È vero che i gechi hanno le ventose?

I gechi: affascinanti creature, dall’alone quasi mistico. Possono avere colori sgargianti, camminano sul soffitto e, che ci crediate o meno, sono anche parecchio rumorosi! Nelle sere d’estate, su una qualche isola mediterranea o tropicale, può capitare di assistere a veri e propri concerti, come quello seguente. Già questo fatto è, di per sé, quasi un unicum. Generalmente, infatti, i rettili non hanno tra i loro sensi più sviluppati l’udito e non emettono versi particolari, ma i gechi maschi si fanno decisamente sentire.
Ma la particolarità più curiosa, e che ha occupato per decenni menti e teorie degli scienziati, è la loro straordinaria e perfetta aderenza su qualsiasi tipo, o quasi, di superficie verticale. Questa stupefacente capacità, che permette ai gechi di resistere ad una forza di trazione decisamente maggiore del loro peso, non è data da secrezioni adesive, come di primo acchito si potrebbe pensare, ma da peli, milioni di peli.
Sotto le zampe di questi animaletti, infatti, si trovano dei microscopici peletti, chiamati «setae», suddivisi in centinaia di ramificazioni. Le setae sono larghe 0,2 micrometri, circa un cinquantesimo di un capello umano, e in un millimetro quadrato se ne trovano più di 14.000. Siamo ormai nella dimensione del microscopico e le setae riescono ad aderire perfettamente ai muri, agli specchi, al ferro e a qualsivoglia materiale grazie alle «forze di van der Waals», cioè all’attrazione - o repulsione - tra le molecole. Non è un caso che uno dei pochi materiali su cui i gechi hanno difficoltà ad arrampicarsi sia il teflon. Questa superficie, infatti, ha bassissime interazioni di van der Waals ed è una sfida ardua anche per questi abilissimi arrampicatori.

Ma una volta attaccata una zampa ad una superficie, come fa il geco a staccarla? Semplice, basta cambiare l’inclinazione delle setae e l’adesione viene meno. Un po’ come quando noi facciamo aderire una ventosa ad vetro. Per staccarla è sufficiente cambiare l’inclinazione affinché penetri aria e la ventosa venga via senza difficoltà. Nel caso dei gechi non è l’aria, ma le forse di Van der Waals a venir meno e a permettere all’animale di compiere il passo successivo. La ricerca scientifica sta analizzando e sfruttando questi meccanismi per rendere sempre più performanti sia dei materiali adesivi basati sull’aderenza, sia dei robot in grado di muoversi a testa in giù appesi al soffitto. Anche la NASA sta concentrando una serie di ricerche in questo campo, con l’obiettivo di avere dei «robot-gechi» per effettuare, ad esempio, riparazioni sulla ISS, la Stazione Spaziale internazionale.
Nel video seguente, a cura di National Geographic, qualche immagine ravvicinata e al microscopio, delle zampe dei gechi e delle loro formidabili e microscopiche «ventose».