ciclico: gruppi anche estesi di macchie, che sopravvivono per alcuni giorni, ricoprono la superficie del Sole in media ogni 11 anni, per poi calare e lasciare la superficie solare del tutto intonsa.Perché accade ciò? Il meccanismo globale ancora non è chiaro. Di certo si sa però che c'è di mezzo il campo magnetico. Infatti, dove il campo perfora la superficie (chiamiamola così, sebbene il Sole sia solo un'immensa palla di gas e quindi non possieda davvero un terreno solido), la risalita del gas caldissimo dalle profondità viene impedita. Risultato: una macchia, composta da una regione più scura (chiamata convenzionalmente "ombra") e una un po' meno scura (la "penombra").L'attività del Sole viene monitorata costantemente da decine di Osservatori al suolo e nello spazio. La Svizzera Italiana ne annovera due fra i più importanti, entrambi a Locarno. L'IRSOL studia regioni molto ristrette sul Sole usando lo spettropolarimetro Zimpol, il migliore del mondo nella propria categoria di strumenti. La Specola Solare da più di mezzo secolo rileva quotidianamente l'attività fotosferica globale ed è la stazione di riferimento internazionale del Solar Influences Data Analysis Center (SIDC) di Bruxelles, dove viene coordinato il lavoro di un'ottantina di Osservatori solari nel mondo. Nello spazio operano il SOlar and Heliospheric Observatory (SOHO) e il recentissimo Solar Dynamics Observatory (SDO), che ogni giorno invia immagini spettacolari a risoluzione elevatissima. Tutti insieme appassionatamente a scrutare la più vicina e la più preziosa fra le stelle: il nostro Sole. E che fa il Sole adesso? Dà di matto.In realtà, che qualcosa non andasse come doveva s'era cominciato a capirlo già qualche anno fa. L'ultimo massimo di attività è stato a cavallo fra il 2000 e il 2001, sicché ci si attendeva un nuovo massimo per il 2012, con un inizio del nuovo ciclo pressappoco verso il 2007. Invece niente. Niente di niente. Superato il minimo di attività previsto, il Sole ha continuato a starsene quieto e tranquillo, senza una macchiolina per settimane. E tutti i fisici solari, teorici e osservativi, a chiedersi perché. Finalmente, alla fine del 2009, hanno iniziato a riapparire gruppi di macchie un po' più sostanziosi. Ma ancora siamo lontani dall'attività che ci si aspetterebbe di osservare in questa fase del ciclo. Quando sarà allora il prossimo massimo? Probabilmente nel 2013, possiamo dire a questo punto, o addirittura nel 2014. E sarà intenso o no? E' molto difficile prevederlo: i modelli impiegati finora danno risultati contrastanti e in ogni caso la realtà li ha smentiti, perché l'attività fino a questo momento è stata inferiore a tutte le previsioni.La novità più recente, presentata alla fine di agosto all'International Astronomical Union Symposium, è un articolo firmato da Matthew Penn e William Livingston, del National Solar Observatory di Tucson, in Arizona. Usando un fenomeno fisico noto come "effetto Zeeman", i due ricercatori hanno ricostruito l'andamento del campo magnetico delle macchie solari dal 1990 in poi. E... sorpresa: in media, il campo è diminuito da 2.700 fino a 2.000 Gauss (per dare un termine di paragone, diremo che il campo magnetico terrestre è di meno di 1 Gauss). Perché? Non si sa. Però, se la diminuzione dovesse proseguire, entro il 2016 il campo scenderebbe sotto i 1.500 Gauss. E a quel punto addio macchie solari: troppo scarsa sarebbe l'intensità del campo magnetico.Fine del ciclo, quindi? Un fatto non del tutto inverosimile. In effetti è già successo nella seconda metà del Seicento, quando il ciclo solare scomparve quasi del tutto. E' quello che è stato battezzato "Minimo di Maunder", dal nome dell'astronomo inglese che scoprì il fenomeno a posteriori, studiando le registrazioni del passato. Adesso ci attende qualcosa di analogo? Non è certo, ma è possibile. E quali conseguenze potrebbe avere per noi? Magari ci sarebbe qualche effetto sul clima terrestre? Ecco, questo è un tasto delicato. L'influenza del ciclo solare sul clima del nostro pianeta è oggetto di discussioni e campo di battaglia per teorie discusse e controverse. E' noto con certezza che durante il Minimo di Maunder l'Europa attraversò un periodo di grande freddo, battezzato "Piccola Era Glaciale". C'è un legame? Forse. Comunque il fenomeno sembra essere rimasto confinato al nostro continente.In ogni caso non resta che aspettare. Perché il Sole è fatto così: stai lì tanto a lambiccarti il cervello, a fare conti, a sviluppare modelli previsionali... e comunque alla fine fa sempre quello che vuole lui. E, come stiamo constatando in questi anni, spesso ti spiazza completamente. Vada come vada, per i fisici solari gli anni a venire saranno "tempi interessanti". Soprattutto se il Sole non farà niente.