«Allestire il presepe, un evento da vivere»

Alzi la mano chi non l’ha fatto almeno una volta: muschio, rametti, carta stagnola per simulare corsi d’acqua e poi – al centro – la grotta con la scena della Natività, a cui aggiungere, a Natale, il neonato Gesù bambino. Parliamo, naturalmente, dell’allestimento del presepe. Per molti è un lavoretto da massimo un’ora: non per Lucio Negri, che ne ha ricavato una sconfinata passione.
È da quando era piccolo, infatti, che li costruisce in famiglia. D’altronde è un «figlio d’arte», perché la specialità gli è stata tramandata dal padre, Flavio, ora in pensione. Quando Lucio ci accoglie nel loro laboratorio di Balerna, è intento a ritoccare con estrema attenzione ai dettagli un elemento che andrà ad arricchire la sua ultima creazione. Il pennello passa leggero, guidato dalla mano esperta che stende il classico colore dei mattoni su un minuscolo muretto, ricostruito alla perfezione.
Nel locale aleggiano i profumi dei materiali: cartapesta, terracotta, vernici, colla, legno, plastica... il bancone testimonia gli innumerevoli lavori realizzati da padre e figlio. Il luogo è accogliente e non manca nulla: alle pareti ci sono tutti gli attrezzi che servono, dai martelli alle lime, dai pennelli alle pinze, con spazzole, puntine, forbici e taglierini. Adagiati sul tavolo ci sono alcuni elementi delle ricostruzioni, chiamati «diorami».
La riproduzione di alcune scene: una locanda, un macellaio. Dettagli di vita curatissimi: la corda avvolta all’insaccato, le grondaie dei tetti, i pavimenti, le finestre... tutto minuscolo, come i campioni delle pareti che, in pochi centimetri, simulano intere superfici di muri «a secco».


«Il presepe è sinonimo di famiglia. Bisogna prepararlo tutti insieme, a casa, prendendosi il tempo che ci vuole», dice Lucio Negri varcando la soglia dell’atelier. «Quando io e mio padre avevamo capito che ci eravamo, diciamo così, “fatti prendere la mano” il nostro presepe misurava la bellezza di nove metri quadrati!», esclama. «C’erano montagne di oltre un metro e cascate con acqua vera, che circolava grazie al movimento di un piccolo motore recuperato da una lavatrice... insomma un’opera impegnativa, di tutto rispetto. Quello è stato il bivio. Ci siamo detti: beh, forse abbiamo esagerato. Lasciamo perdere e la chiudiamo qui, oppure facciamo un passo avanti...». Erano i primi anni Duemila, Flavio e Lucio iniziano a conoscere il mondo dei presepi in Italia, in Lombardia per la precisione.

«Una realtà estremamente ben sviluppata, dove si organizzano esposizioni e anche corsi sulle tecniche di realizzazione». I due si mettono di buona lena e danno vita, nell’arco di pochi anni, a una quindicina di piccoli capolavori, «più trasportabili rispetto a quello che avevamo creato inizialmente», sottolinea il nostro interlocutore, destinati a varie mostre a tema in Italia. Da qui a organizzare una loro esposizione il passo è breve: nel 2006 ecco la prima mostra di presepi, a Balerna, portata avanti per una decina d’anni «anche grazie all’aiuto dei “presepisti” italiani che ci prestavano le loro opere, mentre noi prestavamo le nostre a loro». Il nome Negri inizia a girare nell’ambiente, tanto da portarli ad esporre – «con grande soddisfazione» – una loro creazione al Museo nazionale svizzero a Zurigo.
In parallelo, poi, i due organizzano anche una serie di corsi per coloro che vogliono approfondire le tecniche di costruzione di queste piccole opere d’arte. Ma, «purtroppo, tutte queste attività si sono affievolite nel corso degli anni», spiega Lucio. «Mi sono sposato, ho avuto dei figli e il tempo, insomma, era sempre meno». Però si va avanti. I presepi ci sono sempre – «soprattutto per piacere personale, realizzarli è una missione» – e anche i corsi. «Certo, sarebbe bello se qualcuno potesse prendere in mano l’esposizione che realizzavamo qui a Balerna...». Lo interpretiamo come un appello a chiunque voglia farsi avanti per «riaccendere» la tradizione che da qualche anno si è fermata. Lucio segue con attenzione le novità tecniche di questa particolare «disciplina »: «Sì, è una tradizione che sa aggiornarsi e sa trovare nuove soluzioni», spiega. «Dieci anni fa realizzavamo quasi tutto in gesso, un materiale molto pesante la cui lavorazione, oltre a richiedere molto più tempo, produce molta polvere.

Oggi usiamo dei blocchi di polistirene, un materiale edile estremamente compatto ma leggerissimo. Può essere modellato con facilità e la sua superficie, con interventi mirati, può assumere le sembianze di materiali diversi: legno, sassi, piastrelle...». Una passione cresciuta in famiglia, dicevamo, che Lucio spera, un giorno, di trasmettere ai propri figli. «Realizzare il presepe è come un’avventura da vivere insieme. Non solo nella costruzione, ma anche nella storia, antichissima, che ogni Natale ricordiamo nella Natività». Ci raggiunge anche il padre di Lucio, Flavio. Tra i due si percepisce un’intesa da grandi esperti: valutazione sui dettagli dei «graffi» per rendere al meglio un materiale, sul colore – anzi, sulla sfumatura – da usare per dipingere una parte della ricostruzione. Un’avventura, perché realizzare un presepe «non può essere paragonato al “classico” hobby del modellismo».
Una tradizione<br>da far rivivere
Lucio Negri, 36 anni, è esperto nella costruzione di presepi che realizza già da piccolo grazie alla passione trasmessa dal padre, Flavio. Dopo aver intrapreso studi artistici a Como, dove ha affinato le tecniche di disegno e di pittura, oggi lavora a tempo parziale come educatore alla Fondazione Diamante. Sposato e padre di due bimbi, Negri è anche vignettista (per hobby). Vive a Brusino Arsizio, dove dal 2012 è consigliere comunale.

Tornando alla sua passione: il presepe che gli ha lasciato di più il segno l’ha realizzato nel 2005 e vede Gesù bambino muovere i primi passi, con Maria ferma nell’istante in cui lo lascia andare verso Giuseppe (nel riquadro). «Ricordo la situazione che stavamo vivendo, io disoccupato e alla ricerca di un lavoro, mio padre in convalescenza – racconta – un periodo non facile e quella scena, che abbiamo costruito insieme, ci ha dato speranza per il futuro».

Varie opere realizzate con il padre sono state acquistate da privati o dalle parrocchie. Oltre al tema della Natività sono state riprodotte in scala anche altre scene dell’infanzia di Gesù, come il Censimento o la Fuga in Egitto. Le opere di Lucio e Flavio Negri sono state esposte in varie località ticinesi, al Museo nazionale svizzero di Zurigo e in Italia. Lucio nota come la tradizione negli ultimi anni sia meno sentita rispetto al passato, «ma ci sono realtà molto belle in diversi comuni, da quelle del Sacro Cuore a Bellinzona a quelle di Bruzzella, da Vira Gambarogno a Moghegno». Da qui l’invito a compiere l’«impresa»: «Scoprirete che si tratta di un piacere da vivere insieme ai vostri familiari e il risultato vi stupirà».