Adolescenti: tra amici e genitori

L’adolescenza è un periodo complesso: ci si apre al mondo e ci mette alla prova; si fa esperienza della prima vera autonomia, che è desiderata ma che spaventa anche un po’. Ci si alterna tra aspirazioni e alibi. E, in parte, si smette di sognare: «si diventa adulti rinunciando per sempre al gioco simbolico, iniziato anni prima, fatto di passaggi impercettibili tra finzione e realtà, un flusso continuo di ‘Facciamo che...’ e ‘Costruiamo un...’», scrive Alessio Pizzicannella nel romanzo «Rito di passaggio».
Le relazioni amicali, in questa fase della vita, assumono connotazioni peculiari e risultano fondamentali per la crescita. I coetanei sono un sostegno per la formazione dell’identità del singolo; negli amici si ricerca fiducia, complicità, intesa e condivisione di interessi comuni. Insomma, il detto «Chi trova un amico, trova un tesoro» è particolarmente vero durante l’adolescenza: il gruppo assume un forte potere orientativo rispetto alle scelte individuali e all’assunzione di valori che contribuiscono così alla nascita di soggetti nuovi, autonomi e sicuri di sé. Questo è stato evidenziato da uno studio condotto dall’Università della Virginia e pubblicato già alcuni anni fa sulla rivista «Psychological Science»: i giovani con buoni rapporti sociali sono meno a rischio di soffrire d’ansia e di depressione anche da adulti rispetto a chi invece ha condotto una vita più solitaria.
Durante l’adolescenza, il ruolo dei genitori è cruciale ma difficile. A ricordarlo è lo stesso Pizzicannella, il cui libro - paradossalmente - si sviluppa in uno spazio senza mamme e papà, un orfanotrofio, quasi a sottolineare proprio, in quella presenza-assenza, il ruolo dei genitori: «dobbiamo saper essere presenti al momento giusto, agevolare la socializzazione dei nostri ragazzi, ma anche essere in grado di lasciarli liberi di scegliere e di sbagliare, il tutto senza mai interrompere il dialogo e il sostengo nei momenti di fragilità. Non è sempre facile.» Come fare? Suggerimenti pratici per i genitori e la gestione di figli adolescenti sono contenuti, ad esempio, in «Questa casa non è un albergo!» di Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta, e ricercatore presso l’Università di Milano. Anzitutto, dice lo specialista, che riprende la metafora del tiro alla fune, «a un figlio serve un genitore presente che sappia ‘stare nel gioco’ e capisca quando lui tira perché si trova di fronte a una sfida evolutiva»; bisogna poi essere disponibili a negoziare le richieste dei giovani, senza però cedere a tutto: «in questo modo, il ragazzo percepisce che il suo interlocutore è presente, non molla, ogni cosa va discussa e analizzata insieme. Insomma, l’adulto di riferimento è significativo e, di conseguenza, a lui vanno indirizzate le richieste». Infine, è bene evitare di giocare a un perenne «braccio di ferro» per ogni cosa, che trasforma la crescita in una lotta senza frontiere e mina la stima dell’adolescente.
