Acque più calde:pesci tropicali in fuga

L’opinione pubblica si concentra sempre più sui temi legati al benessere del pianeta: sono infatti tanti i problemi ambientali che stanno venendo a galla. Tra le conseguenze legate al surriscaldamento climatico troviamo anche l’innalzamento della temperatura delle acque, con molte specie equatoriali costrette a migrare in cerca di habitat più freschi.
I delicati equilibri che scandiscono i ritmi vitali dei nostri mari e oceani sono dunque messi a repentaglio. Lo conferma anche uno studio del PNAS (Proceedings of the National Academy of Science): negli ultimi sessant’anni numerosi animali tropicali si sono diretti verso i poli, con la speranza di stabilizzarsi in climi più miti e meno «bollenti». La ricerca indica che la popolazione dei mari al livello dell’Equatore è calata sempre di più, mentre le acque più vicine ai poli si sono riempite. Questi cambiamenti possono creare, a lungo termine, problemi importanti per quanto riguarda la biodiversità. Le specie che da sempre vivono nelle acque più fredde, per esempio, potrebbero essere disturbate da queste nuove e, a volte, scomode presenze. I nuovi arrivati potrebbero costituire degli agguerriti avversari, ostacolando l’approvvigionamento di cibo delle specie locali.
Alcuni di questi animali marini, inoltre, possono essere nocivi anche per noi. Diversi esemplari del colorato pesce scorpione hanno preso casa nelle acque del Mar Mediterraneo. Questo pesce tropicale dalla forma bizzarra è tanto affascinante quanto pericoloso: è dotato infatti di spine lunghe e velenose. Il passato insegna: non è la prima volta nella storia del nostro pianeta che si verificano migrazioni di questa portata. Gli effetti, però, sono devastanti. Alla fine del Permiano, 250 milioni di anni fa, un aumento delle temperature globali portò a spostamenti di massa delle specie marine tropicali, causando un’enorme alterazione degli equilibri ecologici. Questo fenomeno causò la scomparsa di gran parte delle specie marine, circa il 90%. Un precedente che ci invita a stare all’erta, prendendoci cura dei nostri oceani e riducendo il più possibile le emissioni di anidride carbonica.