Cocktail letale estingue le api

Pesticidi, acari e condizioni ambientali, i veri killer
AtseAnsa
29.01.2010 19:19

L'animale dell'anno, in Svizzera, è l'ape longicorne (vd suggeriti). Un'ape particolare, certo, ma pur sempre un'ape, uno di quegli insetti sui quali, negli ultimi anni, i media hanno più volte puntato i riflettori per denunciare il triste e misterioso fenomeno della moria di colonie di api in tutto il mondo. Solo negli USA, ad esempio, si è passati dai 6 milioni di alveari nel dopoguerra ai 2,4 di oggi.

Eppure la loro scomparsa potrebbe non essere un avvenimento esclusivamente moderno e nemmeno particolarmente inusuale. È quanto si sostiene in un articolo pubblicato recentemente su Science e che ha cercato di fare chiarezza sulla sorte di questo utilissimo insetto, evidenziando come la 'Colony Collapse Disorder' (Ccd, Disordine da collasso della colonia) potrebbe essere causata non da un unico e sconosciuto fattore, bensì da una serie di agenti - in particolare pesti e patogeni già noti, ma anche condizioni ambientali, pesticidi e moderne tecniche di apicoltura -, che insieme potrebbero aver creato un 'cocktail letale'.

Un recente studio (vd link), si legge nell'articolo, avrebbe dimostrato come nei secoli passati si siano più volte verificate massicce scomparse di colonie d'api. Il che non basta certo a rincuorarci, ma contribuisce a smentire l'ipotesi secondo cui la malattia sia causata dall'azione dei telefoni cellulari o dalle colture ogm (ipotesi del resto già smentite dalla comunità scientifica).

Science sembra prediligere un'analisi ad ampio raggio, sottolineando come vi sia ancora molto da investigare. Tra gli imputati principali il varroa destructor, un acaro parassita che attacca le api e che è presente in quasi tutte le principali regioni del mondo ad accezione dell'Australia (dove i sintomi della Ccd non sono stati registrati); il virus delle api Kashmir e l'Israeli Acute Paralysis virus, entrambi spesso associati alla Ccd; la nosemiasi, una malattia causata da un fungo; gli antiparassitari e fitofarmaci utilizzati in agricoltura; condizioni climatiche sfavorevoli, che potrebbero aver causato difficoltà nel reperimento di cibo; infine la moderna apicoltura e in particolare l'uso, sempre più diffuso, di nutrire le api con sostituti di polline.