Affrontare nei bimbi il disturbo oppositivo

Per un genitore o un insegnante, gestire emotivamente un bambino o un ragazzo può rivelarsi complicato in alcune situazioni. Di fronte a un consiglio o un suggerimento, questi ultimi possono reagire con rabbia e in maniera aggressiva, specie se stanno attraversando un periodo significativo nella loro vita come l’adolescenza. Per questa ragione è bene saper distinguere tra comportamento oppositivo provocatorio, legato a una determinata fase della crescita, e disturbo oppositivo provocatorio. I sintomi del disturbo oppositivo provocatorio si verificano più spesso in ambito familiare e con una frequenza, persistenza e intensità superiore a quanto può essere considerato normale per il vissuto di un bambino. Le caratteristiche più marcate del disturbo sono l’irritabilità persistente, la tendenza a litigare con genitori o con persone che rappresentano l’autorità, l’oppositività alle richieste degli adulti, l’attribuzione ad altri dei propri comportamenti negativi, la dispettosità o vendicatività.
Il disturbo in questione pare che incida sul 3,3% della popolazione, soprattutto maschi. Tra le cause possiamo trovare una combinazione di fattori individuali e ambientali, ad esempio lo stile educativo rigido e punitivo da parte dei genitori, che amplifica le caratteristiche e i sintomi del bambino o ragazzo con disturbo oppositivo provocatorio. Talvolta questo disturbo precede quello della condotta, che può manifestarsi in età adolescenziale o adulta. Solo lo specialista, neuropsichiatra infantile o psicologo, attraverso la valutazione diagnostica, che include la presenza di test sulle funzioni esecutive (attenzione, memoria, impulsività, pianificazione), potrà valutare e interpretare in modo corretto i sintomi. La Terapia Cognitivo Comportamentale (Cbt) e la Terapia Dialettico Comportamentale si sono dimostrate efficaci dando risultati positivi durante i trattamenti. Attraverso la terapia Cbt si aiuta la persona a imparare a gestire i conflitti personali, a migliorare la flessibilità cognitiva, a regolare le emozioni e la loro intensità, a ridurre i comportamenti impulsivi, a cambiare il proprio pensiero e punto di vista.
Gli interventi per supportare il bambino devono partire già dalla scuola primaria. Un insegnante più consapevole delle caratteristiche del disturbo può rispondere efficacemente alle esigenze del proprio alunno, avvalendosi anche di tecniche di gestione comportamentale. Ciò al fine di non attribuire il disturbo oppositivo provocatorio, e le manifestazioni a esso correlate, a una mancanza di educazione o disciplina genitoriale.